Nuove accuse per gli ex pm di Trani Antonio Savasta e Michele Nardi, arrestati a gennaio scorso con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari e falso. Secondo gli inquirenti, i due hanno chiesto e ottenuto più di 400mila euro da un imprenditore di Corato per insabbiare una indagine a suo carico per reati tributari. Questo episodio, qualificato come concussione e falso, risale al febbraio 2014 ed è contestato ai due magistrati in concorso con il poliziotto Vincenzo Di Chiaro e all’avvocato Simona Cuomo. In particolare, secondo l’accusa l’imprenditore Paolo Tarantini è stato minacciato tramite la notifica di un avviso di garanzia, perché consegnasse il denaro come “unico modo per sottrarsi alle gravi conseguenze che anche sul piano economico sarebbero derivate dalle iniziative giudiziarie di Savasta”. All’imprenditore sarebbe anche stato imposto di cambiare avvocato, nominando Cuomo alla quale poi avrebbe corrisposto 12mila euro di compenso e, oltre ai 400mila euro pagati in due tranche ai due magistrati, Tarantini avrebbe acquistato materiale dalla Trony per Nardi del valore di 25mila euro oltre a piante per altri 8mila euro destinate a Savasta. Quale prezzo della propria mediazione con i giudici della Corte di Appello di Bari che dovevano decidere su un’altra vicenda, una controversia di lavoro in cui era coinvolta l’azienda di Tarantini, Nardi si sarebbe fatto dare dall’imprenditore altri 30mila euro nel dicembre 2017. Per questo è accusato anche di traffico di influenze illecite.
Una nuova accusa di corruzione contestata a Nardi, Savasta e altri cinque indagati riguarda ancora un’altra vicenda del luglio 2016. L’imprenditore Flavio D’Introno avrebbe pagato le bugie del falso testimone Gianluigi Patruno in un processo contro due messi comunali di Trani imputati per falso materiale e ideologico per alcune cartelle esattoriali milionarie notificate a D’Introno. Per questa vicenda gli indagati rispondono di calunnia ai danni dei due messi e di corruzione per aver pagato le menzogne del teste (attraverso l’allestimento di una palestra gestita dalla moglie del testimone per un valore di 160mila euro e altri 3mila euro in contanti pagati il giorno prima dell’udienza). A Patruno è contestata anche l’estorsione di 60mila euro pagati da Savasta e D’Introno perché non raccontasse di essere stato corrotto per mentire.
La Procura di Lecce, inoltre, ha chiesto di cristallizzare in un incidente probatorio le dichiarazioni rese in undici diversi interrogatori, tra ottobre 2018 e marzo 2019, da parte di Savasta (attualmente agli arresti domiciliari), Vincenzo Di Chiaro, poliziotto attualmente in carcere, e l’imprenditore Flavio D’Introno, nell’ambito dell’inchiesta su presunte tangenti in cambio di procedimenti penali favorevoli. Dinanzi ai pm di Lecce i tre indagati, sulle cui rivelazioni ora si chiede l’incidente probatorio, hanno ammesso le contestazioni raccontando anche nuovi episodi delittuosi che hanno portato all’iscrizione nel registro degli indagati di altre quattro persone: il magistrato Luigi Scimè, ex pm a Trani ed ora in servizio a Salerno, l’avvocato Giacomo Ragno, Savino Zagaria, cognato di Savasta, e Martino Marancia. Le nuove imputazioni formulate a carico degli indagati (che hanno ricevuto avvisi di garanzia) riguardano presunti episodi di corruzione, concussione, falso, calunnia, millantato credito ed estorsione. La posizione di altre otto persone, inizialmente presenti nell’elenco degli indagati al momento della notifica dell’ordinanza di arresto, è stata stralciata e nei loro confronti, scrive la Procura nelle imputazioni, “si procede separatamente”.
