Fare cultura sarà certamente anche farsi venire una volta una geniale idea a effetto, da sfoggiare a ogni occasione.
Massimo Bordin, invece, giorno per giorno ha fatto cultura – politica, giudiziaria, giornalistica, storica, radicale – in un altro modo: come la goccia che scava la roccia, dove la goccia è un distillato quotidiano di attenzione, preparazione, ironia e anti-retorica, mentre la roccia è il conformismo, prima che il potere. Ché tanto prima o poi potere e conformismo si ritrovano, e hanno bisogno di un linguaggio per andare a braccetto, contando sul fatto che saranno in tanti a far finta di non sentire il suono fasullo di certe parole vuote.
Bordin non riusciva a far finta di non sentire o leggere una parola fuori posto, anche se proveniva da una persona a lui amica e vicina. Non perché si sentisse investito di una particolare missione di igiene mentale. Semplicemente, era più forte di lui, non ce la faceva a subire la superficialità senza intervenire con il soccorso dell’ironia, spesso, o dell’indignazione, molto più raramente.
Se Radio radicale oggi è condannata a morte (ma il Governo può ancora graziarla!), è perché un concetto molto semplice non viene inteso: essere di parte non significa necessariamente essere faziosi. Serbare memoria di Massimo Bordin, soprattutto se lo si è ascoltato quotidianamente da “parti” lontane ed avverse, aiuta ad afferrare quel concetto, a materializzarlo.
Ad attribuirgli una voce… roca, impastata di fumo… inconfondibile.