Il ministro della Giustizia interviene nelle tensioni tra Lega e M5s per il caso che coinvolge il sottosegretario, indagato per corruzione in un'inchiesta antimafia, paragonando la questione ai tempi dei governi Berlusconi proprio mentre Fi si schiera col Carroccio. Il vicepremier insiste: "La Lega ha il dovere morale di rimuoverlo". Salvini dribbla le polemiche e manda avanti Candiani: "Il M5s lega le carte, non solo i titoli di giornale"
“In questi giorni mi sembra di tornare un po’ ai tempi di Berlusconi”. Alfonso Bonafede interviene nelle tensioni tra Lega e M5s per il caso che coinvolge il sottosegretario Armando Siri, indagato per corruzione in un’inchiesta antimafia, e lo fa paragonando l’atteggiamento dell’alleato di governo a quello di Silvio Berlusconi quando era presidente del Consiglio. Tempi in cui, dice, “si parlava della giustizia contro qualcuno o per qualcuno”. Il Guardasigilli spiega che “i magistrati devono avere i loro tempi, ma la politica deve avere altri tempi” e “la sua risposta non può essere ‘aspettiamo i tempi della giustizia’”. Paolo Borsellino, ricorda, “diceva che un politico non deve essere solo onesto ma deve apparire onesto”.
Le parole di Bonafede arrivano in una giornata cui Matteo Salvini dribbla le polemiche (“le lascio agli altri”, dice a Corleone) e Luigi Di Maio rilancia dopo gli affondi dei giorni scorsi: “Il governo deve andare avanti ma sulle cose su cui non siamo d’accordo noi diciamo che il sottosegretario Siri deve andare a casa – è l’attacco del vicepremier da Perugia – Tutti possiamo sbagliare ma la differenza sta nella reazione della politica. Cortesemente facessero il loro dovere morale e rimuovessero Siri”. Una linea chiara, quella dei Cinque Stelle, ribadita anche dal sottosegretario agli Affari Regionali, Stefano Buffagni: “Ci aspettiamo che Siri possa assolutamente andare via dal governo immediatamente – dice a Milano, dove ha partecipato alla manifestazione per il 25 aprile – Da senatore si difenderà, chiarirà la sua posizione e poi potrà tornare ad occuparsi di quello che ritiene importante”.
In attesa del faccia a faccia di lunedì tra Siri e il premier Giuseppe Conte, la Lega non è la sola a difendere il sottosegretario. Al fianco del Carroccio si schiera anche Forza Italia. Così mentre Salvini tace mandando avanti il sottosegretario Stefano Candiani (“Non bisognerebbe limitarsi ai titoli di qualche giornale e, magari, leggersi anche gli atti dell’indagine”, afferma con un riferimento implicito all’alleato di governo), è Anna Maria Bernini, presidente dei senatori di Fi, a sostanziare il concetto di Bonafede con una difesa piena di Siri e l’attacco al Movimento: “Secondo Di Maio, l’inchiesta in cui è coinvolto il sottosegretario Siri ‘non può assolutamente contemplare il concetto di garantismo’ – dichiara – Peccato per lui che la Costituzione questo concetto lo contempli sempre, comunque e per chiunque, e quindi siamo davanti a un vicepremier che si vanta di ignorare quei principi costituzionali per cui si sono battuti donne e uomini che proprio oggi celebriamo nel giorno della Liberazione”.