Nella fattispecie, il magistrato di Trani Luigi Scimè ha ricevuto dall’imprenditore Flavio D’Introno 75mila euro in tre diverse tranche per alcuni procedimenti penali che lo vedevano direttamente coinvolto. Per questo la Procura di Lecce contesta al magistrato il reato di corruzione in concorso con i suoi colleghi Antonio Savasta (che dopo l’arresto si è dimesso alla magistratura) e Michele Nardi, con l’imprenditore D’Introno, con il poliziotto Vincenzo Di Chiaro e con l’avvocato Simona Cuomo. Gli episodi ricostruiti dai magistrati salentini, anche grazie alle dichiarazioni rese dopo l’arresto da alcuni co-indagati, riguardano quattro diversi procedimenti penali istruiti dalla Procura di Trani tra il 2012 e il 2016. In una occasione Scimè, preparando la requisitoria con Savasta di un processo a carico di D’Introno del quale era titolare, formulò – secondo l’accusa su esplicita richiesta di Nardi – “richiesta parziale di assoluzione e di condanna per una parte dei reati per i quali i magistrati ritenevano di poter giungere ad una declaratoria di prescrizione nelle successive fasi di giudizio“, ottenendo in cambio 30 mila euro. In un altro processo chiese il rinvio a giudizio per calunnia nei confronti di due accusatori di D’Introno (ottenendo una presunta tangente di 15 mila euro). Ancora, chiese l’archiviazione di due procedimenti relativi all’incendio di due ville di proprietà della moglie dell’imprenditore e al danneggiamento di una delle due ville (in cambio di 30 mila euro complessivi), “sì da favorire D’Introno il quale aveva interesse ad una rapida liquidazione dell’indennizzo da parte dell’assicurazione“.
Giustizia & Impunità
Magistrati arrestati per corruzione: nuove accuse per Savasta e Nardi. Indagato anche il pm Scimè e altre tre persone
Secondo gli inquirenti, nel 2014 i due hanno chiesto e ottenuto più di 400mila euro da un imprenditore di Corato per insabbiare una indagine a suo carico per reati tributari. Non solo. Entrambi hanno ammesso le contestazioni raccontando anche nuovi episodi delittuosi che hanno portato all’iscrizione nel registro degli indagati di altre quattro persone: il magistrato Luigi Scimè, ex pm a Trani ed ora in servizio a Salerno, l’avvocato Giacomo Ragno, Savino Zagaria, cognato di Savasta, e Martino Marancia
Nuove accuse per gli ex pm di Trani Antonio Savasta e Michele Nardi, arrestati a gennaio scorso con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari e falso. Secondo gli inquirenti, i due hanno chiesto e ottenuto più di 400mila euro da un imprenditore di Corato per insabbiare una indagine a suo carico per reati tributari. Questo episodio, qualificato come concussione e falso, risale al febbraio 2014 ed è contestato ai due magistrati in concorso con il poliziotto Vincenzo Di Chiaro e all’avvocato Simona Cuomo. In particolare, secondo l’accusa l’imprenditore Paolo Tarantini è stato minacciato tramite la notifica di un avviso di garanzia, perché consegnasse il denaro come “unico modo per sottrarsi alle gravi conseguenze che anche sul piano economico sarebbero derivate dalle iniziative giudiziarie di Savasta”. All’imprenditore sarebbe anche stato imposto di cambiare avvocato, nominando Cuomo alla quale poi avrebbe corrisposto 12mila euro di compenso e, oltre ai 400mila euro pagati in due tranche ai due magistrati, Tarantini avrebbe acquistato materiale dalla Trony per Nardi del valore di 25mila euro oltre a piante per altri 8mila euro destinate a Savasta. Quale prezzo della propria mediazione con i giudici della Corte di Appello di Bari che dovevano decidere su un’altra vicenda, una controversia di lavoro in cui era coinvolta l’azienda di Tarantini, Nardi si sarebbe fatto dare dall’imprenditore altri 30mila euro nel dicembre 2017. Per questo è accusato anche di traffico di influenze illecite.
