Il vicepremier ha scelto di non partecipare alle commemorazioni della Liberazione e invece di fare un tour elettorale in Sicilia. Ma se nei giorni scorsi aveva liquidato la celebrazione, oggi ha deciso di smorzare le polemiche. E a Di Maio che invece gli ha ribadito la necessità di far dimettere il sottosegretario Siri indagato, si è limitato a dire: "Oggi sono in modalità zen"
“Se l’antifascismo è un valore fondante della Repubblica? Sì”. Dopo le polemiche e le tensioni con i soci di governo per la decisione di disertare le celebrazioni per il 25 aprile, Matteo Salvini ha cambiato i toni. Mentre i colleghi M5s hanno preso parte a sfilate e cortei tra Roma e Milano, lui ha scelto di fare un tour elettorale in Sicilia. Ma a margine, con i giornalisti, ha ammorbidito le sue posizioni sulle celebrazioni della Liberazione: “Mi piacerebbe che oggi fosse la giornata dell’unione e della pacificazione nel nome dell’Italia che verrà, poi ognuno si tiene proprie idee, distanze, e obiettivi: ho scelto Corleone per dire ai giovani che vince lo Stato”, ha detto. Ma proprio su questo punto è arrivato l’attacco di Luigi Di Maio che ha chiesto nuovamente le dimissioni del sottosegretario leghista ai Trasporti, attualmente indagato per corruzione: “Siri si difenderà, sono sicuro che risulterà innocente, ma intanto lavoriamo alla questione morale, alla sanzione politica. Altrimenti che senso ha dire che si festeggia a Corleone, dicendo che si vuole eliminare la mafia. La mafia la elimini se tu dai l’esempio”. Su questo Salvini insiste nel difendere il collega e il partito: “Mi sono impegnato a non rispondere sulle polemiche, sono in modalità zen. La polemica politica la lascio agli altri”, ha tagliato corto.
Solo pochi giorni fa, era stato lo stesso ministro dell’Interno a rivendicare la decisione di andare in Sicilia e non in corteo: “Ognuno passa il 25 aprile come vuole”, aveva detto a Pinzolo, “vestito come vuole, senza polemica. Ma credo sia giusto che il ministro dell’Interno vada in Sicilia a combattere la mafia”. E poco prima: “La lotta a camorra, ‘ndrangheta e mafia è la nostra ragione di vita. Il 25 aprile non sarò a sfilare qua o là, fazzoletti rossi, fazzoletti verdi, neri, gialli e bianchi. Vado a Corleone a sostenere le forze dell’ordine nel cuore della Sicilia”. A far discutere anche le dichiarazioni dei colleghi di partito. Come ad esempio, tra gli altri, il ministro Centinaio che aveva parlato di una festa “monopolio dell’estrema sinistra”. A loro si sono associati i casi locali di amministrazioni, da Trieste alla provincia di Monza, in cui la festa è stata ridimensionata o sospesa.
Oggi però Salvini ha cambiato linea, o almeno ha scelto di smorzare le polemiche. “La scelta di stare a Corleone per la festa della Liberazione è assolutamente in sintonia con chi rischia la vita indossando la divisa per liberare il paese dall’occupazione della mafia. Pensate che stia facendo un picnic qui o una scampagnata? Qualunque cosa avessi fatto io oggi avrebbero fatto polemica”.