La squadra di Allegri diventa campione d'Italia con cinque giornate d'anticipo. E' un'impresa storica ma è anche la vittoria meno bella: ottenuta senza fatica per le mancanze degli avversari e con l'amarezza per l'ennesimo fallimento in Champions League, nonostante Ronaldo. Che è l'uomo copertina del campionato, ma non era stato comprato per questo
La Juventus batte la Fiorentina per 2 a 1 (Alex Sandro e un’autorete, dopo il vantaggio viola di Milenkovic) e conquista l’ottavo scudetto consecutivo. La squadra di Allegri festeggia con cinque giornate d’anticipo un traguardo storico dopo un dominio cominciato ancor prima dell’inizio della stagione, con l’acquisto di Cristiano Ronaldo. Quella che va in scena all’Allianz Stadium di Torino però è una festa triste, molto diversa da come i bianconeri l’avevano immaginata otto mesi fa. Inutile mentire: con Cr7 l’obiettivo era la Champions League. La Juve diventerà la squadra da battere in Europa, si diceva. E Ronaldo darà lustro anche alla Serie A che tornerà a essere uno dei campionati più difficili al mondo, era il mantra di inizio stagione. Nulla di tutto ciò accaduto: la grandezza e la forza dei bianconeri, già consolidata da anni, unita alle mancanze dei (non) avversari, ha reso questo ennesimo titolo il più facile di tutti. E come ogni vittoria che si ottiene senza fatica, per i tifosi bianconeri è anche la meno bella.
Scrivere che la Juventus è campione d’Italia per l’ottava volta in fila è diventato tanto incredibile quanto scontato. Un ossimoro: come fa una cosa “difficile a credersi” ad essere allo stesso modo anche “certa, facilmente prevedibile“? La risposta sta nella totale assenza di competizione di cui, sia chiaro, la Juventus ha il merito e non la colpa. Se mancano i rivali, per rendere l’idea dell’impresa bisogna affidarsi ai numeri. Per esempio, nessuno mai aveva chiuso il girone d’andata con 53 punti. Solo l’Inter (2006/07), la Fiorentina (1955/56) e il Torino (1947/48) erano riuscite prima d’ora a vincere lo scudetto con così tanto anticipo. Per non parlare degli 8 trionfi in fila: per trovare strisce vincenti più lunghe ancora in corso bisogna spostarsi in Paesi come Scozia e Bielorussia, mentre nei cinque maggiori campionati europei nessuno è ancora arrivato a tanto. Nelle giornate che restano i bianconeri giocheranno anche per arrivare ad avere il maggiore distacco dalla seconda in classifica: più dei 22 punti che divisero Inter e Roma nel 2007.
La Juventus, insomma, ha compiuto un’impresa che rimarrà nella storia. Ma allo stesso tempo il giudizio sull’anno primo dell’era di Cristiano Ronaldo in bianconero è negativo. Il motivo è semplice: considerando l’eliminazione prematura in Coppa Italia, la squadra di Allegri ha vinto meno del passato. E lo schiaffo preso dall’Ajax in Champions, al di là dei meriti dell’avversario su cui troppo si è posto l’accento in questi giorni, raccontano di una Juve che a livello complessivo e di personalità è regredita. La dirigenza e il ds Fabio Paratici dovranno interrogarsi sui motivi che hanno portato a questo risultato. Una rosa che per via del dominio in campionato è stata sopravvalutata? Un allenatore che, pur restando tra i top, non ha più nulla da dare a questo ciclo? Una Serie A che non è abbastanza allenante per i ritmi europei? Probabilmente è un mix di tutti questi aspetti.
Ecco perché i tifosi bianconeri hanno ben pochi motivi per festeggiare il loro 35esimo scudetto. La grande differenza però, rispetto a tutti gli altri rivali, è che hanno buone ragioni per sorridere ancora pensando al futuro. Archiviare la pratica campionato a Pasqua significa infatti poter programmare la prossima stagione con estremo anticipo: la società già sta lavorando (leggasi Aaron Ramsey) per aumentare il gap con le avversarie e l’eliminazione in Champions spazza via ogni rischio di sazietà. Mentre, per esempio, Inter e Milan sono sempre impelagate nella corsa al quarto posto, Paratici ha due mesi di tempo per preparare un mercato senza errori: dovrà intervenire soprattutto in difesa, dove oltre a Rugani serve un altro giovane più forte e pronto fin da subito a sostituire Chiellini o Bonucci. Magari sarà Matthijs de Ligt, proprio l’uomo che ha eliminato i bianconeri dall’Europa. Ma anche a centrocampo e in attacco servirà rivedere qualcosa, visto che la squadra è arrivata al momento decisivo della stagione senza forze e ricambi. Ad Andrea Agnelli, Pavel Nedved e Paratici servirà ripetere quello che finora è riuscito bene: non innamorarsi delle sue stelle, da Paul Pogba a Gonzalo Higuain, ma avere il coraggio di cambiare per conservare intatto il suo dominio. Con una consapevolezza: quanto fatto finora, nonostante sia storico e straordinario, non basta più. Perché ormai per la Juventus vincere non è più l’unica cosa che conta: il nuovo obbligo è “vincere tutto“.
Date le premesse, la sensazione è che la Juventus possa diventare ancor più irraggiungibile per tutte le altre. Quella che l’arrivo di Cristiano Ronaldo avrebbe rafforzato di riflesso tutta la Serie A era una bugia grossolana. Ogni vittoria dei bianconeri, ogni gol di CR7, l’interesse per il campionato italiano calava a picco. Quale top player oggi, di fronte a un’offerta dei bianconeri, potrebbe preferire un’altra squadra della Serie A? Ronaldo ha ammazzato ogni ambizione delle avversarie rendendo la sua Juve una macchina da 3 punti (appena due sconfitte in due partite che Allegri ha deciso di poter perdere), ma non era stato comprato per questo. Il Napoli lontanissimo ed eliminato pure in Europa League, l’Inter implosa nel caso Icardi, il Milan aggrappato al quarto posto e Roma e Lazio che sperano di risvegliarsi per rubarglielo. Le rivali escono dal campionato con le ossa rotte e ancora una volta per trovare una vera antagonista alla Juve bisogna ricamare di fantasia. Eppure, un vero avversario è quello di cui sia i bianconeri che la Serie A hanno tremendamente bisogno. Altro che Cristiano Ronaldo.