Lo scorso anno 24 Paesi europei su 28 hanno ridotto il proprio debito pubblico e la Francia l’ha mantenuto invariato. Solo tre Stati, tra cui l‘Italia, l’hanno visto aumentare. E’ quello che emerge dai dati Eurostat sull’indebitamento delle amministrazioni pubbliche, che per la Penisola sono quelli notificati dall’Istat: nel 2018 il debito è salito al 132,2% dal 131,4% di un anno prima. Peggio solo la Grecia, il cui debito si è attestato al 181,1% del pil dal 176,2% del 2017 per effetto dell’ultima rata dei prestiti dei creditori nell’ambito del terzo piano di salvataggio che si è concluso la scorsa estate.
Il deficit italiano, al contrario, cala al 2,1% dal 2,4% di fine 2017. In termini assoluti, il deficit 2018 è stato di 37,5 miliardi, ovvero 3,8 miliardi in meno da 41,3 miliardi di fine 2017, mentre il debito era pari a 2.321,9 miliardi. Nelle sue proiezioni di novembre la Commissione Ue era stata molto più ottimista, vedendo un debito al 131% del pil e un deficit all’1,9%.
Tra i principali Paesi dell’Eurozona, la Francia mostra un debito stabile al 98,4% e un deficit in flessione di 0,3 punti percentuali al 2,5% del pil, la Germania un debito in caduta al 60,9% dal 64,5% e un avanzo dell’1,7%, mentre la Spagna vede scendere il debito dal 98,1% del pil al 97,1% e il deficit dal 3,1% al 2,5%. Sul fronte del deficit, sono 13 i Paesi Ue che hanno messo a tal punto i conti pubblici in ordine da registrate un surplus di bilancio.
I derivati, sottolinea Reuters, hanno avuto sul bilancio pubblico italiano un impatto negativo di 4,7 miliardi di euro nel 2018, in miglioramento rispetto ai 5,4 dell’anno precedente. Gli esborsi lo scorso anno sono stati pari a 3 miliardi, a cui si aggiungono 1,7 miliardi di aggiustamenti contabili (‘net incurrence’), che incidono sul debito pubblico. L’effetto cumulato tra 2015 e 2018 è di 25,3 miliardi (14,3 miliardi i soli esborsi). Negli altri Paesi europei i derivati hanno un impatto negativo inferiore rispetto a quello sui conti italiani, o addirittura contribuiscono a migliorare i saldi, sottolinea l’agenzia. In Germania e Francia i derivati hanno peggiorato i conti di circa 3 miliardi tra 2015 e 2018.