Le lettere ricevute dal Garante e da Antigone raccontano storie di puro orrore che avverrebbero tra le mura del penitenziario, nel Paese dove il carcere punitivo non esiste. Almeno sulla carta. “Mi hanno tenuto in mutande di inverno per giorni in una ‘cella liscia’. Ho subito aggressioni con pugni e calci che mi hanno lasciato cicatrici in faccia, sul corpo e anche agli organi interni”, scrive un detenuto. La cella liscia è una cella completamente vuota che dovrebbe ospitare detenuti che si ritenga possano commettere atti autolesionistici, ma molte organizzazioni internazionali ne condannano l’utilizzo proprio per il rischio che si trasformi in arma di punizione. Dopo una prima lettera, il detenuto torna a scrivere: “Mi è esplosa una bombola del gas e ho tutto il braccio sinistro bruciato. E qui mi curano molto male visto che non mi trasferiscono non ho avuto la scelta…Ho anche fatto una denuncia il 30 aprile che il 29 aprile sono stato picchiato dalle guardie”. Un altro detenuto avrebbe perso la vista all’occhio destro e riportato un trauma alla testa a causa delle botte. Il motivo? “Perché ho chiesto più volte all’appuntato di poter andare a scuola e le guardie mi rispondono che a scuola non ci vai…”. A quel punto l’uomo avrebbe detto: “Fate i mafiosi con me senza motivo…”. E dopo pochi minuti “mi vengono ad aprire la cella… mi portano per le scale centrali. Da lì hanno cominciato a picchiarmi forte tra calci, schiaffi, pugni e sono intervenuti altri con il viso coperto. Erano otto o nove mentre mi menavano dicevano noi lavoriamo per lo Stato italiano negro di merda perché non torni al paese tuo”.
Diritti
Le lettere inviate al garante - 2/9
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