“Però se tu lo devi cambiare comunque, lo devi cambiare. Anche se loro dicono: ‘Perché la luna è piatta’”. A parlare, in una riunione dell’ottobre del 2018, era la sindaca di Roma Virginia Raggi. Davanti aveva Lorenzo Bagnacani, allora presidente di Ama, l’azienda dei rifiuti. La prima cittadina diceva al manager che a dover cambiare era il bilancio della società, che peraltro l’Ama stava chiudendo in attivo. A dire di cambiarlo erano “loro”, cioè l’assessore al Bilancio del Campidoglio Gianni Lemmetti e il direttore generale del Comune, Franco Giampaoletti. La conversazione, registrata e pubblicata dall’Espresso, è uno degli allegati a un esposto che Bagnacani ha presentato in Procura. Il cuore della denuncia è che l’ex presidente e amministratore delegato fu spunto a portare in rosso i conti di Ama. Il bilancio però non fu mai modificato e Bagnacani fu poi licenziato. Una tesi respinta dal Campidoglio: “Non c’è stata nessuna pressione ma la semplice applicazione delle norme, il bilancio proposto da Bagnacani violava le norme e avrebbe garantito premi a amministratore delegato e dirigenti” rispondono dal Comune di Roma, mentre richieste di dimissioni sono arrivate dalla Lega a partire dal vicepremier Salvini.
LA TEORIA DI BAGNACANI – Come raccontato nel febbraio scorso da IlFattoQuotidiano.it, l’ipotesi ispiratrice degli esposti dei vertici – rimossi formalmente il 18 febbraio – riguarda un presunto piano per far fallire la società affinché sullo smaltimento dei rifiuti – la parte più redditizia di tutto il ciclo – possano mettere le mani operatori privati. Finora le figure finite al centro della querelle erano soprattutto tecnici. Franco Giampaoletti, direttore generale del Comune e dirigente a interim del Dipartimento Partecipate, che risultava indagato per tentata concussione – ma proprio oggi, dopo alcune di settimane di riflessione, il diretto interessato ha smentito – l’assessore al Bilancio, Gianni Lemmetti, e il presidente del Collegio sindacale di Ama, Mauro Lonardo. Tutti e tre hanno prodotto gli atti, come dettagliato nel primo esposto di Bagnacani, che hanno portato Ama da società in sostanziale pareggio ad un potenziale rosso di oltre 100 milioni di euro. I 18 milioni, in questo caso, sarebbero una sorta di apripista verso una due-diligence sui conti che andrebbe a pesare solo sui bilancio 2017 e 2018 e non sul patrimonio (rilevante) della società. E quando una municipalizzata arriva al terzo bilancio in rosso, secondo le nuove norme deve essere necessariamente liquidata. Sempre IlFattoQuotidiano.it, nel marzo scorso, ha messo in rilievo i tasselli che uniscono i protagonisti di questa vicenda e l’Acea – multi utility capitolina al 49% privata possibilmente interessata a chiudere il ciclo dei rifiuti nella Capitale.
IL NUOVO ESPOSTO E IL RUOLO DI RAGGI – Secondo il nuovo esposto dell’ex presidente, presentato in Procura a fine marzo, un ruolo rilevante in questa storia lo avrebbe giocato anche Virginia Raggi. Fra gli audio pubblicati da L’Espresso e le frasi riportate dall’inchiesta di Fittipaldi, ve ne sono alcuni significativi. “Lorenzo, devi modificare il bilancio come chiede il socio… se il socio ti chiede di fare una modifica la devi fare!”, se sente dire dalla sindaca a Bagnacani. E ancora: “Se tu lo devi cambiare comunque, lo devi cambiare. Punto. Anche se loro dicono che la luna è piatta”. Ma secondo Bagnacani non ci sono le pezze d’appoggio. “Ce ne prendiamo noi la responsabilità”. Qui entra in gioco il ruolo di Mauro Lonardo, presidente del Collegio Sindacale, che fino all’estate era sembrato essere sulle posizioni di Bagnacani, prima di un (confermato) caffè con Giampaoletti: “Fattelo dire dal collegio sindacale”, dice ancora la sindaca, prima di spazientirsi: “Scusami però, tu me devi dà ’na mano Lorenzo. Perché così non mi stai aiutando. Io ho la città che è praticamente fuori controllo, i sindacati che fanno quel cazzo che vogliono!”. E poi: “Non mi stai dando neanche un cazzo di appiglio Lorenzo? Che devo fare? Come faccio? Questo è il sistema, è il sistema! Deve funzionare così altrimenti è il sistema che è sbagliato. Ma cazzo portami in giudizio! Fai quello che ti pare!”, riportano ancora gli audio in mano a L’Espresso.
