Fino a 5 miliardi di dollari di multa. È quanto rischia Facebook in seguito alle indagini della Federal Trade Commission (Ftc) sulla possibile violazione di un accordo del 2011 a garanzia della privacy degli utenti. Una stangata che è la conseguenza dello scandalo Cambridge Analytica che ha portato alla luce la violazione di 87 milioni di profili senza il consenso degli utenti.
Consapevole dei rischi, la compagnia ha già inserito a bilancio una perdita da 3 miliardi, in attesa di una sentenza definitiva che, in caso di colpevolezza, quantificherà l’esatto importo che dovrà essere sborsato da Menlo Park. La multa frenerà i ricavi dell’azienda che, comunque, hanno fatto registrare un aumento nel primo trimestre del 2019 del 26%, a 15,08 miliardi di dollari, battendo la stima media degli analisti di 14,98 miliardi di dollari. L’incremento dei ricavi è stato aiutato dalla crescita di Instagram e della spesa pubblicitaria delle aziende.
È sceso, però, il guadagno netto che è arrivato a 2,43 miliardi di dollari, con le azioni che hanno perso 85 centesimi da gennaio a marzo. Un “crollo” del 51% rispetto ai 4,99 miliardi di dollari (o 1,69 dollari per azione) di un anno fa. Causa di questo calo sarebbe proprio l’accantonamento per la possibile sanzione che tuttavia non sembra aver preoccupato gli investitori: negli scambi dopo la chiusura di Borsa il titolo ha guadagnato quasi il 5%, arrivando a 190,89 dollari.
A far scommettere sulla piattaforma è il suo buon andamento, al di là dei recenti scandali. Gli utenti attivi sono aumentati mensilmente dell’8%, a 2,38 miliardi, battendo le stime di 2,37 miliardi. Stessa percentuale di crescita per quelli giornalieri. Ciò significa che Facebook non smette di attrarre nuovi users e quindi restare una piattaforma appetibile anche per inserzionisti e azionisti.