Nove anni tra perquisizioni e avvisi di proroga che rivelarono i nomi dei primi cinque indagati, e l’archiviazione per prescrizione di un’inchiesta con 26 indagati su appalti pilotati e assunzioni politico-clientelari in Gori spa, la società pubblico-privata campana che gestisce il servizio idrico nelle province di Napoli e Salerno, controllata dalla multiutility romana Acea. Nove anni che hanno fatto prescrivere persino un’ipotesi di corruzione tra l’ad di Gori dell’epoca, Stefano Tempesta, e un appaltatore di Piano di Sorrento, Pasquale D’Aniello, attuale vicesindaco del piccolo comune della costiera sorrentina. Nove anni riassunti in 17 pagine di richiesta di archiviazione della Procura di Torre Annunziata, accolta dal Gip, che in alcuni passaggi suonano però molto dure. Nove anni sui quali un parlamentare del M5s, Luigi Gallo, invoca l’invio degli ispettori del ministero di Giustizia con un’interrogazione a risposta scritta in commissione Giustizia. Affinché si faccia chiarezza su tempi, modi e cause di una prescrizione con la quale “resteranno impuniti – scrive Gallo – i responsabili della cattiva gestione di uno dei principali operatori nazionali nel settore idrico ed energetico, con ingenti effetti negativi che si ripercuoteranno sui consumatori e sulle finanze dello Stato”.
Il capo degli ispettori del ministero è un ex pm di Torre Annunziata
Per una coincidenza della storia, il capo degli ispettori del ministero di Giustizia si chiama Andrea Nocera, un magistrato in aspettativa che negli anni 90 è stato sostituto procuratore proprio a Torre Annunziata. Ed è sul tavolo di Nocera che sta per approdare il dossier prodotto per rispondere all’interrogazione che prende a sua volta spunto da un articolo uscito a febbraio su Il Fatto Quotidiano che ha rivelato in esclusiva la vicenda. “Ci stiamo lavorando”, dice off the record un tecnico di alto livello del ministero a ilfattoquotidiano.it.
Le assunzioni clientelari e la “compiacenza” di esponenti del Pd
L’interrogazione parte da un deputato Cinque Stelle, Gallo, che nei prossimi giorni ne solleciterà la calendarizzazione e negli ultimi anni ha tessuto una rete di dossier e di iniziative su Gori e contro la privatizzazione dell’acqua, fino a essere sentito come teste dal pm. Il testo arriva a un ministro Cinque Stelle, Alfonso Bonafede. Si chiede in sostanza di riaprire su un altro tavolo una partita ormai morta sul fronte giudiziario ma che ha prodotto scorie ancora vive sul piano politico. Perché nella articolata richiesta di archiviazione del pm Rosa Annunziata, accolta con poche righe di adesione dal Gip Maria Concetta Criscuolo, si racconta la storia di una presunta clientela politica che vide i partiti dell’epoca, tra cui il Pd, seduti al tavolo della grande abbuffata da centinaia di assunzioni in Gori fatte dietro raccomandazione di sindaci, amministratori e politici del territorio campano.
Per capirne il perché, il pm parte spiegando come è composta Gori: per il 51% dai 76 comuni interessati dal servizio idrico e facenti parte dell’ente d’ambito sarnese-vesuviano, e per il 37% dalla Sarnese Vesuviano srl “società veicolo di Acea che in forza dei patti parasociali detiene praticamente il controllo effettivo” di Gori. Il restante 12% era frazionato tra piccole società prima operanti localmente.
Le indagini condotte dalla Guardia di Finanza di Massa Lubrense hanno convinto la Procura a mettere nero su bianco che “le finalità del management inviato da Acea nella gestione della società Gori sono risultate mirate a ottenere in primis delle performance estremamente positive di bilancio (al fine di consolidare lo stesso titolo borsistico di Acea) piuttosto che ad ottimizzare il servizio idrico integrato dell’Ato 3”. Siamo a metà degli anni 2000 e questa politica “speculativa”, che mira all’espansione di Gori-Acea in più territori possibili, non viene contrastata perché chi doveva fare l’arbitro e controllare la correttezza della partita andrà poi a giocare in una delle squadre. Il presidente dell’Ato 3, Alberto Irace, all’epoca “vicino a Bassolino… improvvisamente lasciava la poltrona per accettare l’incarico propostogli di dirigente proprio in Acea”. Negli anni successivi ne diventerà amministratore delegato, dopo aver lavorato in Toscana come Ad di Publiacqua, incarico durante il quale conoscerà Matteo Renzi e ne diventerà amico. “Irace fu compiacente alle finalità egemoniche di Acea”, scrive il pm. Non risulta sia stato indagato.
