1) Le gravi responsabilità dei socialisti, che per anni, nel Dopoguerra, seminarono violenza e odio. Le continue manifestazioni turbolente e gli scioperi generali che arrivavano a paralizzare le grandi città anche per dieci giorni di fila lasciano stupiti e spiegano la disponibilità di industriali ed agrari a finanziare il fascismo che promette il ritorno all’ordine.
2) La natura violenta del fascismo. Fin dall’inizio, i seguaci di Mussolini fanno a gara a chi è più duro e spietato. Si organizzano militarmente e massacrano di botte (quando non uccidono) operai e contadini. Il Duce – che ammira la durezza di Lenin verso le opposizioni – decide di chiamare la sua polizia segreta “la Ceka fascista”, affidandola ad uno dei futuri massacratori di Matteotti, Amerigo Dumini.
3) La tendenza suicida della sinistra a dividersi anche quando era ormai chiaro che il fascismo stava per vincere: dopo la scissione di Livorno, da cui nel gennaio del 1921 era nato il Partito comunista, i residui socialisti trovarono il modo di dividersi ancora e nell’ottobre del 1922 (il mese della marcia su Roma!) il segretario “massimalista” del Psi, Giacinto Menotti Serrati, decise di aderire all’Internazionale Comunista e di espellere dal partito Turati, Matteotti, Pertini, Treves e Saragat, “i riformisti” (leggendo i nomi, sembra la decisione di un pazzo).
4) Le responsabilità gravissime del Re e della sua corte, soprattutto in due momenti cruciali: quando non impediscono la marcia su Roma (Scurati riporta molte testimonianze sulla convinzione degli stessi fascisti che sarebbero bastati un limitato schieramento di forze e un paio di mitragliatrici per bloccare la loro “Armata Brancaleone”); quando, dopo il delitto Matteotti e la difficilissima situazione di Mussolini – anche a livello internazionale – incontra i rappresentanti della opposizione e non accoglie la loro richiesta di sciogliere le Camere, provocando così la crisi del governo fascista. E mi fermo dove si ferma il libro, perché negli anni seguenti il Re compirà scelte ancor più vergognose, dalla approvazione delle leggi razziali alla fuga da Roma con tutto il governo. Motivi più che sufficienti per non autorizzare il rientro in Italia della salma di “Re Pippetto”, scelta per me inspiegabile del Quirinale.