Brutta sorpresa per chi negli ultimi mesi ha assunto un giovane o un disoccupato del Sud contando sugli sgravi contributivi varati con l’ultima manovra. Quell’incentivo, che secondo la ministra Barbara Lezzi avrebbe dovuto “dare nuovo impulso al mercato del lavoro” nel Mezzogiorno garantendo alle aziende “la certezza di poter pianificare le assunzioni” per il nuovo anno, vale solo per le assunzioni fatte tra maggio e dicembre. La doccia fredda è arrivata venerdì scorso, quando l’Anpal ha pubblicato il decreto direttoriale che regola il bonus. La spiegazione? Non ci sono abbastanza soldi. “Il governo ha fatto tutto senza consultare i tecnici“, spiega a Ilfattoquotidiano.it il direttore generale dell’Agenzia nazionale per le politiche attive, Salvatore Pirrone. “In fase di approvazione della legge di Bilancio avevamo fatto presente l’impossibilità di finanziare integralmente la misura. Ad aprile abbiamo proposto al ministero del Lavoro di iniziare ad attivare lo strumento con i pochi soldi che abbiamo (120 milioni), per poi trovare i restanti per arrivare a fine anno”.
Sulla carta l’incentivo prevedeva uno sgravio contributivo “fino a 8.060 euro per 12 mesi” per gli imprenditori meridionali disposti ad assumere nel 2019 e nel 2020 giovani e over 35 disoccupati da almeno 6 mesi. Una misura quasi identica a quella adottata dai governi Renzi e Gentiloni nel biennio precedente. Ma nel decreto direttoriale dell’Anpal pubblicato il 19 aprile c’è la sorpresa: la decontribuzione è riservata a chi assume a partire dal 1 maggio 2019, mentre gli imprenditori che hanno già reclutato nuovi dipendenti nella prima metà dell’anno non riceveranno un euro.
Il bonus ereditato da Gentiloni ed esteso dal governo gialloverde
“Intendiamo allargare la decontribuzione per le assunzioni dei giovani nel mezzogiorno anche al 2019 – aveva annunciato nel luglio scorso la ministra per il Sud – riproponendo di fatto la misura già in vigore quest’anno che prevede uno sgravio al cento per cento e guardando alla possibilità di renderla strutturale”. Una promessa che si è concretizzata in parte con l’ultima manovra, quando l’esecutivo M5s-Lega ha rimodulato (ed esteso) un’analoga norma per il Mezzogiorno già varata dai governi Pd nei due anni precedenti. L’Incentivo Occupazione Sviluppo Sud, questo il nome ufficiale del bonus, viene erogato per 12 mesi a partire dalla data di assunzione e si applica nel caso di contratti a tempo indeterminato (a tempo pieno o part-time), di apprendistato, e di rapporti di lavoro subordinato con una cooperativa. Escluso, invece, chi viene assunto con contratto di lavoro domestico, occasionale o intermittente. Per realizzarlo, era stato previsto lo stanziamento di 500 milioni per il 2019 e di altrettanti per il 2020. Doveva essere un modo per combattere il precariato e, in aggiunta agli sgravi previsti per quelle aziende che assumono i beneficiari del reddito di cittadinanza, secondo il vicepremier M5s Luigi Di Maio avrebbe dovuto rappresentare “l’inizio tangibile del cambiamento” per tutte le regioni del Mezzogiorno. Per renderlo operativo, però, era necessaria la pubblicazione di un decreto direttoriale dell’Anpal e di una circolare Inps (contenente le istruzioni per le imprese), in maniera analoga a quanto già accaduto in passato. Ma il decreto 179 appena varato dall’Agenzia governativa per il lavoro è diverso dalle attese.
