La revoca dei domiciliari era stata chiesta stamani dal difensore di Barberini, avvocato David Brunelli. Barberini, durante l'interrogatorio di garanzia, si è difeso sottolineando di "non avere mai raccomandato alcun candidato o influito in alcun modo sui concorsi" dell’ospedale di Perugia. L'ex segretario regionale del Pd si è invece avvalso della facoltà di non rispondere
A una settima dall’arresto torna libero, su disposizione dello stesso gip che aveva disposto i domiciliari, l’ex assessore regionale alla sanità della Regione Umbria, Luca Barberini, indagato nell’ambito dell’indagine sui presunti concorsi pilotati all’ospedale di Perugia. La revoca dei domiciliari era stata chiesta stamani dal difensore di Barberini, avvocato David Brunelli. Barberini, durante l’interrogatorio di garanzia, si è difeso sottolineando di “non avere mai raccomandato alcun candidato o influito in alcun modo sui concorsi” dell’ospedale di Perugia. “Barberini ha risposto a tutte le domande del giudice e del pm – ha dichiarato il difensore – e ha spiegato diffusamente come sia estraneo a tutti i fatti che gli sono contestati. In particolare ha dato una spiegazione molto convincente dell’unica telefonata intercettata che lo ha riguardato direttamente. Sul contenuto Barberini è particolarmente tranquillo”.
Per il giudice rimane comunque “inalterato il grave quadro indiziario” a carico Barberini. Per il giudice l’ex assessore “si è limitato a fornire una ricostruzione alternativa poco persuasiva del contenuto di una conversazione telefonica avuta con il coindagato Maurizio Valorosi” già direttore amministrativo dell’Azienda ospedaliera e anche lui ai domiciliari. Nell’ordinanza si osserva poi che l’indagato “ha documentato” di avere lasciato l’incarico di assessore. Circostanza ritenuta “idonea” a mutare il quadro cautelare. In quanto avere lasciato la carica “rende assai più difficile se non improbabile la ripetizione dei medesimi delitti nell’ambito del settore sanitario”.
Si sono avvalsi invece della facoltà di non rispondere l’ex segretario regionale del Pd Gianpiero Bocci e il direttore amministrativo dell’Azienda ospedaliera Maurizio Valorosi. Anche loro ai domiciliari per la stessa inchiesta. L’avvocato Brunelli ha già annunciato che Bocci chiederà di essere sentito nei prossimi giorni dai pm “non appena completato l’esame degli atti processuali e delle dichiarazione delle altre persone che fanno riferimento a lui”. “Per Bocci e Valorosi – ha detto ancora l’avvocato Brunelli – dobbiamo approfondire il quadro probatorio, stabilire con precisione quali sono gli elementi a carico e quelli sui quali ragionare. Nei prossimi giorni chiederemo per entrambi l’interrogatorio da parte dei pubblici ministeri e in quella sede entrambi spiegheranno dettagliatamente la loro posizione su tutte le contestazioni che gli sono state mosse. Per Barberini avevamo invece un quadro più che sufficiente e questo ci ha permesso di rispondere fin da subito. Al gip ha spiegato approfonditamente tutti gli elementi che lo riguardano nell’ordinanza cautelare. Ha dimostrato in particolare i contenuti reali dell’unica telefonata nella quale lui parlava direttamente con una persona. Per il resto ha più volte ripetuto, e a mio avviso anche dimostrato, di non avere mai fatto una raccomandazione, di non avere mai alterato o inciso sulle procedure dei concorsi, di non avere mai fatto segnalazioni di sorta e tanto meno di avere dato o ricevuto tracce di concorsi”.
Il legale ha quindi ricordato che la telefonata contestata a Barberini riguarda la graduatoria del concorso per infermieri. “È aperta – ha aggiunto – e a scorrimento si prendono supplenti per posti vacanti che occasionalmente si creano. Si tratta di lavori di uno o due mesi normalmente nemmeno appetibili. Spesso chi viene chiamato rinuncia perché non conviene. Su questa lista aperta all’ex assessore sono state ascritte due persone arrivate intorno al trecentesimo posto. Di questo parliamo. Dalla telefonata – ha spiegato l’avvocato Brunelli – la procura ricava l’interessamento di Barberini per questi due candidati, anche se non se ne fa il nome. Oggi il mio assistito ha però spiegato con chiarezza che si trattava invece una questione riguardante un ordine di priorità all’interno dell’Azienda ospedaliera per procedure che nulla aveva a che vedere con quella vicenda”. Nell’interrogatorio non ci sono state domande sui rapporti con l’ex presidente della Regione Catiuscia Marini, che si è dimessa in seguito all’indagine. “Barberini ha precisato – ha detto il suo difensore – lavora in una sede diversa da quella del Consiglio. Non ha mai ricevuto indicazioni da Marini o influito su nomine di primari o altre categorie all’interno dell’ospedale”. Il legale ha spiegato inoltre che non ci sono telefonate intercettate di Bocci: “Non c’è nemmeno una telefonata intercettata come non c’è alcuna conversazione captata. Trovo che la posizione di Bocci sia assolutamente difendibilissima e ‘leggera’”.
Ieri era rimasto in silenzio davanti al gip di Perugia Emilio Duca, l’ex direttore generale dell’Azienda ospedaliera considerato dagli inquirenti personaggio centrale dell’inchiesta. Ha deciso invece di rispondere al gip Maria Cristina Conte, responsabile dell’ufficio personale dell’Azienda ospedaliera, raggiunta dalla misura cautelare della sospensione dai pubblici uffici come altri cinque dirigenti. “Non c’è stato alcun accordo per favorire nessun candidato” ha detto, secondo quanto riferito al termine il suo difensore, l’avvocato Luciano Ghirga. “Alla mia assistita – ha spiegato il legale – vengono contestate presunte irregolarità in merito a un concorso riservato alle categorie protette e ad un altro da biologo. Tracce consegnate in anticipo? No, parlava degli eventuali argomenti che potevano essere affrontati durante i test. Nel secondo caso – ha spiegato Ghirga – fu proprio la mia assistita a sollevare l’incompatibilità di un componente della commissione con trascorsi nel sindacato”.
L’indagine, comunque, prosegue la procura vuole passare al setaccio il contenuto di cellulari, computer e altri supporti digitali sequestrati. Accedendo anche agli account di posta elettronica, a social e altri applicativi come Whatsapp, Facebook, Messanger, Instagram e altri. Per questo ai loro difensori è stato notificato in serata un avviso di accertamenti tecnici irripetibili per poter nominare consulenti di loro fiducia. L’esame dei contenuti informatici riguarda Duca, il direttore amministrativo Maurizio Valorosi, Barberini,, la Marini e altri indagati. I pm hanno stabilito che gli esperti estraggano dai supporti sequestrati il materiale informatico. In particolari i contatti delle rubriche, filmati, immagini e documenti, messaggi in entrata e in uscita, anche cancellati, scambiati via mail o su Fb, Whatsapp, Telegram e altro.