Il pm: “Gori è riuscita a tessere una rete di favoritismi politici”
Sono gli anni in cui Acea spedisce a Piano di Sorrento, la prima sede legale di Gori, Stefano Tempesta. Sarà Ad della società dal 2002 al 2007. Sono gli anni in cui Gori “è riuscita facilmente a tessere un’intricata rete di ‘favoritismi’ consistiti quindi, per la maggior parte, in assunzioni di persone segnalate dagli stessi politici prima in Gori e, successivamente, in società compiacenti destinatarie di numerosi contratti di appalto”. Così “man mano che venivano acquisiti nuovi territori nella gestione del Servizio Idrico Integrato, il management della società Gori (dirigenti Acea), oltre a quanto disposto dalla Convenzione di gestione circa l’assunzione di tutti coloro che già lavorano presso ditte ed enti operanti nel servizio idrico del territorio, hanno iniziato una massiccia campagna di assunzioni ‘clientelari’ in modo da assicurarsi il beneplacito della politica locale”. Personale però privo di requisiti tecnici adeguati che finirà per gonfiare in maniera abnorme l’organico senza che la collettività ne tragga in cambio un servizio migliore: già 674 assunzioni nel 2007, ben più di quelle programmate, sottolinea il pm. Tanto che a un certo punto Gori, per soddisfare gli appetiti dei politici, dirotterà i loro raccomandati verso società appaltatrici, Acquaservizi ed Rdr.
Gori diventa così un carrozzone i cui costi ricadono sulle bollette dei cittadini. E l’inchiesta, che nasce quasi per caso seguendo i puntini di alcuni esposti anonimi sugli affari di D’Aniello, finisce per affrontarne genesi, gestione complessiva e ricadute sul territorio.
Nel 2010 perquisizioni e avvisi di garanzia. Nel 2019 l’archiviazione per prescrizione
Nel giugno 2010 la Finanza perquisisce alcuni indagati, tra cui D’Aniello. Nell’autunno successivo la Procura notifica cinque avvisi di proroga indagini: Tempesta, D’Aniello, e tre dirigenti di Gori, Pasquale Malavenda, Salvatore Rubbo e Giovanni Paolo Marati, ad di Gori dal 2009 al 2014 e di nuovo ad dal gennaio scorso. “È l’uomo della continuità con la vecchia gestione”, afferma Gallo, “per questo dovrebbe dimettersi”. E lo ribadisce nell’interrogazione. Ma il management della società non dipende dal ministero di Giustizia.
L’indagine raccoglierà una consulenza tecnica sui costi di gestione di Gori e una informativa della Finanza. Durante una perquisizione a Rubbo spuntò un foglio con altri 60 nomi da assumere. Per ognuno erano indicate le future mansioni e le qualifiche. Ma al dunque il lavoro inquirente rallenta, mentre il silenzio inizia ad avvolgere questa storia di cui circolavano solo notizie frammentarie, imprecise, ai limiti della leggenda metropolitana. Tutti sapevano di un’inchiesta e nessuno ne sapeva i contorni. E alla fine arriva la spugna della prescrizione. Su tutto.
L’ipotesi di associazione a delinquere tra dirigenti Acea, politici e imprenditori dei cento appalti Gori monitorati intorno a una torta da 90 milioni di euro viene derubricata dal pm a semplice “malcostume”, una “privatizzazione all’italiana” che ha perseguito “miseri interessi clientelari”. Si attesta la prescrizione di una frode in pubbliche forniture contestata a D’Aniello che secondo il pm “è provata”, ma si è conclusa nel 2009. Prescrizione anche di una ipotesi di corruzione nei rapporti tra Tempesta e D’Aniello, imprenditore di New Electra srl: quest’ultimo gli avrebbe regalato circa 40mila euro di lavori di ristrutturazione della casa dell’ad a Roma negli anni in cui Gori lo beneficiava di 3 milioni di appalti ad affidamento diretto. “Il D’Aniello – afferma il pm – da piccolo imprenditore del settore e titolare di aziende modeste ha ottenuto affidamenti di lavori di importo crescente, tanto da consentire alle sue aziende di acquisire requisiti specifici nel settore di riferimento. Orbene, pur volendo ricondurre tutti i comportamenti nel paradigma della corruzione, deve affermarsi che ad oggi sono prescritti essendo intervenuti nell’arco temporale intercorrente tra il 2005 ed il 2009”. Anche perché sono passati nove anni tra la perquisizione dell’imprenditore-politico e la definizione del procedimento.
