Il dopo-Raggi a Roma? Uno o più inceneritori realizzati da Acea, tavolini a mo’ di “salotti” nelle vie del centro, lo smantellamento di tutte le piste ciclabili “inutili”. E una “città-Stato” che “liberi” la provincia. Matteo Salvini sembra fare sul serio nel puntare al Campidoglio e, a due anni di distanza dalle elezioni amministrative, ha già pronto un dettagliato programma elettorale. Tanto che i leghisti romani lo presenteranno proprio in una delle sale del colle capitolino entro la metà di maggio. Un modo anche per rinvigorire un po’ gli animi oltremodo depressi degli esponenti locali del Carroccio. In tanti sono rimasti profondamente delusi dalle esclusioni dalle candidature alle elezioni europee nella circoscrizione centro. La lista spedita al leader dal coordinamento regionale, infatti, è stata stravolta e la cosa ha generato un malcontento diffuso. Depennati quasi tutti i personaggi legati al territorio, confluiti di recente nella Lega, per far spazio a profili più “tecnici”. Con tanto di “crisi di nervi” nelle prime ore successive alla presentazione della lista.

I DELUSI DELLE CANDIDATURE – Partiamo dalla fine. Fra i principali delusi ci sono coloro che nei mesi scorsi erano passati da Fratelli d’Italia al Carroccio. Su tutti, Fabrizio Santori, ex consigliere regionale molto strutturato sulla Capitale, approdato alla Lega nel luglio 2018 dopo aver militato in tutte le principali sigle del centrodestra, dal Pdl a La Destra di Storace, a Fdi. “Ma non voglio commentare queste cose, vado avanti”, dice l’ex consigliere, che aveva già iniziato la sua campagna elettorale nei quartieri. Fuori anche Monica Picca, esponente di Ostia candidatasi a presidente del Municipio X con Fratelli d’Italia prima di fare il “salto” meno di un mese fa. “Non sono passata alla Lega per candidarmi, anzi ero anche agitata all’idea”, minimizza lei. Altro deluso è l’ultracattolico Federico Iadicicco, legatosi alla corrente pro-vita di Simone Pillon che puntava tutto su Sara Petrucci. La semi-sconosciuta consigliera comunale di Arce, minuscolo comune della Ciociaria, mosse i primi passi in politica al fianco di Franco Fiorito, noto come il “batman” dello scandalo rimborsi in Regione Lazio fra il 2010 e il 2012.

GLI EQUILIBRI NELLE PROVINCE – Altro scontento di lusso il senatore viterbese Umberto Fusco, che aveva proposto una rosa di nomi della Tuscia, tutti bocciati da Salvini. Nei giorni scorsi giravano voci di sue dimissioni da vice-coordinatore regionale. “Smentisco categoricamente – dice a IlFattoQuotidiano.it – anche se non posso dire di essere contento in assoluto. Sarei ipocrita. Ma vado avanti con convinzione, con il Capitano (Salvini, ndr) c’e’ grande intesa. Sono nella Lega dal 1989, quando si parlava di secessione della Padania, figuriamoci se penso a queste cose”. Delusione anche per il coordinatore regionale, Francesco Zicchieri, che su Latina si è visto “scippare” la candidatura di Marco Sciscione a favore di Matteo Adinolfi vicino al sottosegretario Claudio Durigon. Gli unici a salvarsi sono stati il consigliere regionale Daniele Giannini che ha potuto “piazzare” – pare grazie al principio delle quote rosa – Simona Renata Baldassarre e Angelo Pavoncello, new entry nella Lega e iscritto alla Comunità Ebraica, con un passato nello staff di Gianni Alemanno.

LA “SPALLATA” A VIRGINIA – Matteo Salvini ha percepito il malcontento ed ha provato a sedare gli animi, ricevendo mercoledì scorso consiglieri e coordinatori dei territori al Viminale. Qui ha esposto il suo piano per Roma, affidato al capogruppo capitolino, Maurizio Politi. Nelle intenzioni dei leghisti c’è una “spallata” alla sindaca Virginia Raggi, puntando molto su un risultato deludente del M5s a Roma il 26 maggio. Coscienti, comunque, che difficilmente i pentastellati non faranno quadrato attorno alla prima cittadina. Anzi. Il 5 o l’8 maggio Salvini sarà in tre dei gazebo organizzati nella Capitale e lì parlerà di Roma. Poco dopo, presumibilmente, i leghisti romani presenteranno il programma per il Campidoglio nella Sala del Carroccio.

UN INCENERITORE PER ROMA – “Lo stiamo completando”, rivela in anteprima a IlFattoQuotidiano.it Politi che anticipa alcuni punti che faranno molto discutere. “Innanzitutto i rifiuti. Roma deve dotarsi di un termovalorizzatore il prima possibile – ammette – e se non può realizzarlo Ama lo faremo fare ad Acea che ne ha già due sul territorio del Lazio”. Ma non è finita qui. Sulle cronache locali da sempre impazza il “tavolino selvaggio”, l’abitudine dei ristoratori del centro storico a piazzare sedie e tavolini in mezzo alla strada senza rispettare le autorizzazioni per i dehors. “Basta vessare gli imprenditori – dice Politi – servono regole certe, dopodiché mi piacerebbe che il Centro diventasse un grande salotto dove i turisti possano godere del clima di Roma mangiando un’amatriciana nei vicoli”. Bando anche all’“ambientalismo ideologico” e non solo sul tema rifiuti. “Basta con tutte queste piste ciclabili inutili – afferma il capogruppo – Roma non è Copenaghen. Sulla via Tuscolana stanno bloccando il traffico, se la finiranno noi poi la smantelleremo”. Ideologia al bando anche sugli asili nido: “Torniamo ai privati convenzionati, le famiglie non sanno più a chi lasciare i propri figli”.

IL SALVA-ROMA ALLA MANIERA DI SALVINI? – In queste ultime ore, Salvini si è detto contrario alla norma ‘salva-Roma’ perché “non esistono città di Serie A e di Serie B”. Politi, però, si dice possibilista. “Se non ci sono progetti concreti e un’idea di città – conclude – come pretendiamo che qualcuno ci dia miliardi di euro da sperperare nel nulla? Non possiamo pretendere che ci venga pagato il trasferimento dei rifiuti in Austria”. Con un sindaco leghista, invece? “A quel punto sarebbe tutto più facile, anche perché libereremmo i comuni della Provincia dalla palla al piede della Città Metropolitana modificando la riforma Delrio”.

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