Una nuova accusa di corruzione contestata a Nardi, Savasta e altri cinque indagati riguarda ancora un’altra vicenda del luglio 2016. L’imprenditore Flavio D’Introno avrebbe pagato le bugie del falso testimone Gianluigi Patruno in un processo contro due messi comunali di Trani imputati per falso materiale e ideologico per alcune cartelle esattoriali milionarie notificate a D’Introno. Per questa vicenda gli indagati rispondono di calunnia ai danni dei due messi e di corruzione per aver pagato le menzogne del teste (attraverso l’allestimento di una palestra gestita dalla moglie del testimone per un valore di 160mila euro e altri 3mila euro in contanti pagati il giorno prima dell’udienza). A Patruno è contestata anche l’estorsione di 60mila euro pagati da Savasta e D’Introno perché non raccontasse di essere stato corrotto per mentire.
La Procura di Lecce, inoltre, ha chiesto di cristallizzare in un incidente probatorio le dichiarazioni rese in undici diversi interrogatori, tra ottobre 2018 e marzo 2019, da parte di Savasta (attualmente agli arresti domiciliari), Vincenzo Di Chiaro, poliziotto attualmente in carcere, e l’imprenditore Flavio D’Introno, nell’ambito dell’inchiesta su presunte tangenti in cambio di procedimenti penali favorevoli. Dinanzi ai pm di Lecce i tre indagati, sulle cui rivelazioni ora si chiede l’incidente probatorio, hanno ammesso le contestazioni raccontando anche nuovi episodi delittuosi che hanno portato all’iscrizione nel registro degli indagati di altre quattro persone: il magistrato Luigi Scimè, ex pm a Trani ed ora in servizio a Salerno, l’avvocato Giacomo Ragno, Savino Zagaria, cognato di Savasta, e Martino Marancia. Le nuove imputazioni formulate a carico degli indagati (che hanno ricevuto avvisi di garanzia) riguardano presunti episodi di corruzione, concussione, falso, calunnia, millantato credito ed estorsione. La posizione di altre otto persone, inizialmente presenti nell’elenco degli indagati al momento della notifica dell’ordinanza di arresto, è stata stralciata e nei loro confronti, scrive la Procura nelle imputazioni, “si procede separatamente”.
Nella fattispecie, il magistrato di Trani Luigi Scimè ha ricevuto dall’imprenditore Flavio D’Introno 75mila euro in tre diverse tranche per alcuni procedimenti penali che lo vedevano direttamente coinvolto. Per questo la Procura di Lecce contesta al magistrato il reato di corruzione in concorso con i suoi colleghi Antonio Savasta (che dopo l’arresto si è dimesso alla magistratura) e Michele Nardi, con l’imprenditore D’Introno, con il poliziotto Vincenzo Di Chiaro e con l’avvocato Simona Cuomo. Gli episodi ricostruiti dai magistrati salentini, anche grazie alle dichiarazioni rese dopo l’arresto da alcuni co-indagati, riguardano quattro diversi procedimenti penali istruiti dalla Procura di Trani tra il 2012 e il 2016. In una occasione Scimè, preparando la requisitoria con Savasta di un processo a carico di D’Introno del quale era titolare, formulò – secondo l’accusa su esplicita richiesta di Nardi – “richiesta parziale di assoluzione e di condanna per una parte dei reati per i quali i magistrati ritenevano di poter giungere ad una declaratoria di prescrizione nelle successive fasi di giudizio“, ottenendo in cambio 30 mila euro. In un altro processo chiese il rinvio a giudizio per calunnia nei confronti di due accusatori di D’Introno (ottenendo una presunta tangente di 15 mila euro). Ancora, chiese l’archiviazione di due procedimenti relativi all’incendio di due ville di proprietà della moglie dell’imprenditore e al danneggiamento di una delle due ville (in cambio di 30 mila euro complessivi), “sì da favorire D’Introno il quale aveva interesse ad una rapida liquidazione dell’indennizzo da parte dell’assicurazione“.
