“Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi sono una prova”. Figuriamoci se arriviamo a quattro. Aghata Christie ce lo ha insegnato e noi ci scherziamo un po’ su. Ma su tutti i media statunitensi è apparsa una notizia che avrebbe davvero bisogno dell’intuito e della detection di un Hercule Poirot. Poche ore fa, all’interno del Parco Nazionale del Grand Canyon, in Arizona, è morta una donna. Era un turista di 70 anni che si trovava in località Pipe Creek, nella zona South Rim, uno dei punti più panoramici e con paurosi precipizi del parco. La signora ha prima fatto richiesta d’aiuto attraverso il proprio telefono, ma una volta arrivati sul posto i ranger hanno ritrovato il corpo della donna in fondo ad un burrone di 60 metri. La dinamica del decesso, però, non è ancora stata resa nota.
Il 3 aprile scorso la stessa fine è capitata ad un turista californiano di 67 anni. Roba di un paio di chilometri più ad ovest. Sempre South Rim nel Grand Canyon Village, vicino al museo di geologia di Yavapai. Questa volta il corpo della vittima è precipitato per oltre 100 metri giù per uno strapiombo. La coincidenza, appunto. Ma se non si vuole essere pignoli, all’estremo confine ovest del Grand Canyon National Park, presso lo Skywalk Eagle Point (un mezzo anello/passerella di ventuno metri sospeso nel vuoto, inaugurato nel 2007) il 28 marzo scorso un turista di Hong Kong è precipitato per oltre 300 metri giù per una scarpata mentre scattava una foto. La zona fa parte della riserva indiana Hualapai, quindi non è formalmente parco del Grand Canyon. Ma il risultato è identico. Anzi, c’è pure un quarto morto. Nemmeno due giorni prima, il 26 marzo, qualche chilometro a Sud del Grand Canyon Village, in una zona boscosa, è stato trovato il corpo di un turista giapponese.
Insomma, fanno quattro morti in un mese, quando la media è di una dozzina l’anno. Nel 2018, ad esempio, è morta una sola persona, un uomo dell’Illinois che diversi testimoni avevano visto scavalcare una ringhiera del Mather Point per poi precipitare nel vuoto. Mentre nel 2017 – fonte il National Park Service – sono stati registrati 1135 incidenti con servizio medico d’emergenza, 290 incidenti con ricerca dello scomparso e relativo soccorso, e 20 morti complessive. Ma, come segnalano le autorità del parco, nessuna di quelle venti era relativa ad un incidente “over the edge”, cioè oltre il parapetto, come capitato soltanto negli ultimi tre incidenti avvenuti tra aprile e marzo. Insomma, va bene il caso e le coincidenze, ma Poirot, o anche solo una squadra Csi Las Vegas meglio tenerla pronta. Sempre che non ci sia bisogno degli agenti Mulder e Scully di X-Files…