Facebook è di nuovo nei guai. Involontariamente ha registrato i contatti email di 1,5 milioni di utenti senza che ne fossero a conoscenza e senza il loro consenso. A far esplodere l’ennesima bomba mediatica è stato un articolo della testata Business Insider, a cui è seguita la laconica risposta ufficiale dell’azienda. “Il mese scorso abbiamo smesso di offrire la verifica della password tramite e-mail come opzione per le persone che confermavano il loro account al momento della registrazione su Facebook. Quando abbiamo esaminato i passaggi che le persone stavano facendo per verificare i loro account, abbiamo scoperto che in alcuni casi i loro contatti e-mail sono stati caricati involontariamente su Facebook quando hanno creato il loro account“.
L’ennesima ammissione di colpa che arriva da Menlo Park, in California, dopo due anni di scandali e “incertezze” ai danni della privacy degli utenti. Dopo Cambridge Analytica, ricordiamo l’esposizione dei profili di 50 milioni di utenti, le password di centinaia di milioni di utenti memorizzate in chiaro, e la richiesta di password della mail privata ad alcuni utenti in fase di registrazione.
È proprio a quest’ultima vicenda che si lega al più recente “pasticcio” in salsa privacy. Riepiloghiamo: a inizio aprile un esperto di sicurezza informatica crea un account Facebook usando una mail temporanea e tramite una VPN rumena. Si trova davanti a una procedura di verifica alquanto inusuale, che gli chiede espressamente la password della mail privata. Una procedura attiva dal 2016 e abbandonata solo qualche settimana fa. Una finestra popup avverte anche dell’importazione in atto dei contatti, però non chiede il consenso e non offre alcuno strumento per rifiutarla o interrompere la procedura. È così che 1,5 milioni di utenti hanno involontariamente consegnato a Facebook login, password e rubrica. Non è dato sapere però quanti milioni di contatti mail siano stati condivisi.
Facebook si cosparge il capo di cenere e assicura che sta procedendo alla cancellazione di ogni dato e a segnalare quanto accaduto agli interessati. Intanto tutte le informazioni sono state fagocitate dal sistema di profilazione delle campagne pubblicitarie, hanno contribuito a tessere la tela delle relazioni social, suggerito amici da aggiungere, eccetera.