A prevedere la decurtazione è la clausola sulla spesa inserita nella legge di Bilancio e il Def la conferma. Il ministero: "Già ripartiti 3,9 miliardi, nessuna riduzione". I parlamentari di maggioranza però nella risoluzione sul Documento chiedono al governo di "prevedere l'individuazione delle risorse momentaneamente rese indisponibili al fine di fare fronte a specifiche esigenze economico-contabili"
Da un lato la protesta delle Regioni, secondo cui il taglio da 300 milioni al trasporto pubblico locale previsto dalla clausola sulla spesa inserita nella legge di Bilancio fermerà i mezzi pubblici a partire da dicembre, e dei sindacati che annunciano mobilitazioni. Dall’altro il ministero dei Trasporti guidato da Danilo Toninelli che smentisce gli allarmi facendo sapere di aver già firmato il decreto interministeriale per ripartire tra le Regioni a statuto ordinario 3,9 miliardi, pari all’anticipazione dell’80% del Fondo nazionale per il concorso finanziario dello Stato agli oneri del trasporto pubblico locale, senza “alcuna decurtazione“. In mezzo i parlamentari di Lega e M5s, che nella loro risoluzione al Documento di economia e finanza attestano invece che la decurtazione c’è, visto che chiedono al governo di “prevedere l’individuazione, in sede di legge di assestamento al Bilancio 2019, delle risorse destinate al trasporto pubblico locale, momentaneamente rese indisponibili a legislazione vigente al fine di fare fronte a specifiche esigenze economico-contabili“.
Il pasticcio nasce dal fatto che il Def conferma che i 2 miliardi di spese dei ministeri congelati a garanzia dell’andamento dei conti 2019 non verranno sbloccati. E nell’elenco compaiono anche 300 milioni di riduzioni di spesa “per il diritto alla mobilità e i sistemi di trasporto”. Mercoledì Davide Caparini, coordinatore degli assessori al Bilancio delle Regioni, in audizione sul Def ha detto che i 300 milioni sono “un effettivo taglio al trasferimento regionale” e così “a dicembre non c’è trasporto pubblico, tutti i mezzi saranno nei depositi, non si pagano più gli autisti, la benzina, la manutenzione perché non ci sono i soldi”. “Metterebbe davvero in ginocchio le regioni, sarebbe davvero un problema pesante”, ha aggiunto il presidente Stefano Bonaccini al termine della Conferenza delle Regioni.
In serata il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha diffuso una nota per precisare di non aver “tagliato alcun fondo per il Trasporto pubblico locale” perché l’anticipazione del Fondo nazionale per il concorso finanziario dello Stato agli oneri del trasporto pubblico locale “non prevede alcuna decurtazione” e “tra i fondi, come richiesto dallo stesso Ministro Toninelli al collega all’Economia Giovanni Tria, sono stati conteggiati, e dunque di fatto sbloccati, i 300 milioni di euro accantonati dalla legge di Bilancio 2019″. Gli hanno fatto eco i portavoce del MoVimento 5 Stelle in commissione Trasporti alla Camera, scrivendo che le proteste del governatore del Lazio Nicola Zingaretti sono “polemiche strumentali a soli fini elettorali: ma i cittadini non hanno certo bisogno di altre fake news”.
Il ministro dell’Economia però ieri mattina in audizione aveva confermato il taglio promettendo interventi “in sede di assestamento di bilancio” perché “sono necessarie risorse per circa 300 milioni. Ci sono risparmi di spesa sul pagamento degli interessi dello spread, penso che si potrà intervenire”. E la risoluzione firmata dallo stesso M5s e dalla Lega parte dal presupposto che il taglio c’è e chiede al governo di trovare i fondi necessari.
Dal canto loro i sindacati annunciano battaglia. In Lombardia Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uilt-Uil sono pronti a una mobilitazione regionale contro il taglio “che per la Lombardia impatterebbe per circa 53 milioni di euro”. “In assenza delle risorse messe a budget e bloccate dall’applicazione della Clausola di Salvaguardia da parte del Governo – proseguono – la maggior parte delle aziende non potrà assicurare le retribuzioni, effettuare le manutenzioni e pagare regolarmente i fornitori e questo porterà alla paralisi del servizio”. Si tratta di “ragioni gravi” che inducono i sindacati ad “attivare una mobilitazione del Trasporto Pubblico Locale in Lombardia” e a “indirizzare tutti gli sforzi per far cambiare la decisione del Governo”.