Ci sono due punti che non combaciano con la tesi del Riesame di Napoli sulla consensualità del sesso a quattro tra la giovane di 24 anni che ha denunciato uno stupro di gruppo e i tre ventenni accusati, arrestati e poi scarcerati dopo il ricorso dei loro avvocati, avvenuto il tardo pomeriggio del 5 marzo nell’ascensore della stazione Circumvesuviana di San Giorgio a Cremano. Uno è relativo a una circostanza confermata da uno dei tre indagati, Antonio Cozzolino, durante gli interrogatori successivi all’arresto: è proprio lui a confermare una circostanza riferita dalla ragazza, che disse di aver dato un morso alle parti intime di Raffaele Borrelli durante il rapporto sessuale. Dunque ci fu una reazione, un dissenso, una opposizione a quel che stava accadendo.

L’altro punto riguarda una contraddizione tra i verbali che raccontano un altro episodio chiave di tutta la vicenda: la presunta, tentata violenza che i tre, Cozzolino, Borrelli e Alessandro Sbrescia (difesi dagli avvocati Antonio De Santis, Massimo Natale, Eduardo Izzo e Giuseppina Rendina), avrebbero compiuto già tre settimane prima del 5 marzo, accompagnando la loro vittima dalla stazione a casa. Borrelli afferma che quel pomeriggio si concluse con sesso a tre consensuale nella stanza della ragazza. Ma lei nega. E nega anche Sbrescia, il presunto terzo partecipante. Dunque, concludono gli inquirenti, sarebbe avvenuto un maldestro tentativo di screditare la giovane attribuendole sesso consensuale a febbraio, prima dello stupro, per far sembrare consensuale anche la violenza subìta a marzo.

I due punti sono una parte consistente dell’impianto del ricorso in Cassazione che la Procura di Napoli – pm Cristina Curatoli, procuratore aggiunto Raffaele Falcone – ha presentato ieri contro la decisione del Riesame di scarcerare i tre indagati. Un ricorso articolato che rilegge in chiave accusatoria anche ciò che è emerso dai dvd del sistema di videosorveglianza della stazione: gli abbracci che avvolgevano la studentessa, se visti con attenzione, non erano segni di serenità e affetto tra persone che si conoscono e si frequentano, ma un modo per tenerla costretta e obbligarla a seguirli in ascensore.

Nelle motivazioni della scarcerazione, rese note il 4 aprile, i giudici del Riesame spiegano che la ragazza avrebbe mentito a causa di disturbi della personalità noti al dipartimento di Igiene Mentale dell’Asl di Napoli che l’ha in cura da tre anni. Da qualche giorno lei ha lasciato Portici. Mentre le indagini proseguono e attendono il responso dell’analisi tecnica dei cellulari sequestrati agli indagati. La Procura vorrebbe recuperarne i messaggi e le chat cancellate. 

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