Il nodo delle commissioni interbancarie
Obblighi a parte, uno dei motivi per cui i pagamenti elettronici faticano a diffondersi fra i commercianti italiani è il costo del Pos e delle commissioni interbancarie. Stimare l’entità di queste cifre è difficile, perché dipende da vari fattori: il contratto di affitto e di gestione del terminale, le tariffe previste dalle banche che emettono le carte di credito, gli istituti a cui si affidano gli stessi commercianti. Per porre dei limiti, però, l’Unione europea è intervenuta con la direttiva Psd2 (Payment service directive), in vigore da gennaio 2018 e recepita anche in Italia con apposito decreto. Cosa prevede? Fra le altre cose, è stato imposto lo stop ai sovrapprezzi variabili applicati alle diverse carte ed è stato fissato un tetto massimo per le commissioni interbancarie, pari allo 0,2 per cento del totale per le carte di debito e allo 0,3 per cento per quelle di credito. In base ai calcoli della Commissione, la direttiva dovrebbe portare a un risparmio di 550 milioni l’anno per tutti i consumatori dell’Ue e ridisegnare in modo più uniforme il mercato europeo dei pagamenti. A rompere questo quadro, rimane un’altra (grossa) differenza fra gli Stati membri che ancora non è stata appianata: il tetto all’uso del contante.