“C’E’ LA MERDA IN CITTA’” – Bagnacani fa notare che “allora qui il tema è un altro, il tema è che il bilancio deve essere per forza in perdita”, ma la sindaca chiosa: “Non è vero, ma io così il bilancio non te lo posso approvare”. Poi la prima cittadina: “Io oggi non posso aumentare la Tari. Perché se i romani vedono, grazie anche ai sindacati e agli operai che non hanno voglia di fare, si affacciano e vedono la merda in città, in alcune zone purtroppo è così, in altre è pulito… ma quando gli dico la città è sporca, però ti aumento la Tari, mettono la città a ferro e fuoco. Altro che gilet gialli!”. Difficile collegare la situazione delle strade sporche con i conti e, soprattutto, con il contenzioso da 18 milioni fra Comune e Ama (la municipalizzata ha un bilancio da quasi 1 miliardo di euro e debiti per 1,4 miliardi). Ovviamente, se la “teoria del complotto” ipotizzata da Bagnacani fosse reale, la crisi indotta di Ama produrrebbe la necessità di far entrare partner industriali privati (come la stessa Acea, ma non solo) a soccorso non dell’azienda ma del ciclo dei rifiuti.
LA DIFESA DEL CAMPIDOGLIO – In una nota, dal colle capitolino replicano: “Il Bilancio di Ama proposto dall’ex ad Lorenzo Bagnacani non poteva essere approvato dal socio Roma Capitale e, quindi, dalla Giunta. Il ragioniere generale, il direttore generale, il segretario generale, l’assessore al Bilancio e tutti i dipartimenti competenti hanno certificato l’assoluta mancanza di possibilita’ di riconoscere il credito inserito nel progetto di bilancio caldeggiato dall’ex Ad. Non c’e’ stata quindi alcuna pressione ma la semplice applicazione delle norme”. E ancora: “Inoltre si sottolinea che piu’ volte nel corso dello scorso anno Roma Capitale ha sollecitato la revisione del progetto di bilancio e delle voci segnalate dagli organi preposti e dal collegio dei revisori dei conti della stessa Ama. L’approvazione di quel bilancio non avrebbe rispettato la legge e avrebbe condotto al pagamento di premi per lo stesso ad, i dirigenti e i dipendenti”.
Politica
Roma, esposto dell’ex ad di Ama: “Raggi spinse per bilancio in rosso”. Il Comune: “Non è vero, quei conti violavano norme”
L'ex manager Bagnacani: "Pressioni indebite dalla sindaca per chiudere i conti in passivo". E' la seconda denuncia dopo una prima inchiesta che vede indagati alcuni funzionari del Campidoglio. Ma ora l'obiettivo è la prima cittadina M5s. Il Campidoglio: "Il rendiconto non poteva essere approvato per assoluta mancanza di possibilità di riconoscere il credito inserito dall'ex amministratore"
“Però se tu lo devi cambiare comunque, lo devi cambiare. Anche se loro dicono: ‘Perché la luna è piatta’”. A parlare, in una riunione dell’ottobre del 2018, era la sindaca di Roma Virginia Raggi. Davanti aveva Lorenzo Bagnacani, allora presidente di Ama, l’azienda dei rifiuti. La prima cittadina diceva al manager che a dover cambiare era il bilancio della società, che peraltro l’Ama stava chiudendo in attivo. A dire di cambiarlo erano “loro”, cioè l’assessore al Bilancio del Campidoglio Gianni Lemmetti e il direttore generale del Comune, Franco Giampaoletti. La conversazione, registrata e pubblicata dall’Espresso, è uno degli allegati a un esposto che Bagnacani ha presentato in Procura. Il cuore della denuncia è che l’ex presidente e amministratore delegato fu spunto a portare in rosso i conti di Ama. Il bilancio però non fu mai modificato e Bagnacani fu poi licenziato. Una tesi respinta dal Campidoglio: “Non c’è stata nessuna pressione ma la semplice applicazione delle norme, il bilancio proposto da Bagnacani violava le norme e avrebbe garantito premi a amministratore delegato e dirigenti” rispondono dal Comune di Roma, mentre richieste di dimissioni sono arrivate dalla Lega a partire dal vicepremier Salvini.
