di Muayad Alayan. Con Adeeb Safadi, Silvane Kretchner, Massa Abd Elhadi, Ishai Golan. Palestina/Paesi Bassi/Messico/Germania 2019. Durata: 127’. Voto: 3,5/5 (AMP)
“Con 3 milioni di ebrei a disposizione eri così disperata da prenderti un arabo?”. Non si trattasse di Gerusalemme, la provocazione di Ronit alla sua amica Sarah sarebbe totalmente fuori luogo. Ma in quel territorio benedetto da Dio nelle Scritture e maledetto dagli uomini nella Storia, la frase vibra di verità. Il tradimento del matrimonio viene in secondo piano quando in ballo ci sono i confini, l’esercito, i servizi segreti, una convivenza a dir poco tormentata. Così va che l’amor proibito fra l’ebrea Sarah e l’arabo Saleem, entrambi sposati (lei con un colonnello e lui con una studentessa in attesa di un bimbo), assume i connotati della sfida agli stati d’Israele e di Palestina. Il (melo)dramma teso del palestinese Alayan è scritto (benissimo) ispirandosi a uno dei tanti drammi privati di quella striscia di mondo in emergenza perenne, ma riesce ad andare oltre il classico film di denuncia socio-politica, entrando nelle viscere psicologiche di ciascuno dei quattro personaggi co-protagonisti, paralizzati nella dicotomia “ragione (di Stato) e sentimento”, con la donna a un gradino superiore di saggezza. E a tratti ci sembra di vivere in uno spinoff di Una separazione di Farhadi.