5) La nullità dei governi “borghesi”, che consentirono la nascita, la crescita e l’avvento al potere del fascismo, con le due figure penose di Nitti e Facta.
6) La simpatia di Papa Pacelli e delle gerarchie vaticane per il Duce e il suo movimento eversivo, che si dimostra in innumerevoli occasioni. Il Duce sa bene quanto è importante il sostegno della Chiesa e lo dimostra già nel giugno del 1921, quando dichiara “L’unica idea universale che esiste oggi a Roma è quella che si irradia dal Vaticano”. E il Cardinale Ratti – che diverrà Papa Pio XI – ricambia benedicendo in San Pietro i gagliardetti fascisti. Ma se questo è folclore, è invece politica pura (e dura) quella del Vaticano per far fuori dal Partito Popolare, nel luglio del 1923, il suo fondatore Luigi Sturzo, che non ha certo simpatia per il fascismo. Favore per favore: subito dopo la caduta di Sturzo e il suo “ritiro” a Londra – e in attesa del vergognoso Concordato del 1929 – cominciano i regali del Duce: obbligo dell’insegnamento della religione e privilegi fiscali vari e significativi.
7) L’omaggio reso ripetutamente a Mussolini da molti dei più grandi intellettuali e artisti del tempo: Croce, Pirandello, Barzini, Ungaretti, Malaparte, Emma Gramatica. Discorso a parte quello – trattato molto ampiamente e con notizie dettagliate – del rapporto di amicizia/rivalità con D’Annunzio, che secondo Scurati (ed io penso che in questo esageri) è stato più volte a un passo dal soppiantare Mussolini nelle preferenze degli italiani (ma nel complesso il poeta abruzzese esce con le ossa rotte dal racconto – a tratti davvero divertente – delle sue imprese).