Il Presidente della Repubblica incontra al Quirinale le Associazioni combattentistiche e d’Arma alla vigilia della Festa della Liberazione: "La vostra testimonianza è un monito permanente, un argine di verità contro le interessate riscritture della storia"
Il 25 aprile “ci sollecita a riflettere su come il Paese seppe risorgere dopo la tragedia del secondo conflitto mondiale. Fu davvero un secondo Risorgimento di un Paese materialmente distrutto” dalla guerra e “gettato nello scompiglio dal regime fascista nemico e da quello monarchico”. Lo ha detto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, incontrando al Quirinale le Associazioni combattentistiche e d’Arma alla vigilia della Festa della Liberazione, insieme alla ministra della Difesa Elisabetta Trenta.
Il Capo dello Stato ha ricordato che “la libertà non è un valore acquisito per sempre ma va difesa e sviluppata”, sottolineando anche che il 25 aprile di 74 anni fa “fu il momento fondante della nostra democrazia” che trova il fulcro in quella Costituzione “in cui tutti devono riconoscersi” e la cui tutela e salvaguardia deve essere oggetto di un’azione costante “anche culturale e politica“. “È al futuro d’Italia che dobbiamo guardare”, prosegue Mattarella, per far sì che “i giovani sappiano far propri i valori costituzionali” che hanno riportato l’Italia nel consesso delle Nazioni e che “ci hanno permesso di raggiungere traguardi sociali inimmaginabili”.
Il presidente della Repubblica ha omaggiato i combattenti partigiani e coloro, uomini donne, militari e civili, e anche sacerdoti, che si impegnarono nella lotta all’oppressione nazifascista e si adoperarono per salvare gli ebrei e i perseguitati del regime. “La vostra testimonianza è un monito permanente, un argine di verità contro le interessate riscritture della storia”, ha detto loro Mattarella.