GIUSTIZIALISTI
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‘In Ucraina è guerra per procura’: a dirlo è il segretario di Stato Usa Marco Rubio. E il Cremlino plaude
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Più che le conclusioni del Consiglio europeo sembrano un bollettino di guerra, con i nostri governanti che, in un clima di ubriacatura collettiva, programmano una spesa straordinaria di miliardi su miliardi per armi, missili e munizioni. E la premier Meloni cosa dice? 'Riarmo non è la parola adatta' per questo piano. Si preoccupa della forma e di come ingannare i cittadini. Ma i cittadini non sono stupidi! Giorgia Meloni come lo vuoi chiamare questo folle programma che, anziché offrire soluzioni ai bisogni concreti di famiglie e imprese, affossa l’Europa della giustizia e della civiltà giuridica per progettare l’Europa della guerra?". Lo scrive Giuseppe Conte sui social.
"I fatti sono chiari: dopo 2 anni e mezzo di spese, disastri e fallimenti in Ucraina anziché chiedere scusa agli italiani, Meloni ha chiesto a Von der Leyen di investire cifre folli in armi e spese militari dopo aver firmato sulla nostra testa a Bruxelles vincoli e tagli sugli investimenti che ci servono davvero su sanità, energia, carovita, industria e lavoro. Potremmo trovarci a spendere oltre 30 miliardi aggiuntivi sulle armi mentre ne mettiamo 3 scarsi sul carobollette".
"Stiamo vivendo pagine davvero buie per l’Europa. I nostri governanti, dopo avere fallito con la strategia dell’escalation militare con la Russia, non hanno la dignità di ravvedersi, anzi rilanciano la propaganda bellica. La conclusione è che il blu di una bandiera di pace scolora nel verde militare. Dai 209 miliardi che noi abbiamo riportato in Italia dall'Europa per aziende, lavoro, infrastrutture, scuole e asili nido, passiamo a montagne di soldi destinati alle armi".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Much appreciated". Lo scrive Elon Musk su X commentando un post in cui si riporta la posizione della Lega e di Matteo Salvini sul ddl Spazio e Starlink. Anche il referente in Italia del patron di Tesla, Andrea Stroppa, ringrazia via social Salvini: "Grazie al vice PdC Matteo Salvini per aver preso posizione pubblicamente".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Gianfranco Librandi, presidente del movimento politico “L’Italia c’è”, ha smentito categoricamente le recenti affermazioni giornalistiche riguardanti una presunta “coalizione di volenterosi” per il finanziamento di Forza Italia. Librandi ha dichiarato: “Sono tutte fantasie del giornalista. Smentisco assolutamente di aver parlato di una coalizione di volenterosi che dovrebbero contribuire al finanziamento del partito”.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Il vergognoso oltraggio del Museo della Shoah di Roma è l'ennesimo episodio di un sentimento antisemita che purtroppo sta riaffiorando. È gravissima l'offesa alla comunità ebraica ed è gravissima l'offesa alla centralità della persona umana e all'amicizia tra i popoli. Compito di ognuno deve essere quello di prendere decisamente le distanze da questi vergognosi atti, purtroppo sempre più frequenti in ambienti della sinistra radicale infiltrata da estremisti islamici , che offendono la memoria storica e le vittime della Shoah. Esprimo la mia più sentita solidarietà all'intera Comunità ebraica con l'auspicio che tali autentici delinquenti razzisti antisemiti siano immediatamente assicurati alla giustizia ". Lo ha dichiarato Edmondo Cirielli, Vice Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Meloni ha perso un'occasione rispetto a due mesi fa quando si diceva che sarà il ponte tra l'America di Trump e l'Europa e invece Trump parla con Macron, con Starmer e lo farà con Merz. Meloni è rimasta un po' spiazzata. Le consiglio di non essere timida in Europa perchè se pensa di sistemare i dazi un tete a tete con Trump, quello la disintegra. Meloni deve stare con l'Europa e Schlein quando le dice di non stare nel mezzo tra America e Europa è perchè nel mezzo c'è l'Oceano e si affoga". Lo dice Matteo Renzi a Diritto e Rovescio su Rete4.