Paolo mesto. Il Papa amletico. Il Papa della pillola. Su Giovanni Battista Montini si è detto tutto e il contrario di tutto. È dunque un doppio merito quello di padre Leonardo Sapienza, reggente della Prefettura della Casa Pontificia, che ha riportato alla luce la verità su San Paolo VI. Il sacerdote rogazionista, tra i biografi più autorevoli del Pontefice bresciano, ha tracciato il ritratto di Montini uomo, sacerdote e vescovo di Roma. Le meditazioni sono state raccolte in un elegante volume intitolato Paolo VI. Un uomo che tende le mani, pubblicato dal Circolo San Pietro di cui Montini fece parte, sotto la supervisione dell’assistente ecclesiastico, monsignor Franco Camaldo.
Un legame antico e profondo, quello tra il Papa bresciano e il Circolo, al quale l’allora Sostituto della Segreteria di Stato, ovvero il ministro dell’Interno vaticano, chiese di iscriversi nel 1943. “Dopo Benedetto XV, Pio XI e Pio XII, – scrive il presidente Leopoldo Torlonia – San Paolo VI è il quarto successore di Pietro che ha scelto di far parte del nostro Circolo”. Un legame molto forte, testimoniato anche dal discorso che il Papa pronunciò, il 31 maggio 1969, in occasione del centenario del sodalizio. “Diremo soltanto – affermò Montini – che i sentimenti con cui vi accogliamo sono gli stessi con cui il nostro venerato predecessore Pio IX, cento anni or sono, accolse il gruppo dei fondatori del vostro Circolo, sono cioè sentimenti di grande affetto, di sincera ammirazione e di lieta speranza. Questo affermiamo – aggiunse San Paolo VI – perché riandando con la mente alle vicende del vostro Circolo in questo secolo di vita possiamo con gioia riconoscere che l’amore e la fedeltà al Papa, da cui ebbe origine la vostra istituzione, non sono venuti mai meno, ma sono stati sempre la più nobile e ambita caratteristica del vostro sodalizio. Da qui anzi ebbe impulso quella magnifica fioritura di attività nel campo della carità, dell’assistenza e dell’apostolato che ha guadagnato alla vostra benemerita istituzione la stima e la riconoscenza di tutta la città di Roma. Di qui anche la sua sorprendente attualità, oggi più viva che mai”.
Nel volume, padre Sapienza spiega perché è divenuto il biografo di Montini: “La mia vita sacerdotale è nata, si è formata sotto il pontificato di Paolo VI e si è nutrita del suo insegnamento. Prima di incontrarlo e di servirlo come cerimoniere, ho imparato a leggere i suoi discorsi, a meditarli, a farne oggetto di predicazione, e poi, nel corso degli anni, ne sono nati dei libri, in cui ho cercato di raccogliere il meglio del suo insegnamento, per tener vivo il suo ricordo, per farlo apprezzare agli altri e farlo conoscere sempre di più”.
Sapienza riporta, inoltre, ciò che l’allora cardinale Joseph Ratzinger, che da Montini era stato nominato vescovo e cardinale, scrisse del Papa bresciano quattro giorni dopo la sua morte, il 10 agosto 1978: “Sappiamo che prima del suo 75esimo compleanno, e anche prima dell’80esimo, ha lottato intensamente con l’idea di ritirarsi. E possiamo immaginare quanto debba essere pesante il pensiero di non poter più appartenere a se stessi. Di non avere più un momento privato. Di essere incatenati fino all’ultimo, con il proprio corpo che cede, a un compito che esige, giorno dopo giorno, il pieno e vivo impiego di tutte le forze di un uomo”.
Parole che Benedetto XVI ha ripreso, nel suo ultimo giorno di pontificato, il 27 febbraio 2013, ma questa volta riferendole a sé: “Chi assume il ministero petrino non ha più alcuna privacy. Appartiene sempre e totalmente a tutti, a tutta la Chiesa. Alla sua vita viene, per così dire, totalmente tolta la dimensione privata”. E aggiunse: “Il ‘sempre’ è anche un ‘per sempre’, non c’è più un ritornare nel privato. La mia decisione di rinunciare all’esercizio attivo del ministero non revoca questo. Non ritorno alla vita privata, a una vita di viaggi, incontri, ricevimenti, conferenze eccetera. Non abbandono la croce, ma resto in modo nuovo presso il Signore Crocifisso. Non porto più la potestà dell’officio per il governo della Chiesa, ma nel servizio della preghiera resto, per così dire, nel recinto di san Pietro”.
Tanto è stato scritto su San Paolo VI, ma molto altro ancora merita di essere scoperto e conosciuto. Non ne ha dubbi Sapienza, che sottolinea come Montini sia “una personalità obiettivamente straordinaria, ricchissima, poliedrica. Quanti hanno studiato la sua figura avvertono di essere approdati alla soglia di un mondo interiore profondissimo, inesauribile, semplicemente, essenzialmente, coerentemente, costantemente evangelico, un patrimonio e un dono inestimabile per la Chiesa”. E chissà che il suo esempio non sia destinato a rivivere nei prossimi Papi. Fin dalla scelta del nome.