Erano in 10mila a Roma per vedere la 16enne svedese, ispiratrice della lotta per fermare i cambiamenti climatici. Oltre alla protesta, c'è la voglia di cambiare stile di vita: "Abbiamo cominciato ad abbassare il riscaldamento, staccare il pc o comprare detersivi ecologici". Poi ci sono le resistenze sulle scelte più radicali, come l'alimentazione: "Il mc? Ci sono stato ieri. Lo so, è terribile". Intanto, grazie ai volontari, il movimento continuerà
Quando gli chiedi l’ultima volta in cui sono andati da McDonald si scherniscono. Giorgio, 14 anni, ammette ridendo di averci mangiato ieri, “Gran Crispy Mcbacon con patatine grandi e coca cola”, mentre Filippo, capelli neri, timidissimo, dice di sentirsi in colpa per aver preso un cestino di pollo fritto: “Lo so, è terribile”. Ma c’è anche Lorenzo, 17enne, che al fast food c’è andato addirittura poche ore fa, “ma ho preso un muffin per colazione, non è carne” e Gaia, un anno più giovane, che confessa di aver fatto giuramento “di non andare più al Mc per un mese” (e di starci riuscendo). Sono alcuni degli oltre 10mila ragazzi scesi in piazza stamattina per vedere dal vivo Greta Thunberg, sbarcata sul palco di Piazza del Popolo sotto un sole caldissimo dopo una tre giorni-maratona, in cui ha incontrato Papa Francesco. E poi parlato in Senato, accolta dalla Presidente Maria Elisabetta Alberta Casellati. Sperano in Greta, questi studenti, vogliono che le sue parole arrivino alla politica e per ascoltarla. Sono arrivati qui quasi tutti a piedi o con i mezzi pubblici. Niente scooter, anche se Giorgio racconta di un amico “che si è appena comprato il motorino elettrico” e la macchina, quando c’è, è Gpl, come spiega Eugenio, 22 anni, che pure ammette: “È anche per risparmiare”.
Differenziata e borraccia, si comincia così
La voglia di cambiare stile di vita c’è, anche se, ancora, si ferma a piccole pratiche quotidiane come la raccolta differenziata – la fanno tutti, ma a Roma, città dove la quota di differenziata non arriva al 50%, non è scontato – o l’eliminazione delle bottigliette di plastica che quasi nessuno porta più nelle zaino. “Certo”, dice Camilla, 21 anni, occhiali e coda di cavallo, “se poi su 5mila tonnellate di rifiuti differenziati che vengono raccolti il Comune ne smaltisce una piccola parte ti fanno passare la voglia. Noi comunque andiamo avanti”. “A casa abbiamo cominciato a comprare detersivi ecologici, magari in confezioni biodegradabili”, aggiunge Laura, studentessa di biologia di 22 anni. In piazza, tra cartelli con slogan ironici sul clima – Don’t warming, be happy oppure If we die, we’re taking you with us– e foglietti svolazzanti con frasi divertenti a tema (“A regà, fa caldo”) che tutti possono appendere con una molletta a un filo, ci sono anche tanti scout. “Faccio la differenziata e riutilizzo le bottigliette”, dice una bimba lupetto di 8 anni del gruppo Roma59. Qualcuno, infine, parla anche di elettricità e riscaldamento, come Maddalena, 13: “Abbiamo cominciato ad abbassare sempre il riscaldamento, chiudere bene i rubinetti e staccare gli elettrodomestici e i computer dalle prese quando sono carichi”. “Stiamo attentissimi all’acqua, d’altronde noi abitiamo a Bracciano e siamo reduci da una grande crisi idrica”, spiegano Lorenzo ed Emanuele.
Niente aereo e veganesimo? Piano piano
Le resistenze arrivano, semmai, quando si parla di scelte di Greta più radicali. Ad esempio, non prendere l’aereo. I ragazzi figli della mobilità facile, per cui salire su un aereo è come salire su un bus, tentennano. “Greta è il capo, sarebbe caduta in contraddizione se lo avesse preso, noi partiamo dalle piccole cose, come andare a piedi, usare la bicicletta“, dicono sempre Emanuele e Lorenzo. “Abbiamo raggiunto il miracolo del volo, sarebbe un peccato tornare indietro”, ammette Giorgio che però aggiunge ridendo: “Dove possibile bisogna prendere il treno, sarà contenta Trenitalia”. Quando invece si arriva a parlare del veganesimo di Greta quasi tutti prendono le distanze e puntano sugli allevamenti sostenibili. “Ognuno fa le sue scelte, basta che non intralci la libertà altrui”, dice d’impeto Aurora, improvvisamente liberista. “Ci ho provato per due o tre mesi, era troppo faticoso, le proteine animali ci servono per crescere”, sostiene Rita, 13. “Sono italiana, come faccio a rinunciare alla carne?”, aggiunge Laura che poi sussurra: “Piano piano, ci serve tempo”. Contrari anche Eugenio – “siamo umani e tradizionalmente la mangiamo, ma il problema non è la carne ma i polli del supermercato”, mentre Carolina ammette: “Vegano è davvero tosto”. Infine Francesca, apparecchio e capelli corti, rivela: “Al Mc non vado più. Ma solo perché sto a dieta!”.
“Basta false promesse, ridateci i nostri sogni”
È l’ora di pranzo quando arriva Greta, che scende dal Pincio, circondata dai bambini. La piazza la invoca a gran voce. Il suo discorso è semplice, ricalca in parte quello fatto in Senato giovedì. Parla di false speranze date dagli adulti e di un futuro cancellato. Parla dell’umanità a un crocevia cruciale. Parla delle emissioni che non scendono, nonostante milioni di studenti siano scesi in piazza. Si dichiara stanca delle false promesse e urla: “Quando saremo grandi potremo dire di aver fatto tutto ciò che potevamo”. E poi: “Vogliamo indietro le nostre speranze e i nostri sogni”. A differenza del Senato, dove la traduzione automatica impediva di sentire la sua vera voce, Greta parla in inglese. I ragazzi applaudono, l’inglese è la loro lingua. Nella sala stampa, invece, qualche giornalista è nel panico, “per favore puoi tradurmi che non ho capito?”. Greta chiude il discorso con un semplice: “Grazie Roma, grazie Italia”.
La folla comincia a sciogliersi, anche se le decine di persone che pedalano per alimentare il palco ecologico, possibile grazie a una raccolta fondi su GoFundme, restano ancora sulle biciclette. L’appuntamento è per il 24 maggio, quando ci sarà il secondo sciopero globale per il clima. Gli attivisti dei Fridays for Future ci saranno, come sempre. Gli organizzatori sono ormai centinaia in tutta Italia, molti hanno messo in stand by i loro lavori per rendere possibile tutto questo, senza nessun compenso. I volontari sono tantissimi, si basa tutto sulle loro forze. E pure i pass per la stampa sono minimali ed ecologici: niente plastica, un pezzetto di cartone attaccato a uno spago. Pure per i giornalisti è tempo di cambiare abitudini.