“Se deregolamentazione significa semplificazione, siamo d’accordo; se invece significa lasciare mani libere… credo sia una scelta legittima della politica ma anche pericolosa. Non mi va di dire che è una norma sblocca tangenti, è esagerato, ma non va nella giusta direzione. E non credo che servirà davvero a sbloccare gli appalti”. Così ieri il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone, intervistato a Circo Massimo su Radio Capital, ha commentato la riforma del codice appalti approvata in via definitiva dal consiglio dei ministri di giovedì – dopo il varo “salvo intese” del 20 di marzo – e entrata in vigore da venerdì.
Il testo tra l’altro innalza da 150mila a 200mila euro la soglia sotto la quale è possibile affidare lavori senza gara, con procedura negoziata, dopo aver consultato “ove esistenti almeno tre operatori economici“. Prima era previsto che ne venissero consultati dieci. “Se facciamo un preventivo per fare un lavoro a casa nostra, facciamo un minimo di sondaggio di mercato?”, ha detto Cantone. “Credo che vada fatto anche per la pubblica amministrazione. Credo che la previsione di un numero più alto di preventivi crei anche un minimo di concorrenza. Credo che questa norma non sia corretta, soprattutto sul piano di garantire migliori servizi per la pubblica amministrazione“.
Gli uffici dell’Anac hanno poi spiegato che “il rischio concreto è che le imprese si mettano d’accordo fin da prima della gara, prefigurando una turbativa d’asta a tutti gli effetti”. Inoltre l’autorità ha rilevato che, soprattutto nelle zone dove la criminalità organizzata è più radicata, gli affidamenti diretti (oggi possibili fino a 40mila euro) venivano spesso frazionati. In sostanza, basta dare due appalti da 39.900 euro per non dover ricorrere alle gare e assegnare lavori per 80mila euro. Con la soglia innalzata a 200mila euro, è possibile dunque arrivare a quasi 400mila euro di appalto senza dover fare le gara. E c’è un altro aspetto che all’Anac giudicano paradossale: oggi per appalti fino a 1 milione era possibile una procedura negoziata (con 15 preventivi da 350mila euro in su) mentre con il nuovo decreto da 200mila in su è obbligatoria la gara. Il rischio è di complicare anziché semplificare.
Quanto all’efficacia delle nuove norme per sbloccare i lavori rimasti al palo, Cantone fa notare: “A me non risulta che ci siano mai stati blocchi per gli appalti sotto i 200mila euro. Il vero problema del Paese sono i grandissimi appalti, per i quali spesso viene fatta una progettazione non corretta o gare fatte male. La norma fino ai 200mila euro non so che effetti avrà, ma non sono quelli gli appalti che rappresentano i problemi del Paese”.