Il presidente della Camera in piazza a Napoli, dove prende tra le mani e sventola la bandiera delll'Anpi. "È la festa del nostro Paese, della Repubblica, dell’Italia in cui tutti ci dobbiamo riconoscere perché è la festa della liberazione dell’Italia dal nazifascismo". Sulla presenza di Salvini a Corleone: "Non c'è nessuna sfida tra Liberazione e liberazione dalla mafia. Sono due cose che non possono essere messe sullo stesso piano"
“Se mi considero un antifascista? Un’istituzione repubblicana è per forza antifascista”. Roberto Fico festeggia il 25 aprile in piazza a Napoli, dove prende tra le mani e sventola la bandiera delll’Anpi. “È la festa del nostro Paese, della Repubblica, dell’Italia in cui tutti ci dobbiamo riconoscere perché è la festa della liberazione dell’Italia dal nazifascismo”. Una liberazione, dice il presidente della Camera, che “ci permette oggi di essere in questa piazza, di poter manifestare, di poter esprimere le nostre idee, e che permette ai ministri di essere ministri, ai parlamentari di essere tali tramite elezioni democratiche, ai sindaci e ai presidenti di Regione di svolgere il loro ruolo”.
Il punto, specifica, “è che noi come istituzione ci fondiamo sull’antifascismo e questo non è in discussione, che uno lo dica o non lo dica”. Quello che “possiamo essere oggi deriva dalla lotta contro il fascismo, il regime, le dittature, le leggi razziali, contro tutto quello schifo che è stato il periodo fascista e l’Italia è rinata quando è nata la Repubblica con una Costituzione straordinaria e senza distinzione alcuna tra le persone”. Per la terza carica dello Stato si tratta di un concetto che bisogna “ribadire questo con sempre più forza, non dando mai niente per scontato perché vai due metri fuori l’Italia e tutti questi principi e valori magari non esistono. E quindi è bene sapere da dove veniamo, conoscere la nostra storia”.
Rispondendo a chi gli faceva notare la scelta di Matteo Salvini di andare a Corleone, in una sorta di contrapposizione tra Liberazione e liberazione dalla mafia, Fico ha spiegato: “Non c’è nessuna sfida. Sono due cose che non possono essere messe sullo stesso piano. Noi siamo qui: il 25 aprile e va ricordato, va affermato e festeggiato perché siamo una Repubblica fondata su quei valori”.
La mafia, ha aggiunto, “purtroppo è un cancro dal quale ci dobbiamo liberare e dobbiamo essere tutti uniti per farlo”. Combattere i clan mafiosi è “prioritario” invitando a “parlarne ancora di più” e “soprattutto occorrono azioni strategiche volte a pianificare la distruzione totale della criminalità organizzata”. Un obiettivo raggiungibile “investendo nel sociale, nell’istruzione e dando più forza alle forze dell’ordine, alla repressione”.
Mentre sulla partecipazione in ordine sparso delle istituzioni, Fico ha commentato: “Io dico che parlare di derby o dire ‘un 25 aprile ma…’ è un qualcosa di assolutamente sbagliato e da presidente della Camera sono a Napoli per celebrare il 25 aprile ma idealmente sono in tutti i luoghi dove si celebra la Liberazione. Prossimamente sarò anche a Marzabotto – ha aggiunto – Non c’è discussione sul 25 aprile, siamo istituzioni che derivano dal 25 aprile”.