LA TEORIA DI BAGNACANI – Come raccontato nel febbraio scorso da IlFattoQuotidiano.it, l’ipotesi ispiratrice degli esposti dei vertici – rimossi formalmente il 18 febbraio – riguarda un presunto piano per far fallire la società affinché sullo smaltimento dei rifiuti – la parte più redditizia di tutto il ciclo – possano mettere le mani operatori privati. Finora le figure finite al centro della querelle erano soprattutto tecnici. Franco Giampaoletti, direttore generale del Comune e dirigente a interim del Dipartimento Partecipate, che risultava indagato per tentata concussione – ma proprio oggi, dopo alcune di settimane di riflessione, il diretto interessato ha smentito – l’assessore al Bilancio, Gianni Lemmetti, e il presidente del Collegio sindacale di Ama, Mauro Lonardo. Tutti e tre hanno prodotto gli atti, come dettagliato nel primo esposto di Bagnacani, che hanno portato Ama da società in sostanziale pareggio ad un potenziale rosso di oltre 100 milioni di euro. I 18 milioni, in questo caso, sarebbero una sorta di apripista verso una due-diligence sui conti che andrebbe a pesare solo sui bilancio 2017 e 2018 e non sul patrimonio (rilevante) della società. E quando una municipalizzata arriva al terzo bilancio in rosso, secondo le nuove norme deve essere necessariamente liquidata. Sempre IlFattoQuotidiano.it, nel marzo scorso, ha messo in rilievo i tasselli che uniscono i protagonisti di questa vicenda e l’Acea – multi utility capitolina al 49% privata possibilmente interessata a chiudere il ciclo dei rifiuti nella Capitale.
IL NUOVO ESPOSTO E IL RUOLO DI RAGGI – Secondo il nuovo esposto dell’ex presidente, presentato in Procura a fine marzo, un ruolo rilevante in questa storia lo avrebbe giocato anche Virginia Raggi. Fra gli audio pubblicati da L’Espresso e le frasi riportate dall’inchiesta di Fittipaldi, ve ne sono alcuni significativi. “Lorenzo, devi modificare il bilancio come chiede il socio… se il socio ti chiede di fare una modifica la devi fare!”, se sente dire dalla sindaca a Bagnacani. E ancora: “Se tu lo devi cambiare comunque, lo devi cambiare. Punto. Anche se loro dicono che la luna è piatta”. Ma secondo Bagnacani non ci sono le pezze d’appoggio. “Ce ne prendiamo noi la responsabilità”. Qui entra in gioco il ruolo di Mauro Lonardo, presidente del Collegio Sindacale, che fino all’estate era sembrato essere sulle posizioni di Bagnacani, prima di un (confermato) caffè con Giampaoletti: “Fattelo dire dal collegio sindacale”, dice ancora la sindaca, prima di spazientirsi: “Scusami però, tu me devi dà ’na mano Lorenzo. Perché così non mi stai aiutando. Io ho la città che è praticamente fuori controllo, i sindacati che fanno quel cazzo che vogliono!”. E poi: “Non mi stai dando neanche un cazzo di appiglio Lorenzo? Che devo fare? Come faccio? Questo è il sistema, è il sistema! Deve funzionare così altrimenti è il sistema che è sbagliato. Ma cazzo portami in giudizio! Fai quello che ti pare!”, riportano ancora gli audio in mano a L’Espresso.
