Armando Siri chiese all’amico Paolo Arata di mettere in campo le sue amicizie americane per ottenere un posto da ministro. E pochi giorni dopo venne nominato sottosegretario alle Infrastrutture. È quello che emerge da alcuni alcuni resoconti investigativi della Dia, riportati dal quotidiano Repubblica. È uno dei tanti capitoli contenuti dalle intercettazioni finiti sul tavolo della procura di Roma. Dalla Sicilia, infatti, sono arrivati all’ufficio inquirente capitolino centinaia di pagine che ricostruiscono i rapporti tra il sottosegretario della Lega – indagato per corruzione – e Arata, ex deputato di Forza Italia nel 1996 e oggi socio di Vito Nicastri, l’imprenditore di Alcamo considerato tra i finanziatori di Messina Denaro. Proprio oggi il pm di Palermo, Gianluca De Leo, ha chiesto per Nicastri la condanna a 12 anni di carcere per concorso in associazione mafiosa e intestazione fittizia di beni. L’imprenditore era stato arrestato nel 2018 e posto ai domiciliari: da casa sua, però, violava i divieti di comunicazione imposti dal giudice.  La circostanza è venuta fuori proprio nell’indagine sulle mazzette alla Regione, che è arrivata fino a Roma. Dagli atti investigativi, infatti, emergono continui riferimenti di Arata i vertici istituzionali romani. “Oggi in Parlamento c’è la legge…”, dice a un certo punto il 22 gennaio del 2019. Ma andiamo con ordine.

“Abbiamo fregato i 5 stelle” – Stando alle indagini, Arata avrebbe fatto pressione su Siri per superare le restistenze degli esponenti siciliani del M5s. La consigliera regionale Valentina Palmeri – anche lei di Alcamo come Nicastri – con le sue denunce  “stava facendo saltare il business”del biometano, che lega Arata all’imprenditore siciliano. I due avevano già investito denaro per realizzare un impianto a CalatafiMi, in provincia di Trapani. Proprio nei giorni della nascita del governo M5s-Lega, Arata avrebbe contattato Siri per inserire nel contratto di governo – cioè quello che sarebbe diventato il programma del nuovo esecutivo – un passaggio sul biometano. Nel documento in effetti si legge che “verranno valutate sperimentazioni sul ciclo di vita di impianti a biometano”. Secondo le indagini, quando Siri comunicò che era cosa fatta, Arata esultò: “Così li freghiamo“, disse riferendosi ai 5 stelle. Ma l’ostruzionismo di Arata nei confrotni dei grillini siciliani non si fermò a questo. Quando Palmeri chiese gli atti alla Regione Siciliana, l’ex deputato di Forza Italia riuscì ad ottenere che le carte sul biometano non venissero fornite a Palmeri. Un obiettivo raggiunto grazie a funzionari regionali a lui vicini.

L’aiuto degli americani per entrare al governo – È a quel punto che, secondo la ricostruzione investigativa, Siri gli chiese di ricambiare il favore: Arata doveva intercerdere con le sue amicizie americane per essere inserito nell’esecutivo. Un desiderio esaudito visto che il senatore della Lega venne nominato sottosegretario alle Infrastrutture, anche se preferiva andare all’Economia. È noto come Federico Arata, figlio di Paolo, sia l’uomo che nel dicembre del 2017 ha organizzato il viaggio del segretario della Lega negli Stati Uniti, facendo da ponte tra lui, Steve Bannon e Donald Trump. “Mi chiamo Federico Arata e sono il mittente, insieme a Ted, di questo viaggio negli Stati Uniti per Salvini. Io lavoro come spin doctor per Lega, cercando di aiutarli a migliorare socialmente e internazionalmente”, sono le utilizzate per presentarsi agli americani. Assunto a Palazzo Chigi dal sottosegretario – e numero due della Lega – Giancarlo Giorgetti, secondo un’inchiesta della trasmissione televisiva Report, il 7 settembre scorso fu Federico Arata a condurre al Viminale Steve Bannon, ideologo del The Movement, l’internazionale sovranista.

“Oggi in Parlamento c’è la legge” – D’altra parte, dagli atti investigativi emergono continui riferimenti di Arata i vertici istituzionali romani. Telefonate ma soprattutto intercettazioni. Anche fino a poche settimane fa. Il 22 gennaio scorso, per esempio, il docente universitario parla con Manlio Nicastri, il figlio dell’imprenditore siciliano e spiega che sta cercando di fare alzare gli incentivi statali. “Quali soluzioni abbiamo adesso ala cosa? Ne abbiamo due di soluzioni, non ne abbiamo una… una, che io devo portare la tariffa al massimo livello, oggi in parlamento c’è la legge sulla … eh… come si chiama… eeh… sulla… ee… ouh… non procedura, va be, c’è…”. Il resto della conversazione è coperto da omissis. Quel giorno al Senato discuteva la conversione in legge del decreto semplificazione per le imprese e per la pubblica amministrazione. A un certo punto, tra l’altro, lo stesso Arata si rese conto di essere intercettato: prima fece fare una bonifica. Poi trovò una microspia. Quindi si accorse di essere pedinato: “Saranno i servizi segreti per i nostri amici che vengono a casa”.

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