Giustizia & Impunità
Napoli, l’inchiesta lumaca su Gori spa: tutto prescritto. E M5s chiede l’invio degli ispettori dal ministero di Giustizia
Interrogazione parlamentare sui nove anni tra gli avvisi di proroga e la richiesta di archiviazione della Procura di Torre Annunziata. Centinaia di assunzioni clientelari della politica, un'ipotesi di corruzione tra l’ex ad della società idrica e l’attuale vicesindaco di Piano di Sorrento, una frode in pubbliche forniture. Il pm: "Acea inviò management alla guida di Gori che aveva il compito di tessere una rete di ‘favoritismi’ per espandersi sul territorio”
Nove anni tra perquisizioni e avvisi di proroga che rivelarono i nomi dei primi cinque indagati, e l’archiviazione per prescrizione di un’inchiesta con 26 indagati su appalti pilotati e assunzioni politico-clientelari in Gori spa, la società pubblico-privata campana che gestisce il servizio idrico nelle province di Napoli e Salerno, controllata dalla multiutility romana Acea. Nove anni che hanno fatto prescrivere persino un’ipotesi di corruzione tra l’ad di Gori dell’epoca, Stefano Tempesta, e un appaltatore di Piano di Sorrento, Pasquale D’Aniello, attuale vicesindaco del piccolo comune della costiera sorrentina. Nove anni riassunti in 17 pagine di richiesta di archiviazione della Procura di Torre Annunziata, accolta dal Gip, che in alcuni passaggi suonano però molto dure. Nove anni sui quali un parlamentare del M5s, Luigi Gallo, invoca l’invio degli ispettori del ministero di Giustizia con un’interrogazione a risposta scritta in commissione Giustizia. Affinché si faccia chiarezza su tempi, modi e cause di una prescrizione con la quale “resteranno impuniti – scrive Gallo – i responsabili della cattiva gestione di uno dei principali operatori nazionali nel settore idrico ed energetico, con ingenti effetti negativi che si ripercuoteranno sui consumatori e sulle finanze dello Stato”.
Il capo degli ispettori del ministero è un ex pm di Torre Annunziata
Per una coincidenza della storia, il capo degli ispettori del ministero di Giustizia si chiama Andrea Nocera, un magistrato in aspettativa che negli anni 90 è stato sostituto procuratore proprio a Torre Annunziata. Ed è sul tavolo di Nocera che sta per approdare il dossier prodotto per rispondere all’interrogazione che prende a sua volta spunto da un articolo uscito a febbraio su Il Fatto Quotidiano che ha rivelato in esclusiva la vicenda. “Ci stiamo lavorando”, dice off the record un tecnico di alto livello del ministero a ilfattoquotidiano.it.
Le assunzioni clientelari e la “compiacenza” di esponenti del Pd
L’interrogazione parte da un deputato Cinque Stelle, Gallo, che nei prossimi giorni ne solleciterà la calendarizzazione e negli ultimi anni ha tessuto una rete di dossier e di iniziative su Gori e contro la privatizzazione dell’acqua, fino a essere sentito come teste dal pm. Il testo arriva a un ministro Cinque Stelle, Alfonso Bonafede. Si chiede in sostanza di riaprire su un altro tavolo una partita ormai morta sul fronte giudiziario ma che ha prodotto scorie ancora vive sul piano politico. Perché nella articolata richiesta di archiviazione del pm Rosa Annunziata, accolta con poche righe di adesione dal Gip Maria Concetta Criscuolo, si racconta la storia di una presunta clientela politica che vide i partiti dell’epoca, tra cui il Pd, seduti al tavolo della grande abbuffata da centinaia di assunzioni in Gori fatte dietro raccomandazione di sindaci, amministratori e politici del territorio campano.
