Il presidente Usa Donald Trump ha deciso di non rinnovare le esenzioni temporanee per l’import di petrolio iraniano concesse lo scorso anno a otto Paesi, tra cui l’Italia, e in scadenza il 2 maggio. Lo ha annunciato la Casa Bianca, spiegando che la decisione “mira ad azzerare l’export di petrolio iraniano”, ripartito dopo lo storico accordo sul nucleare siglato con l’amministrazione Obama e revocato da Trump, “negando così al regime la sua principale fonte di entrate“. Cina, Corea del Sud, Giappone, Grecia, India, Italia, Turchia e Taiwan, che avevano ottenuto una deroga di 180 giorni per trovare fonti di approvvigionamento alternative, dovranno dunque fermare gli acquisti da Teheran: in caso contrario scatteranno sanzioni.

Dopo l’annuncio il prezzo del petrolio è schizzato ai massimi di oltre cinque mesi: le quotazioni del greggio a New York salgono del 2,23% a 65,43 dollari al barile. Il Brent arriva a guadagnare oltre il 3%. L’amministrazione statunitense ha sottolineato che “Usa, Arabia Saudita ed Emirati Arabi, tre dei più grandi produttori di energia, insieme ai loro amici ed alleati, sono impegnati ad assicurare che i mercati globali del petrolio restino forniti in modo adeguato“: “Abbiamo concordato di prendere azioni al momento giusto per garantire che la domanda globale sia soddisfatta, mentre tutto il petrolio iraniano è rimosso dal mercato”, spiega la Casa Bianca.

La notizia era stata anticipata dal Washington Post, che citava due fonti del dipartimento di Stato americano spiegando che si tratta di una escalation della campagna di “massima pressione” dell’amministrazione Trump contro Teheran. Tre degli otto Paesi esentati – Italia, Grecia e Taiwan – avevano già cominciato a ridurre la loro importazione di petrolio dall’Iran.

La Cina ha attaccato Washington per la scelta: Pechino si oppone “alle sanzioni unilaterali e alla giurisdizione ad ampio raggio”, ha commentato il portavoce del ministero degli Esteri Geng Shuang, per il quale gli accordi siglati di Pechino con Teheran sono “ragionevoli e legittimi”. La Cina è tra i principali importatori di greggio dall’Iran. Esulta invece il premier incaricato di Israele Benyamin Netanyahu: “La decisione del presidente e dell’amministrazione Usa è di grande importanza al fine di aumentare la pressione sul regime terroristico iraniano. Siamo a fianco della determinazione Usa contro l’aggressione di Teheran e questo è il modo giusta per fermarla”.

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