Quello che lascia stupefatti, alla fine di questo primo volume, è però il finale. Non rivelo nulla ai lettori, sarebbe come dire come finisce un libro giallo. Ma assicuro che sono pagine da leggere tutte di un fiato.
Vedremo se nei prossimi volumi l’autore saprà rendere con altrettanta efficacia i disastri del regime fascista e le sue vergogne. E trarre un bilancio “storico” del Ventennio e dell’operato del Duce: cosa che a mio avviso sarebbe utilissima perché non è mai stata fatta con sufficiente chiarezza, con fatti e dati (anche economici e sociali) sulle condizioni dell’Italia all’inizio del governo fascista e alla fine della sua tragica storia.
Per stabilire un nesso con i nostri giorni, aggiungo che nel libro di Scurati colpiscono due cose:
1. La somiglianza del primo fascismo con il Movimento 5 Stelle, come lo definisce Scurati: “Un partito degli antipartito, una dottrina ecumenica che abbraccia gli eretici di tutte le altre dottrine”, schierato “contro la casta del ceto politico”.
2. Il tentativo di Salvini di “imitare” Mussolini, non solo rubandogli le frasi più famose (“me ne frego”, “tireremo diritti”, ecc.) ma anche con l’esibizione della propria superiore fisicità e mascolinità. Così Scurati descrive il Duce al mare: “Gli piace offrire il suo corpo alle turiste straniere; il suo torace, le sue cosce nude, i suoi muscoli dorsali dovranno rimanere nella bruciante zona di contatto con la folla”. Anche Salvini, per qualche mese, si è esibito (quando non era mascherato da poliziotto o da pompiere) a torso nudo. Ma forse il suo torace non era abbastanza possente e da quando un giornalista spiritoso lo ha definito “il ministro in topless” almeno questo spettacolo ce lo siamo risparmiato.