“C’E’ LA MERDA IN CITTA’” – Bagnacani fa notare che “allora qui il tema è un altro, il tema è che il bilancio deve essere per forza in perdita”, ma la sindaca chiosa: “Non è vero, ma io così il bilancio non te lo posso approvare”. Poi la prima cittadina: “Io oggi non posso aumentare la Tari. Perché se i romani vedono, grazie anche ai sindacati e agli operai che non hanno voglia di fare, si affacciano e vedono la merda in città, in alcune zone purtroppo è così, in altre è pulito… ma quando gli dico la città è sporca, però ti aumento la Tari, mettono la città a ferro e fuoco. Altro che gilet gialli!”. Difficile collegare la situazione delle strade sporche con i conti e, soprattutto, con il contenzioso da 18 milioni fra Comune e Ama (la municipalizzata ha un bilancio da quasi 1 miliardo di euro e debiti per 1,4 miliardi). Ovviamente, se la “teoria del complotto” ipotizzata da Bagnacani fosse reale, la crisi indotta di Ama produrrebbe la necessità di far entrare partner industriali privati (come la stessa Acea, ma non solo) a soccorso non dell’azienda ma del ciclo dei rifiuti.
LA DIFESA DEL CAMPIDOGLIO – In una nota, dal colle capitolino replicano: “Il Bilancio di Ama proposto dall’ex ad Lorenzo Bagnacani non poteva essere approvato dal socio Roma Capitale e, quindi, dalla Giunta. Il ragioniere generale, il direttore generale, il segretario generale, l’assessore al Bilancio e tutti i dipartimenti competenti hanno certificato l’assoluta mancanza di possibilita’ di riconoscere il credito inserito nel progetto di bilancio caldeggiato dall’ex Ad. Non c’e’ stata quindi alcuna pressione ma la semplice applicazione delle norme”. E ancora: “Inoltre si sottolinea che piu’ volte nel corso dello scorso anno Roma Capitale ha sollecitato la revisione del progetto di bilancio e delle voci segnalate dagli organi preposti e dal collegio dei revisori dei conti della stessa Ama. L’approvazione di quel bilancio non avrebbe rispettato la legge e avrebbe condotto al pagamento di premi per lo stesso ad, i dirigenti e i dipendenti”.
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Roma, i dialoghi Raggi-Bagnacani: “Città fuori controllo. I romani vedono la mer…, se alzo la Tari altro che gilet gialli”
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Roma, 1 mar. (Adnkronos) - "Fulco Pratesi ha saputo non solo denunciare i mali che affliggono l'ambiente ma ha saputo esercitare una grande funzione pedagogica di informazione e formazione sui temi ambientali. Personalmente ricordo il grande contributo di consigli e di indicazioni durante il periodo in cui sono stato ministro dell'Ambiente e in particolare per l'azione che condussi per la costituzione dei Parchi nazionali e per portare la superficie protetta del paese ad un livello più europeo. Ci mancherà molto". Lo afferma Valdo Spini, già ministro dell'Ambiente nei Governi Ciampi e Amato uno.
Roma, 1 mar. (Adnkronos) - "Le immagini che arrivano dalla città di Messina, dove si sono verificati scontri tra Forze dell'Ordine e manifestanti nel corso di una manifestazione no ponte, mi feriscono come messinese e come rappresentante delle istituzioni. Esprimo tutta la mia solidarietà alle Forze dell'Ordine e all'agente ferito, cui auguro una pronta guarigione, e condanno fermamente quanto accaduto. Esprimere il proprio dissenso non autorizza a trasformare una manifestazione in un esercizio di brutalità”. Lo afferma la senatrice di Fratelli d'Italia Ella Bucalo.
Roma, 1 mar. (Adnkronos) - “Inaccettabile quanto accaduto oggi a Messina in occasione del corteo contro la costruzione del Ponte sullo Stretto. Insulti, intolleranza, muri del centro imbrattati con scritte indegne, violenze contro le Forze dell’Ordine. È assurdo manifestare con simili metodi, coinvolgendo personaggi che nulla possono avere a che fare con il normale confronto democratico. Ferma condanna per quanto accaduto, e solidarietà alle Forze dell’Ordine che hanno gestito con grande professionalità i momenti più tesi della giornata”. Così Matilde Siracusano, sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento e deputata messinese di Forza Italia.