Per capirne il perché, il pm parte spiegando come è composta Gori: per il 51% dai 76 comuni interessati dal servizio idrico e facenti parte dell’ente d’ambito sarnese-vesuviano, e per il 37% dalla Sarnese Vesuviano srl “società veicolo di Acea che in forza dei patti parasociali detiene praticamente il controllo effettivo” di Gori. Il restante 12% era frazionato tra piccole società prima operanti localmente.
Le indagini condotte dalla Guardia di Finanza di Massa Lubrense hanno convinto la Procura a mettere nero su bianco che “le finalità del management inviato da Acea nella gestione della società Gori sono risultate mirate a ottenere in primis delle performance estremamente positive di bilancio (al fine di consolidare lo stesso titolo borsistico di Acea) piuttosto che ad ottimizzare il servizio idrico integrato dell’Ato 3”. Siamo a metà degli anni 2000 e questa politica “speculativa”, che mira all’espansione di Gori-Acea in più territori possibili, non viene contrastata perché chi doveva fare l’arbitro e controllare la correttezza della partita andrà poi a giocare in una delle squadre. Il presidente dell’Ato 3, Alberto Irace, all’epoca “vicino a Bassolino… improvvisamente lasciava la poltrona per accettare l’incarico propostogli di dirigente proprio in Acea”. Negli anni successivi ne diventerà amministratore delegato, dopo aver lavorato in Toscana come Ad di Publiacqua, incarico durante il quale conoscerà Matteo Renzi e ne diventerà amico. “Irace fu compiacente alle finalità egemoniche di Acea”, scrive il pm. Non risulta sia stato indagato.
Il pm: “Gori è riuscita a tessere una rete di favoritismi politici”
Sono gli anni in cui Acea spedisce a Piano di Sorrento, la prima sede legale di Gori, Stefano Tempesta. Sarà Ad della società dal 2002 al 2007. Sono gli anni in cui Gori “è riuscita facilmente a tessere un’intricata rete di ‘favoritismi’ consistiti quindi, per la maggior parte, in assunzioni di persone segnalate dagli stessi politici prima in Gori e, successivamente, in società compiacenti destinatarie di numerosi contratti di appalto”. Così “man mano che venivano acquisiti nuovi territori nella gestione del Servizio Idrico Integrato, il management della società Gori (dirigenti Acea), oltre a quanto disposto dalla Convenzione di gestione circa l’assunzione di tutti coloro che già lavorano presso ditte ed enti operanti nel servizio idrico del territorio, hanno iniziato una massiccia campagna di assunzioni ‘clientelari’ in modo da assicurarsi il beneplacito della politica locale”. Personale però privo di requisiti tecnici adeguati che finirà per gonfiare in maniera abnorme l’organico senza che la collettività ne tragga in cambio un servizio migliore: già 674 assunzioni nel 2007, ben più di quelle programmate, sottolinea il pm. Tanto che a un certo punto Gori, per soddisfare gli appetiti dei politici, dirotterà i loro raccomandati verso società appaltatrici, Acquaservizi ed Rdr.
Gori diventa così un carrozzone i cui costi ricadono sulle bollette dei cittadini. E l’inchiesta, che nasce quasi per caso seguendo i puntini di alcuni esposti anonimi sugli affari di D’Aniello, finisce per affrontarne genesi, gestione complessiva e ricadute sul territorio.
Nel 2010 perquisizioni e avvisi di garanzia. Nel 2019 l’archiviazione per prescrizione
Nel giugno 2010 la Finanza perquisisce alcuni indagati, tra cui D’Aniello. Nell’autunno successivo la Procura notifica cinque avvisi di proroga indagini: Tempesta, D’Aniello, e tre dirigenti di Gori, Pasquale Malavenda, Salvatore Rubbo e Giovanni Paolo Marati, ad di Gori dal 2009 al 2014 e di nuovo ad dal gennaio scorso. “È l’uomo della continuità con la vecchia gestione”, afferma Gallo, “per questo dovrebbe dimettersi”. E lo ribadisce nell’interrogazione. Ma il management della società non dipende dal ministero di Giustizia.
L’indagine raccoglierà una consulenza tecnica sui costi di gestione di Gori e una informativa della Finanza. Durante una perquisizione a Rubbo spuntò un foglio con altri 60 nomi da assumere. Per ognuno erano indicate le future mansioni e le qualifiche. Ma al dunque il lavoro inquirente rallenta, mentre il silenzio inizia ad avvolgere questa storia di cui circolavano solo notizie frammentarie, imprecise, ai limiti della leggenda metropolitana. Tutti sapevano di un’inchiesta e nessuno ne sapeva i contorni. E alla fine arriva la spugna della prescrizione. Su tutto.
