Dopo le intercettazioni tra le insegnanti del bambino gli inquirenti puntano i riflettori sull'istituto Quasimodo di Crispano, dove i bambini andavano a scuola. L'ipotesi è di omissioni gravi
Si ampliano le indagini sulla morte del piccolo Giuseppe, di sette anni, e sul ferimento della sorellina, Noemi. Gli inquirenti della Procura di Napoli Nord stanno valutando le possibili responsabilità dell’istituto e delle maestre dei due piccoli. La madre, Valentina Casa è finita in carcere l’11 aprile. Il suo compagno Tony Sessoubti Badre, che aveva pestato a morte il bambino, è tuttora detenuto.
L’ipotesi è che l’istituto comprensivo Quasimodo di Crispano non avrebbe mai segnalato alle autorità le violenze subite dai bimbi. Un’ipotesi quindi di omissioni gravi. Questo perché è emerso che le maestre sapevano che i due fratellini venivano picchiati. Nelle intercettazioni le insegnati dicono chiaramente che Giuseppe e Noemi arrivavano a scuola con escoriazioni, ferite e persino con il volto tumefatto. Sapevano ma non hanno denunciato sono sotto accusa. L’omertà che emerge nelle telefonate tra le insegnanti di Giuseppe lascia senza parole: “Non si poteva fare niente”. “Se ci interrogano questi mò”. “Io faccio la faccia di c…” dice una, mentre l’altra ride. La maestra della sorellina invece avrebbe segnalato con una nota alla direttrice le pessime condizioni in cui arrivava la bimba, ma la dirigente non si sarebbe mossa. Per ora, dalla Procura di Napoli non filtrano indiscrezioni su eventuali iscrizioni nel registro degli indagati del personale scolastico, ma non si esclude che la situazione possa cambiare nelle prossime ore.
Le conversazioni intercettate sono avvenute dopo che le insegnanti erano state convocate dalla polizia per essere ascoltate come testimoni. Nella scuola sono già arrivati gli ispettori inviati dal ministro dell’Istruzione Marco Bussetti. Una delle maestre, è emerso da un’intercettazione allegata alla misura, avrebbe definito il piccolo Giuseppe “scimmiettella” (piccola scimmia, ndr), perché il bimbo si buttava a terra. La donna, intercettata al telefono con il fratello, mostra tutta la sua preoccupazione per la vicenda del piccolo, che sarebbe arrivato a scuola con il “volto tumefatto“. “Io non so niente, io non ho visto niente” dice la maestra al fratello. Le maestre della sorellina invece avrebbe segnalato con una nota alla direttrice le pessime condizioni in cui arrivava la bimba, ma la dirigente non avrebbe fatto nulla mentre per legge ha l’obbligo di segnalare alla procura eventuali reati.