Roma, 1 mar. (Adnkronos) - "Siamo orgogliosi della nostra Marina militare italiana che, con il Vespucci, ha portato nel mondo le eccellenze e i valori del nostro Paese. Bentornati a casa: la vostra impresa, che ho avuto la fortuna di poter vivere personalmente nella tappa di Tokyo, è motivo di vanto per ogni italiano. Grazie!” Così il capogruppo della Lega in commissione Difesa alla Camera Eugenio Zoffili.
Roma, 1 mar. (Adnkronos) - "Di fronte a quanto sta avvenendo nel mondo, agli stravolgimenti geopolitici e all’aggressione subita ieri alla Casa Bianca dal presidente ucraino, troviamo gravi e fuori luogo le considerazioni dei capigruppo di Fdi. Non è una questione di contabilità ma di rispetto verso il Parlamento. E in ogni caso la premier Meloni è venuta a riferire in Parlamento solo prima dei Consigli europei, come hanno fatto tutti gli altri suoi predecessori, perché era un suo dovere. E da oltre un anno e mezzo non risponde alle domande libere di un Premier time in Aula. Oggi siamo di fronte ad una gravissima crisi internazionale e alla vigilia di un Consiglio europeo che dovrà prendere decisioni importanti per l’Ucraina e per l’Europa. Dovrebbe essere la stessa Giorgia Meloni a sentire l’urgenza di venire in Aula per dire al Paese, in Parlamento, non con un video sui social, da che parte sta il Governo italiano e quale contributo vuole dare, in sede europea, per trovare una soluzione". Lo affermano i capigruppo del Pd al Senato, alla Camera e al Parlamento europeo Francesco Boccia, Chiara Braga e Nicola Zingaretti.
"Per questo -aggiungono- ribadiamo la nostra richiesta: è urgente e necessario che la presidente del Consiglio venga in Aula prima del Consiglio europeo del 6 marzo. Non si tratta di una concessione al Parlamento, che merita maggior rispetto da parte degli esponenti di Fdi e di Giorgia Meloni che continua a sottrarsi al confronto”.
(Adnkronos) - "La scomparsa di Fulco mi addolora profondamente. Con lui ho condiviso anni di passione e impegno per la tutela dell’ambiente: io come presidente del Wwf Italia dal 1992 al 1998 (e membro del Board internazionale con il principe Filippo), lui come figura guida e poi presidente onorario dell’associazione, dopo la breve parentesi politica che lo aveva tenuto lontano. Fulco è stato un punto di riferimento per tutti noi che ci siamo dedicati alla salvaguardia della natura. Le sue idee, la sua capacità di coinvolgere e di trasmettere amore per la biodiversità resteranno un esempio prezioso". Lo afferma Grazia Francescato, già presidente dei Verdi e del Wwf Italia, ricordando Fulco Pratesi.
"Insieme -ricorda- abbiamo sognato e lavorato per un mondo più giusto e sostenibile, dividendoci persino la stessa scrivania pur di coordinare al meglio le nostre iniziative. In questo momento di grande tristezza voglio ricordarlo come un uomo coerente e generoso, che non ha mai smesso di credere nella forza delle idee e nell’importanza di agire in difesa del nostro pianeta. Ai suoi familiari e a tutti coloro che gli hanno voluto bene va il mio sentito cordoglio. Fulco resterà sempre nel mio cuore e in quello di tutti coloro che l’hanno conosciuto e hanno collaborato con lui. Il suo insegnamento e la sua dedizione alla natura continueranno a ispirare il nostro lavoro e le prossime generazioni".
Roma, 1 mar. (Adnkronos) - "Vicinanza e solidarietà da parte di Fratelli d’Italia alle forze dell’ordine che anche oggi sono state bersaglio di violenze ingiustificate da parte dei soliti professionisti della violenza ormai sempre più coccolati dalla sinistra locale, che questa volta hanno cercato di colpire la cerimonia di inaugurazione dell'anno accademico dell'Università bolognese alla presenza del ministro Bernini e al rettore, a cui va la nostra vicinanza”. Così Galeazzo Bignami, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera.