Una vita di bugie, prima da finto studente, poi da finto medico, con un finto impiego all’Organizzazione mondiale della Sanità: Jean-Claude Romand era riuscito a ingannare tutti, addirittura a godere della stima di parenti e amici, che lo ritenevano una persona affidabile e un buon padre di famiglia. Ma quando nel 1993 il suo castello di carte stava per sgretolarsi sotto il peso delle menzogne, non ha retto al timore dell’umiliazione e ha sterminato l’intera famiglia prima che venisse smascherato: condannato all’ergastolo per l’omicidio della moglie, dei figli di 7 e 5 anni e dei suoi genitori, ora sta per uscire dal carcere in libertà vigilata.
In Francia quella drammatica pagina di cronaca nera fece clamore e ispirò il libro-inchiesta di Emmanuel Carrère, “L’Avversario“, uscito nel 2000 e da cui fu tratto l’omonimo film con Daniel Auteuil. Il celebre scrittore avviò uno scambio epistolare con Romand in prigione, seguì il suo processo, si recò sui luoghi della strage a Prévessin-Moens, nella regione Alvernia-Rodano-Alpi, nel tentativo – angosciante e vano – di indagare l’animo di un uomo che aveva preferito uccidere la famiglia piuttosto che affrontare la verità.
La prima bugia all’università: Romand non passò gli esami del secondo anno di medicina e cominciò a mentire, all’epoca pensando in cuor suo di poter ancora recuperare. Non fu così. Mentì fino alla presunta laurea, mai ottenuta, poi ancora sul fantomatico lavoro all’Oms a Ginevra. In realtà, usciva di casa vestito di tutto punto ma passava le giornate seduto in macchina nei boschi al confine con la Svizzera. Per mantenere la famiglia, si faceva consegnare denaro da parenti e amici con la promessa di vantaggiosissimi investimenti riservati ai funzionari Onu (ovviamente inesistenti). Ma quando i suoi creditori cominciarono a chiedergli i frutti di quelle operazioni finanziarie, la sua finta vita cominciò a fare acqua da tutte le parti. Il 9 gennaio 1993, a 38 anni, uccise prima la moglie con un utensile da pasticceria, poi i figli con un colpo di fucile alle spalle. Il giorno dopo toccò ai genitori, poi partì per Parigi per uccidere anche l’amante, che però fu risparmiata. Di ritorno in provincia tentò di avvelenarsi, ma fu trovato incosciente tra le fiamme della sua casa.
Oggi, 26 anni dopo, la Corte d’appello di Bourges ha accolto la sua istanza per la libertà vigilata, respinta appena tre mesi fa da un altro tribunale. La decisione, scrive Le Figaro, dovrà essere resa effettiva entro il 28 giugno. A Romand toccheranno ancora due anni di braccialetto elettronico, più altri dieci di “misure di controllo”. Gli sarà inoltre vietato di recarsi nelle regioni che lo hanno visto agire da assassino e truffatore, e di comunicare con i media sui fatti di cui è stato protagonista. Ma nonostante tutto, l’Avversario sarà un uomo libero.