L’ipotesi di associazione a delinquere tra dirigenti Acea, politici e imprenditori dei cento appalti Gori monitorati intorno a una torta da 90 milioni di euro viene derubricata dal pm a semplice “malcostume”, una “privatizzazione all’italiana” che ha perseguito “miseri interessi clientelari”. Si attesta la prescrizione di una frode in pubbliche forniture contestata a D’Aniello che secondo il pm “è provata”, ma si è conclusa nel 2009. Prescrizione anche di una ipotesi di corruzione nei rapporti tra Tempesta e D’Aniello, imprenditore di New Electra srl: quest’ultimo gli avrebbe regalato circa 40mila euro di lavori di ristrutturazione della casa dell’ad a Roma negli anni in cui Gori lo beneficiava di 3 milioni di appalti ad affidamento diretto. “Il D’Aniello – afferma il pm – da piccolo imprenditore del settore e titolare di aziende modeste ha ottenuto affidamenti di lavori di importo crescente, tanto da consentire alle sue aziende di acquisire requisiti specifici nel settore di riferimento. Orbene, pur volendo ricondurre tutti i comportamenti nel paradigma della corruzione, deve affermarsi che ad oggi sono prescritti essendo intervenuti nell’arco temporale intercorrente tra il 2005 ed il 2009”. Anche perché sono passati nove anni tra la perquisizione dell’imprenditore-politico e la definizione del procedimento.
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Roma, 7 mar. (Adnkronos) - Esperti e stakeholder del settore energetico si sono riuniti ieri mattina a Key, in occasione del convegno 'Accelerating Sustainable Electrification: Key to Economic and Social Development on the African Continent' curato da Res4Africa Foundation, per parlare del ruolo fondamentale dell'elettrificazione nella trasformazione socioeconomica dell'Africa. Con una popolazione prevista di 2,5 miliardi entro il 2050, il continente deve prepararsi per affrontare una crescente domanda di energia, che richiede soluzioni urgenti e sostenibili.
La conferenza, organizzata in due panel, ha evidenziato la necessità di uno sviluppo di energia rinnovabile su larga scala, di modernizzazione delle reti elettriche e di investimenti in soluzioni per l’accumulo di energia, in modo da garantire l'accesso universale a un'elettricità affidabile, sicura e conveniente.
Oltre alle discussioni, le delegazioni africane presenti hanno avuto l'opportunità di esplorare le soluzioni innovative presenti a Key, rafforzando ulteriormente le collaborazioni pubblico-private volte all'elettrificazione sostenibile.
“I porti e le infrastrutture costiere rivestono un ruolo fondamentale per lo sviluppo dei progetti di energia rinnovabile offshore, poiché rappresentano il punto di partenza e di supporto logistico per la costruzione, l'installazione e la manutenzione degli impianti”. È quanto ha dichiarato ieri mattina Fulvio Mamone Capria, presidente di Aero, Associazione delle Energie Rinnovabili Offshore, al termine del convegno 'Portualità, logistica, trasporti e filiera industriale per l’eolico offshore in Italia'.
I porti sono destinati a diventare sempre di più hub dell’energia, capaci di garantire l'efficienza e la sostenibilità delle operazioni, ma anche di favorire l'innovazione tecnologica e il coordinamento delle attività tra i diversi attori del settore. “L'adeguamento e il potenziamento delle infrastrutture portuali sono determinanti per ridurre i costi e migliorare la competitività delle energie rinnovabili marine, rendendo i progetti più scalabili e accessibili”, ha continuato Mamone.
Il decreto ministeriale sui porti permetterà di semplificare gli investimenti e incentivare la creazione di un'infrastruttura solida e ben collegata.
Roma, 7 mar. (Adnkronos) - Esperti e stakeholder del settore energetico si sono riuniti ieri mattina a Key, in occasione del convegno 'Accelerating Sustainable Electrification: Key to Economic and Social Development on the African Continent' curato da Res4Africa Foundation, per parlare del ruolo fondamentale dell'elettrificazione nella trasformazione socioeconomica dell'Africa. Con una popolazione prevista di 2,5 miliardi entro il 2050, il continente deve prepararsi per affrontare una crescente domanda di energia, che richiede soluzioni urgenti e sostenibili.
