Cosa può interessare della legalizzazione dell’eutanasia, quando manca il lavoro e la gente non arriva a fine mese?

Sarà forse questo il non-ragionamento che spinge la stragrande maggioranza del ceto politico ad ignorare la Corte costituzionale, la quale aveva dato 12 mesi di tempo al Parlamento per approvare una legge sull’assistenza alla morte volontaria. Dopo la sospensione, lo scorso ottobre, del processo a mio carico per la morte di Dj Fabo, di mesi ora ne rimangono solo 5. La Corte costituzionale si riunirà il 24 settembre, mentre la Camera dei Deputati, presieduta dal favorevolissimo (sulla carta) Roberto Fico, è ancora ferma alle audizioni in Commissione, mentre una favorevolissima (sulla carta) ministra della Salute Giulia Grillo non ha ancora attuato il registro nazionale del testamento biologico, mentre i due leader dei partiti che potrebbero allearsi su questo in Parlamento – Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti – non sono pervenuti.

Già… manca il lavoro, l’economia è ferma e il ceto medio si impoverisce. Ma uno Stato incapace di aiutare un malato terminale a scegliere come morire senza soffrire non si mette certo in una posizione migliore per aiutare a trovare un lavoro, a farsi curare, a vivere dignitosamente. Anzi.

Lasciate alle spalle le celebrazioni del 25 aprile, chissà che qualche capopartito fieramente “antifascista” non si renda conto che quel codice penale del 1930 è ancora lì, con in vigore l’articolo 580 che punisce da 5 a 12 anni non solo l’istigazione, ma anche l’aiuto materiale al suicidio, senza eccezioni per i malati terminali.

Certo, le condizioni generali della popolazione dipendono soprattutto da altro, anche se è difficile sostenere che la rissa politica quotidiana sia di qualche utilità. Rimane il fatto che un riforma di libertà come l’eutanasia legale, contro l’eutanasia clandestina dei suicidi per disperazione, sarebbe una boccata d’aria per la libertà e laicità nel nostro Paese, e anche per l’autorevolezza del Parlamento.

Dal 10 al 12 maggio l’associazione Luca Coscioni scende in piazza nuovamente per richiamare il Parlamento alle proprie responsabilità, per lasciarci liberi fino alla fine. Chi volesse partecipare, trova le informazioni QUI. Se poi il cosiddetto servizio pubblico per l’informazione radiotelevisiva volesse ospitare qualche dibattito sul tema, si offrirebbe ai politici una bella occasione per dividersi su qualcosa invece di far rissa sul nulla.

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