Primi indennizzi non prima di fine anno. Giorgianni: "Ennesimo pretesto per non procedere". Alcune sigle sono a Bruxelles dove hanno incontrato la commissaria Vestager. Luigi Ugone, presidente di "Noi che credevamo nella Popolare di Vicenza: "Rigidità molto inferiore rispetto a quella che ci viene trasmessa, ci sono le condizioni per migliorare la legge"
Divide le associazioni dei risparmiatori il raddoppio del patrimonio mobiliare massimo sotto il quale i “truffati” dalle banche avranno diritto agli indennizzi automatici. L’aumento del tetto era una delle richieste del coordinamento Don Torta Banche Popolari Venete, una delle due sigle che l’8 aprile durante l’incontro con il premier Giuseppe Conte non hanno accettato lo schema messo a punto dal ministro Giovanni Tria. Ma le altre sigle non ci stanno, perché la modifica non è stata concordata con la Commissione Ue e il timore è che il risultato sia un nuovo slittamento dei rimborsi. Che, stando all’ultima bozza del dl, verranno erogati non prima di fine anno, anche nel caso di procedura diretta.
Il decreto infatti dovrà essere seguito – come già previsto – da due decreti attuativi del Mef. In uno dei due testi verrà indicata la data da cui far partire una finestra di 180 giorni per la presentazione delle domande di indennizzo. Anche nel caso in cui i sei mesi partissero immediatamente a maggio, i pagamenti non partirebbero prima di novembre. Nel frattempo la parte delle norme modificata con la soglia a 200mila euro per i beni mobiliari verrà sottoposta a Bruxelles. Il vice portavoce della Commissione ha spiegato che l’esecutivo comunitario attende il testo finale prima di dare un giudizio.
Secondo Letizia Giorgianni, presidente dell’associazione ‘Vittime del Salvabanche’, “appare l’ennesimo pretesto per non dare attuazione al fondo” in quanto “un governo serio avrebbe fatto una norma solo dopo aver avuto la certezza matematica del via libera da Bruxelles. Così, invece, verrà varata una legge che non avrà avuto l’ok dell’Unione europea”. Inoltre, aggiunge Giorgianni, “va ricordato come la maggioranza delle associazioni aveva accettato il testo proposto l’8 aprile da Tria perché era l’unico ad avere la garanzia e la certezza che non avrebbe subito divieti da Bruxelles. Invece, inspiegabilmente e senza che noi ne facessimo specifica richiesta, è stato alzato il tetto dei valori mobiliari così tanto da raddoppiarlo. E’ una misura che temiamo mal si concilia con le normative europee che permettono gli aiuti di Stato solo in caso di emergenza sociale”.
Anche Barbara Puschiasis, presidente di Consumatori Attivi, lamenta che la decisione “va a complicare le cose, perché richiederà un’ulteriore interlocuzione con Bruxelles, allungando quindi i tempi e, soprattutto, sappiamo che tra poco non ci sarà un interlocutore in Europa perché ci saranno le elezioni. Sembra anzi un tentativo di non voler fare le cose”. “Vedo difficile anche la questione dei decreti attuativi: entrerà in Parlamento in un momento di accesa campagna elettorale. Il testo potrà quindi uscire modificato o stravolto. Difficilmente tria emanerà un decreto ministeriale su una norma che potrebbe venir profondamente modificata o sulla quale l’Europa potrebbe porre dei veti”.
Intanto Luigi Ugone, presidente di “Noi che credevamo nella Popolare di Vicenza” – l’altra associazione che non ha sottoscritto la proposta di Conte – è a Bruxelles dove insieme ad altre sigle ha incontrato la commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager. E riferisce che “su molti punti vista con l’Europa abbiamo la stesso visione, l’Ue ha detto che i criteri con cui sono state risolte le banche in territori localizzati hanno creato danni enormi e preoccupanti e noi condividiamo”. “Abbiamo avuto la sensazione che la rigidità della Commissione sia molto inferiore rispetto a quella che ci viene trasmessa in Italia, e quindi pensiamo che se l’Italia volesse ci sono le condizioni per poter lavorare ancora per migliorare la legge sul Fir a favore dei risparmiatori”, ha detto Andrea Arman, capo del “Coordinamento Don Torta”, pure presente all’incontro a Bruxelles.
Il presidente Amici della Carife, Marco Cappellari, ha invece spiegato alla Vestager il caso delle quattro banche chiuse nel 2015 e “la devastazione che c’è stata con 130mila persone azzerate”, 32mila nella sola Ferrara. “Abbiamo avuto la sensazione che la commissaria avesse un certo stupore nell’apprendere certe situazioni, forse la Commissione non conosceva nel dettaglio, e abbiamo visto una grande disponibilità a non voler stringere le maglie della Ue su queste situazioni e ci ha incentivato a ritornare dal Governo italiano a chiedere di essere ancora più vicino alle esigenze degli azzerati”, ha aggiunto.