La conferenza, organizzata in due panel, ha evidenziato la necessità di uno sviluppo di energia rinnovabile su larga scala, di modernizzazione delle reti elettriche e di investimenti in soluzioni per l’accumulo di energia, in modo da garantire l'accesso universale a un'elettricità affidabile, sicura e conveniente.
Oltre alle discussioni, le delegazioni africane presenti hanno avuto l'opportunità di esplorare le soluzioni innovative presenti a Key, rafforzando ulteriormente le collaborazioni pubblico-private volte all'elettrificazione sostenibile.
“I porti e le infrastrutture costiere rivestono un ruolo fondamentale per lo sviluppo dei progetti di energia rinnovabile offshore, poiché rappresentano il punto di partenza e di supporto logistico per la costruzione, l'installazione e la manutenzione degli impianti”. È quanto ha dichiarato ieri mattina Fulvio Mamone Capria, presidente di Aero, Associazione delle Energie Rinnovabili Offshore, al termine del convegno 'Portualità, logistica, trasporti e filiera industriale per l’eolico offshore in Italia'.
I porti sono destinati a diventare sempre di più hub dell’energia, capaci di garantire l'efficienza e la sostenibilità delle operazioni, ma anche di favorire l'innovazione tecnologica e il coordinamento delle attività tra i diversi attori del settore. “L'adeguamento e il potenziamento delle infrastrutture portuali sono determinanti per ridurre i costi e migliorare la competitività delle energie rinnovabili marine, rendendo i progetti più scalabili e accessibili”, ha continuato Mamone.
Il decreto ministeriale sui porti permetterà di semplificare gli investimenti e incentivare la creazione di un'infrastruttura solida e ben collegata.
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Più che le conclusioni del Consiglio europeo sembrano un bollettino di guerra, con i nostri governanti che, in un clima di ubriacatura collettiva, programmano una spesa straordinaria di miliardi su miliardi per armi, missili e munizioni. E la premier Meloni cosa dice? 'Riarmo non è la parola adatta' per questo piano. Si preoccupa della forma e di come ingannare i cittadini. Ma i cittadini non sono stupidi! Giorgia Meloni come lo vuoi chiamare questo folle programma che, anziché offrire soluzioni ai bisogni concreti di famiglie e imprese, affossa l’Europa della giustizia e della civiltà giuridica per progettare l’Europa della guerra?". Lo scrive Giuseppe Conte sui social.
"I fatti sono chiari: dopo 2 anni e mezzo di spese, disastri e fallimenti in Ucraina anziché chiedere scusa agli italiani, Meloni ha chiesto a Von der Leyen di investire cifre folli in armi e spese militari dopo aver firmato sulla nostra testa a Bruxelles vincoli e tagli sugli investimenti che ci servono davvero su sanità, energia, carovita, industria e lavoro. Potremmo trovarci a spendere oltre 30 miliardi aggiuntivi sulle armi mentre ne mettiamo 3 scarsi sul carobollette".
"Stiamo vivendo pagine davvero buie per l’Europa. I nostri governanti, dopo avere fallito con la strategia dell’escalation militare con la Russia, non hanno la dignità di ravvedersi, anzi rilanciano la propaganda bellica. La conclusione è che il blu di una bandiera di pace scolora nel verde militare. Dai 209 miliardi che noi abbiamo riportato in Italia dall'Europa per aziende, lavoro, infrastrutture, scuole e asili nido, passiamo a montagne di soldi destinati alle armi".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Much appreciated". Lo scrive Elon Musk su X commentando un post in cui si riporta la posizione della Lega e di Matteo Salvini sul ddl Spazio e Starlink. Anche il referente in Italia del patron di Tesla, Andrea Stroppa, ringrazia via social Salvini: "Grazie al vice PdC Matteo Salvini per aver preso posizione pubblicamente".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Gianfranco Librandi, presidente del movimento politico “L’Italia c’è”, ha smentito categoricamente le recenti affermazioni giornalistiche riguardanti una presunta “coalizione di volenterosi” per il finanziamento di Forza Italia. Librandi ha dichiarato: “Sono tutte fantasie del giornalista. Smentisco assolutamente di aver parlato di una coalizione di volenterosi che dovrebbero contribuire al finanziamento del partito”.