L’iniziativa della 16enne svedese Greta Thunbeg è lodevole. Il suo è un grido d’allarme sincero, sentito da tanti giovani traditi da un modello economico e da una politica compiacente che ci ha messo dinanzi a un bivio storico fondamentale: il cambiamento o l’autodistruzione. Del resto gli scienziati sono chiari, uno studio dell’Ipcc dell’Onu (il gruppo intergovernativo delle Nazioni Unite) afferma che se non blocchiamo subito le emissioni di Co2 le temperature in questo secolo saliranno in media fino a 5 gradi. Il che non significa solo che farà ancora più caldo, ma che andremo verso l’estinzione. Con la desertificazione e l’innalzamento del livello degli oceani, i profughi saranno centinaia di milioni. Se si vuole risolvere il fenomeno migratorio, servono politiche lungimiranti come quella dell’immediato taglio delle emissioni di Co2 nell’atmosfera oltre alla fine della vendita di armi a Paesi in costanti guerre civili.

Oggi, Greta ha ricordato la difficile situazione climatica, tuttavia io credo che sia opportuno spingere il bisturi fino in fondo ed estirpare le tante menzogne e ipocrisie riguardanti tale tema. La realtà è che siamo ostaggi di un modello economico gestito da poche élite che non permetterà mai di rinunciare all’accumulo di ricchezze e potere. Se non si esce da questo modello economico e non si rimette in discussione il concetto stesso di crescita anche personaggi come Greta saranno solo degli strumenti, dei burattini che il Sistema userà per lavarsi la coscienza. La crisi ecologica ha origine nel folle paradigma di poter crescere in maniera infinita in un pianeta dalle risorse finite.

Lo Stato deve riprendere il possesso di quel potere esecutivo dalle mani delle corporation che hanno come unico fine il profitto. Un profitto che pur di realizzarlo ha permesso di esternalizzare i costi inquinando l’aria, l’acqua, la terra e i nostri corpi sempre più vittime di malattie nefaste. Solo uno Stato efficiente, libero dalle cricche e aperto a tutti i cittadini può sovvertire questo paradigma creato a vantaggio di pochi. La grande sfida che stiamo portando avanti è proprio questa: rimettere al centro lo Stato inteso come comunità, come strumento per realizzare il benessere collettivo e non quello di pochi, come fatto da tutti i governi che ci hanno preceduto. 

A meno di un anno dalla nascita il nostro governo sta dimostrando di andare nella giusta direzione, seppur consapevoli che c’è ancora tanta strada da percorrere. Il ministro Costa si è attivato molto sia per la bonifica dei siti inquinati sia per la riduzione dei rifiuti, come con la legge Salvamare con la quale si riduce l’impatto della plastica nel Mediterraneo. Inoltre, nella legge di bilancio è stato inserito il credito d’imposta per le aziende che riducono gli imballaggi e anche detrazioni fiscali per quelle che acquistano prodotti ricavati da materiale riciclato da raccolta differenziata.

Abbiamo investito 500 milioni per l’efficientamento energetico. Il Mise ha quasi azzerato le autorizzazioni per le esplorazioni e l’estrazione di idrocarburi nel mare italiano, incentivando le energie rinnovabili. Con l’eco bonus si punta alla progressiva sostituzione dei veicoli inquinanti con altri mezzi ibridi o elettrici. Infine, non va dimenticata la nostra battaglia contro le grandi opere inutili come il Tav la cui realizzazione comporterebbe l’immissione in atmosfera di milioni di tonnellate di Co2. Questi sono fatti a differenza delle parole dei tanti politici del passato che oggi c’erano tra le prime fila a sentire Greta.

È incredibile come oggi mentre Greta accusava la politica di averci condotto ai limiti di questo baratro ecologico, esponenti di partiti come il Pd si spellavano le mani applaudendo. E’ davvero paradossale come certi personaggi usino il vento mediatico di una giovane impegnata per la salvaguardia del pianeta, per riciclare tesi ambientaliste che hanno catastroficamente tradito durante il loro governo. Lo stesso partito democratico che con lo Sblocca Italia ha permesso nuove estrazioni di petrolio, nuovi incenerimenti di rifiuti e nuove colate di cemento. Per decenni il partito unico “destra e sinistra” ha svenduto il nostro Paese e permesso di inquinarlo, rendendo intere regioni invivibili.

Ringrazio Greta per la sua testimonianza, ma, con tutto il rispetto per lei e per il suo impegno, la politica oggi presente in tutti i suoi massimi esponenti non dovrebbe avere bisogno di nessun stimolo per agire. Una politica seria, in questo bivio storico dovrebbe avere il coraggio di ribaltare i rapporti di forza e intraprendere una rivoluzione culturale che ci liberi da questa mentalità antropocentrica, ricordandoci che siamo noi che apparteniamo alla Terra e non viceversa.

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