Mel Brooks non sarebbe riuscito a fare di meglio. Le sue incommensurabili parodie sono state incenerite.
L’atmosfera radiosa delle festività pasquali ha conosciuto il suo climax con il messaggio di pace che Luca Morisi, il Vate hi-tech della Lega, ha voluto pubblicare online. Come Lord Casco di “Balle spaziali”, ha voluto sottolineare “siamo armati e con l’elmetto”.
Vi siete accorti che fanno di tutto per gettare fango sulla Lega? Si avvicinano le Europee e se ne inventeranno di ogni…
Pubblicato da Luca Morisi su Domenica 21 aprile 2019
Poco più di vent’anni fa un carrarmato di cartone e compensato a Piazza San Marco diede patetica prova delle velleità di conquista “manu militari” del potere da parte degli immarcescibili indipendentisti del Nord.
Oggi, tramontato il riferimento al punto cardinale in ossequio ad un presunto “panitalianesimo”, a sua volta gemmato alla scoperta della capacità di voto e della corrispondente utilità di quelli che fino a poco tempo fa erano “terùn”, la stagione dei social e dei “like” è più che mai fertile per raccogliere consensi, applausi, approvazioni. I proiettili – simili a quelli che qualcuno recapita in plichi postali – sono le parole. I destinatari siamo tutti noi.
Non so quanti abbiano avuto modo di apprezzare la sortita di Morisi. Gli italiani di ogni latitudine, molti dei quali sicuramente alle prese con il loro arsenale di meridionalissimi casatielli, struffoli e pastiere, è probabile che si siano persi la categorica dichiarazione “online”. Un domani leggeranno su uno dei tanti siti di “fake news” (opportunamente fatti rimbalzare su Facebook e altre fertili piattaforme ) che quella inammissibile frase è solo una montatura della stampa.
La vera tragedia è che quel “post” è stato piazzato “coram populo” non da un qualunque cibernauta in preda ad una cattiva digestione, la cui acidità gastrica giustificherebbe la boutade. A scrivere è il “Consigliere strategico per la comunicazione” del titolare del dicastero dell’Interno. Il suo ruolo è istituzionale, è stato sancito dall’apposito decreto ministeriale del 1° giugno 2018, ha validità fino al termine del mandato governativo e costa al contribuente 65mila euro l’anno (qui i prospetti ufficiali del Ministero per il 2018 e per il 2019).
Qualche osservazione da quisque de populo è inevitabile. Una per tutte: i nostri soldi lo stipendiano per occuparsi di comunicazione del ministro per questioni ufficiali oppure per svolgere una bieca propaganda elettorale basata sull’odio, l’intolleranza, la gratuita istigazione allo scontro armato?
Non escludo che il Morisi abbia studiato a tavolino il suo infelice proclama. Immaginandosi emulo di Salvo d’Acquisto, potrebbe essersi offerto dinanzi al plotone d’esecuzione dei mezzi di informazione e dell’opinione pubblica per fare salva la vita politica di Armando Siri. Il suo generoso gesto avrebbe potuto avere lo scopo di distrarre l’attenzione dalla paradossale vicenda del sottosegretario su cui gravano pesanti accuse di corruzione e un pregresso imbarazzante patteggiamento per bancarotta fraudolenta.
Se i martiri della Jihad confidano nell’accesso al Paradiso e alla disponibilità di 72 vergini, a cosa dobbiamo il sacrificio estremo del kamikaze della comunicazione politica?
Non mi aspetto risposta. Sono troppo preoccupato per il nostro futuro per soffermarmi oltre su uno dei tantissimi fotogrammi che compongono l’estenuante film horror dell’Italia dei nostri giorni.
Quel “siamo armati” mi fa pensare alla legge sulla legittima difesa e a chi a casa comincerà a conservare fucili e pistole. Se qualcuno ha ancora a cuore la democrazia e la pace sociale si sbrighi a far sentire la sua voce.