Fare cultura sarà certamente anche farsi venire una volta una geniale idea a effetto, da sfoggiare a ogni occasione.

Massimo Bordin, invece, giorno per giorno ha fatto cultura – politica, giudiziaria, giornalistica, storica, radicale – in un altro modo: come la goccia che scava la roccia, dove la goccia è un distillato quotidiano di attenzione, preparazione, ironia e anti-retorica, mentre la roccia è il conformismo, prima che il potere. Ché tanto prima o poi potere e conformismo si ritrovano, e hanno bisogno di un linguaggio per andare a braccetto, contando sul fatto che saranno in tanti a far finta di non sentire il suono fasullo di certe parole vuote.

Bordin non riusciva a far finta di non sentire o leggere una parola fuori posto, anche se proveniva da una persona a lui amica e vicina. Non perché si sentisse investito di una particolare missione di igiene mentale. Semplicemente, era più forte di lui, non ce la faceva a subire la superficialità senza intervenire con il soccorso dell’ironia, spesso, o dell’indignazione, molto più raramente.

Se Radio radicale oggi è condannata a morte (ma il Governo può ancora graziarla!), è perché un concetto molto semplice non viene inteso: essere di parte non significa necessariamente essere faziosi. Serbare memoria di Massimo Bordin, soprattutto se lo si è ascoltato quotidianamente da “parti” lontane ed avverse, aiuta ad afferrare quel concetto, a materializzarlo.

Ad attribuirgli una voce… roca, impastata di fumo… inconfondibile.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Massimo Bordin morto, storica voce della rassegna di Radio Radicale. Aveva 67 anni

next
Articolo Successivo

Canali tv per donne ne abbiamo?

next