Il pentito, esponente di spicco di un clan legato ai Santapaola, è stato ritrovato morto in un parcheggio: gli inquirenti non escludono alcuna ipotesi. Spunta un'ultima intervista rilasciata alcune settimane fa al sito Estreme Conseguenze: "Sono fuori dal programma perché sono finiti i processi… lo capisco. Ma almeno un nome di copertura me lo dovevano dare", aveva detto. Ma le agenzie parlano di un'uscita volontaria
Un colpo alla nuca, da una distanza ravvicinata. È questa l’unica certezza attorno alla morte di Orazio Pino, ex collaboratore di giustizia ed ex personaggio di spicco della famiglia di Giuseppe Pulvirenti, ‘u Malpassotu, legata al clan di Nitto Santapaola. Pino è stato trovato accanto alla sua macchina, nel parcheggio di un supermercato a Chiavari, martedì sera. Vicino al corpo il borsello con i soldi ma nessun bossolo. Tanto che non viene scartata l’ipotesi che sia stato colpito con uno stiletto. Per chiarire la dinamica, quindi, sarà necessario attendere l’autopsia.
Dopo aver chiuso il suo negozio di oreficeria, l’uomo si è incamminato a piedi per raggiungere il silos multiplicano. Prima ancora di aprire la macchina è stato colpito e lasciato a terra. Gli uomini della squadra mobile di Genova, agli ordini del primo dirigente Marco Calì, e dello Sco, guidati da Alessandro Carmeli, stanno vagliando tutte le ipotesi: da una esecuzione mafiosa a una rapina finita male ma anche una vendetta per questioni economiche.
L’ex collaboratore di giustizia è stato uno dei tasselli grazie ai quali sono state ricostruite le fasi più sanguinose della guerra di mafia a Catania negli anni Novanta. Lui stesso si era accusato di essere l’autore di decine di agguati. Per i Pulvirenti aveva ricoperto il ruolo di capo della ‘squadra’ di Misterbianco, nel Catanese, in contrapposizione con la cosca di Mario Nicotra. Dopo varie condanne, due settimane fa aveva chiuso i conti con la giustizia.
Nel 2009 – secondo quanto scrive l’Ansa – era anche uscito dal programma di protezione: aveva concordato una liquidazione economica investita nella sua attività commerciale. Secondo una sua intervista rilasciata alcune settimane fa al sito Estreme Conseguenze, pubblicata il giorno seguente al suo assassinio, invece, Pino non sarebbe uscito volontariamente. “Sono fuori dal programma perché sono finiti i processi… lo capisco – ha spiegato nelle scorse settimane al quotidiano on line – Ma almeno un nome di copertura me lo dovevano dare”.
Con la società ‘Isola preziosa’ gestiva una gioielleria con alcuni punti vendita, in società con la moglie e le due figlie. L’ex collaboratore era componente del cda e per questo la società era stata oggetto nel 2016 di una interdittiva antimafia emessa dalla Prefettura di Genova. Lo scorso anno, inoltre, Pino era stato indagato dopo la denuncia di una ex socia per un furto di gioielli. Il pm Gabriella Marino aveva disposto una perquisizione che però aveva dato esito negativo. E l’inchiesta era stata archiviata nei mesi scorsi.