Abuso d’ufficio. È questa l’ipotesi di reato a carico del sindaco di Roma Virginia Raggi. La procura aveva chiesto l’archiviazione, il giudice ha detto no: servono altre indagini. A dare il via all’inchiesta è stato un esposto presentato a giugno 2018 dall’architetto e urbanista Francesco Sanvitto, in passato vicino al Movimento 5 Stelle. La notizia è riportata dall’edizione odierna di Repubblica, secondo cui l’architetto ha denunciato la Raggi per la procedura con cui il Campidoglio ha deciso di dare visibilità al progetto del nuovo stadio della As Roma a Tor di Valle. Anche il Corriere della Sera dà conto della vicenda, sottolineando che il gip Costantino De Robbio ha respinto la richiesta di archiviazione e prescritto alla Procura indagini maggiormente approfondite. Nell’ambito dell’inchiesta sullo stadio della Roma, sono a processo per corruzione sia Luca Parnasi che i suoi collaboratori ma anche politici, consulenti e dirigenti capitolini. Tornando alla questione Raggi, secondo il giudice – riferisce Il Messaggero – la modifica doveva andare in Consiglio comunale.
“La sindaca è estranea ai fatti” e l’iter per l’approvazione del progetto dello stadio “fu all’epoca rimandato e dopo l’arresto di Parnasi sospeso per consentire ulteriori approfondimenti”. Questa la precisazione di Alessandro Mancori ed Emiliano Fasulo, legali della sindaca di Roma. I due legali in una nota hanno ribadito la “totale estraneità della nostra assistita, laddove emerge in maniera intellegibile che il passaggio in Consiglio Comunale per la definitiva approvazione del progetto, dopo i rilievi della Conferenza dei Servizi e l’approvazione della variante urbanistica, fu all’epoca esclusivamente rimandata (ed è infatti in programma prima dell’estate) proprio per consentire a chiunque interessato, compresa l’associazione dal querelante Sanvitto, di proporre le proprie deduzioni”. I legali hanno sottolineano che si “decise di applicare una procedura ordinaria a garanzia e nel rispetto della fase pubblicistica e nel rispetto di buon andamento dell’azione amministrativa, compreso il principio della partecipazione e trasparenza dell’azione amministrativa”. Con l’arresto del costruttore Parnasi “si sospese l’iter di approvazione rendendo opportuni ulteriori approfondimenti“. Conclusa positivamente la due diligence sull’iter amministrativo “a breve ci sarà il passaggio obbligatorio in Consiglio Comunale“.
La notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati della prima cittadina capitolina ha provocato tutta una serie di reazioni politiche. I primi a chiedere le dimissioni della sindaca pentastellata sono stati gli esponenti di Forza Italia: “E non per le vicende giudiziarie, che non sta a me giudicare. Ma per la totale incapacità politica” ha detto Antonio Tajani. Il vicepresidente di Forza Italia ha attaccato Lega e M5S: “Pensano alla Capitale soltanto come un terreno di conquista elettorale”. Sulla stessa linea d’onda il Partito democratico, con il deputato Michele Anzaldi che su Facebook ha scritto: “La sindaca Raggi è indagata per abuso d’ufficio in un filone parallelo della maxi indagine sullo Stadio della Roma, la principale inchiesta per corruzione degli ultimi anni che ha visto l’arresto del mega consulente M5s Lanzalone, quello che ha scritto lo statuto del partito per conto di Casaleggio. È stata denunciata da un esponente M5s, uno dei suoi – ha spiegato Anzaldi – Il Gip ha rifiutato l’archiviazione, occorre indagare a fondo sulla posizione della sindaca. Ora Di Maio chiederá le sue dimissioni? Intanto tra le vittime del disastro amministrativo – ha proseguito Anzaldi – della Giunta Raggi ci sono i tifosi della Roma, che purtroppo rimarranno senza stadio: presi in giro per tre anni dai cinque stelle“.