L’Anpal: “In passato misura concordata con il ministero”
“Per attuare questa norma bandiera bisognava innanzitutto capire chi dovesse finanziarla”, chiarisce al fattoquotidiano.it il direttore generale dell’Anpal, agenzia vigilata dal ministero del Lavoro che coordina le politiche per le persone in cerca di occupazione e la ricollocazione dei disoccupati. “Noi, con i programmi operativi gestiti dall’Anpal, avevamo investito la totalità dei fondi disponibili con le due operazioni varate dai governi precedenti”. Un problema di cui l’esecutivo Conte era venuto a conoscenza già prima di approvare la legge di bilancio. “La vera differenza rispetto al passato è che il pacchetto per il 2018, per esempio, era stato concordato con il ministero. Prima della sua approvazione, infatti, era stata fatta una verifica dei fondi disponibili”, aggiunge Pirrone. “È per questo che in quell’occasione il nostro decreto direttoriale uscì il 2 gennaio e copriva le assunzioni per tutto l’anno. Ci stavamo già lavorando da tempo. Invece ora è stato fatto tutto senza il sostegno della componente tecnica”. Da qui la necessità di prendere tempo per trovare i soldi necessari. “Abbiamo scritto a gennaio al governo per chiedere indicazioni su come muoverci, finché la situazione si è sbloccata ad aprile”. Con quale soluzione? “Dopo una serie di riunioni con le regioni, abbiamo proposto al ministero del Lavoro di iniziare ad attivare lo strumento con i pochi soldi che siamo riusciti a recuperare grazie a una verifica dei risparmi di spesa degli anni passati”. Si parte quindi con i 120 milioni indicati nel decreto, a cui se ne aggiungeranno altri 250 “da recuperare attraverso una riprogrammazione dei nostri progetti e dopo il parere positivo della Commissione Ue. Per l’anno prossimo, invece, speriamo di stimolare le Regioni per ricevere ulteriori finanziamenti”.
L’allarme della Fondazione studi consulenti del Lavoro
Come spiega un approfondimento della Fondazione studi consulenti del Lavoro, le misure per il Sud varate dagli ultimi tre governi rientrano nel “Programma operativo nazionale Sistemi di politiche attive per l’occupazione (Pon Spao)” e i fondi disponibili vengono calcolati ogni anno con la legge di bilancio. Per il 2019, però, si è creato un vero e proprio “paradosso”, dato che “molti operatori economici hanno effettuato numerose assunzioni dallo scorso gennaio nella legittima convinzione che il meccanismo dell’incentivo annuale fosse in qualche modo rispettato, vista appunto la presenza della norma primaria che ne dispone il finanziamento per gli anni 2019 e 2020”. Il problema, chiarisce il report della Fondazione, sembra stare proprio lì, cioè nella modalità con cui sono stati stanziati i fondi. “Va rilevato che la manovra di bilancio del 2019 ha forse dato per scontato un finanziamento di non poca rilevanza, generando così un legittimo affidamento da parte delle imprese che, alla luce delle dinamiche sovra esposte, potrebbero anche temere che l’incentivo si esaurisca in breve tempo, viste le non eccessive risorse reperite grazie alla collaborazione tra l’Anpal e le regioni”. Un equivoco che ora rischia di trasformarsi in una mannaia per quegli imprenditori virtuosi che hanno già dato il via alle assunzioni nella speranza (vana) di ottenere un sostegno dallo Stato.
Riceviamo e pubblichiamo la replica del ministro Barbara Lezzi
Inoltre è giunto a una fase avanzata il confronto con le Regioni,finalizzato a integrare la misura con altre,ulteriori, risorse, prese dal FSE, il Fondo Sociale Europeo. In ragione di tutto ciò, mi sento certamente di dichiarare che quanto affermato dal Direttore dell’Agenzia nazionale per le Politiche Attive, Salvatore Pirrone, non corrisponda affatto al vero. Piuttosto, mi domando per quale ragione sia stata sua premura l’avere a disposizione i citati 120 milioni di euro, ma non il far comunque partire lo strumento della decontribuzione per le imprese già da gennaio 2019.
Pirrone infatti afferma che quei 120 milioni devono comunque essere poi integrati nel corso dell’anno. In ragione di questo dato di fatto, mi domando allora cosa lo abbia frenato dal far partire il decreto direttoriale già da gennaio 2019, ben sapendo che a quelle risorse se ne sarebbero poi aggiunte altre? Decreto direttoriale la cui emanazione, aggiungo, è stata sollecitata a più riprese dai miei uffici, da me in prima persona, e dal sottosegretario al Lavoro Claudio Cominardi.
Infine, non corrisponde al vero quanto affermato dal Direttore Pirrone neppure quando afferma che noi non sapevamo quante risorse avesse Anpal a sua disposizione. Non solo me eravamo a conoscenza, ma abbiamo scritto la cifra nell’emendamento alla Legge di bilancio. L’unica differenza esistente rispetto all’emendamento della legge di bilancio dell’anno precedente (2017), da lui citata, sta nel fatto che in quella del 2018 non si fa riferimento anche ai POR. Mi auguro che questo episodio si possa considerare già superato e che lo spirito di leale collaborazione tra istituzioni torni a prevalere, dettando la cornice entro la quale agire.