Tra i numerosi appelli per un cessate il fuoco in Libia arriva anche quello più atteso. Il ministero degli Esteri francese ha diffuso un comunicato in cui si dichiara “sorpreso” dalle accuse di ambiguità e di supporto al generale Haftar e sottolinea in un comunicato “la propria opposizione all’offensiva in corso“, chiedendo uno stop delle ostilità per “rilanciare un processo politico credibile”. “La posizione della Francia non è ambigua – ha dichiarato oggi un portavoce del ministero degli Esteri francese -, appoggia il governo di unità nazionale di al-Sarraj con il quale ha una stretta cooperazione di sicurezza che si è concretizzata nell’aiuto alla creazione della guardia presidenziale ed nel rafforzamento delle capacità della Marina libica”. Una posizione che riavvicina Parigi al governo italiano, come testimoniano anche le parole del ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi: “Abbiamo parlato naturalmente della situazione in Libia che preoccupa e tiene l’attenzione dei nostri due governi – ha detto il capo della Farnesina durante una conferenza stampa con l’omologo francese Jean-Yves Le Drian – La nostra posizione assolutamente comune è che si debba arrivare nei tempi più rapidi ad un cessate il fuoco”.
Durante la conferenza stampa congiunta, il ministro francese ha voluto sottolineare che una cooperazione tra Italia e Francia sul dossier libico è fondamentale per arrivare il più presto possibile a dei colloqui di pace: “Non è possibile fare nessun progresso senza un’intesa franco-italiana solida – ha sottolineato Le Drian – Abbiamo condiviso questo punto di vista: la soluzione dev’essere politica. Non è possibile pensare ad alcuna soluzione militare nella crisi in Libia, solo con il dialogo politico si può arrivare alle elezioni“. Parole che ribadiscono quelle diffuse oltralpe dal portavoce degli Esteri parigino che ha ricordato come il presidente Emmanuel Macron e il ministro degli Esteri Le Drian “abbiano parlato di questo negli ultimi giorni con il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, e il suo rappresentante speciale per la Libia, Ghassan Salamé“.
I due ministri hanno poi annunciato che tra qualche giorno a Roma si terrà un incontro tra i rappresentanti dei due Paesi: “La prossima settimana si terrà una riunione sulla Libia a livello dei direttori politici dei ministeri degli Esteri di Italia e Francia e dei Paesi più interessati a quello che sta avvenendo”, ha dichiarato Moavero Milanesi. A questo proposito, il capo della Farnesina ha affrontato anche il tema terrorismo nel Paese: “L’obiettivo di evitare una deriva del terrorismo in Libia è comune, riguarda la Libia stessa e la comunità internazionale. Per fare ciò bisogna che gli scontri armati cessino e si riprenda a discutere anche animatamente ai tavoli”.
Gli appelli al cessate il fuoco erano arrivati nelle ore passate anche da altri Paesi. Prima di tutti, oggi, si era fatta sentire la Tunisia attraverso il proprio ministro degli Esteri, Khemaies Jhinaoui, che ha sentito a telefono il generale Haftar, chiedendogli di arrivare il prima possibile a una tregua per mettere a punto il processo politico promosso dalle Nazioni Unite. Il ministero ha scritto in un comunicato che Haftar avrebbe rivelato di voler mettere fine “quanto prima” alle ostilità. Rivelazione che contrasta con l’annuncio dell’esercito di Tobruk che su Internet ha fatto sapere di voler conquistare Tripoli prima dell’inizio del Ramadan, il 6 maggio. Il generale Fawzi al-Mansouri, comandante della cellula operativa di Agedabia strappata all’esercito nazionale libico, ha dichiarato che “l’arrivo delle milizie nel cuore di Tripoli non richiederà più di una settimana o dieci giorni”.
Messaggio simile a quello inviato da Tunisi è arrivato sempre per telefono dal presidente americano, Donald Trump, che con l’uomo forte della Cirenaica ha voluto discutere gli sforzi antiterrorismo in corso e la ”necessità di raggiungere la pace e la stabilità. Il presidente ha riconosciuto il significativo ruolo di Haftar nel combattere il terrorismo e i due hanno discusso una visione comune per la transizione della Libia verso un sistema politico stabile e democratico”, fanno sapere dalla Casa Bianca.