La bozza per far tornare le Province esiste ed è pure stata discussa da membri del governo al tavolo tecnico-politico della conferenza Stato-Città. Ma, dopo che il Sole24ore ne ha anticipato i contenuti, Luigi Di Maio ha pubblicamente smentito di essere a favore del progetto. Una presa di distanza che ha riaperto le tensioni con il Carroccio: “Basta cambiare idea su tutto”, hanno dichiarato fonti leghiste alle agenzie di stampa. Per il vicepremier M5s non c’è possibilità di mediazione: “Gli sprechi si tagliano, è sempre stato così per il M5s e con tutta la burocrazia che abbiamo le Province vanno abolite”, ha detto. “L’obiettivo è eliminare ciò che non è indispensabile e reperire risorse per abbassare subito le tasse a imprese e famiglie”. Diversa la posizione di Matteo Salvini, che già in passato aveva manifestato l’intenzione di reintrodurre l’organo provinciale: “La buffonata di Renzi della finta abolizione delle Province ha portato a disastri, soprattutto nella manutenzione di scuole e sulle strade; io voglio che scuole e strade siano in condizioni normali ed efficienti, se i Comuni non riescono servono le Province. L’importante è che i 5 stelle si mettano d’accordo, qualche viceministro dice sì, qualcuno dice no, come sui porti e sull’autonomia”. Quindi Di Maio ha replicato di nuovo: “Non riesumiamo un carrozzone per i servizi”. E allora Salvini: “Si mettano d’accordo tra di loro”.
La proposta di riforma per far tornare l’elezione diretta delle Province – La bozza della discordia è stata pubblicata dal Sole24ore. All’interno si legge che il governo è al lavoro per ripristinare le vecchie Province con un progetto che andrebbe a cambiare quanto modificato dalla riforma Delrio. Il documento è una prima versione delle “Linee guida per la riforma degli enti locali” alla quale i due soci all’esecutivo stanno lavorando nel corso del tavolo tecnico-politico in conferenza Stato-Città. Nella bozza è riportata la definizione di Provincia che “ha un presidente, eletto a suffragio universale dai cittadini dei Comuni che compongono il territorio provinciale, coadiuvato da una giunta da esso nominata’. A ‘coadiuvare’ il presidente c’è poi il ‘Consiglio, avente poteri di indirizzo e controllo, eletto a suffragio universale'”. Quindi, proprio “il ritorno alle vecchie Province, con elezione diretta di 2.500 tra presidenti e consiglieri, è il punto centrale della proposta, insieme all’abolizione di ‘ambiti ottimali (Ato) e degli altri enti e agenzie’ che nel tempo hanno intercettato funzioni e risorse crescenti”.
Per il @mov5stelle non esiste alcun tipo di poltronificio, quindi le Province si tagliano. Punto. Per noi è così, per il resto chiedete alla Lega. L’Italia ha bisogno di efficienza e snellimento, non di enti inutili e costosi.
— Luigi Di Maio (@luigidimaio) April 27, 2019
Lo scontro M5s-Lega: “Ogni poltronificio deve essere abolito”. “L’Italia ha bisogno di Sì e di condivisione”
Difficile per Luigi Di Maio non reagire a fronte di questa uscita: proprio i 5 stelle da sempre si battono per l’abolizione delle Province. “Per me si tagliano”, ha detto in mattinata. “Punto. Ogni poltronificio per noi deve essere abolito. Efficienza e snellimento, questi devono essere i fari. Questa è la linea del M5s. In merito a quanto riportato dal Sole 24 Ore, si tratta di una riforma del Testo unito Enti locali portata avanti dalla Lega sulla quale il M5s non è assolutamente d’accordo“. La Lega a quel punto ha però replicato, dicendo che invece quella era una linea già condivisa: “I 5 stelle non possono cambiare idea ogni giorno su tutto”, hanno fatto sapere fonti del partito alle agenzie. “Oggi tocca alle province, distrutte da Renzi con gravi danni per i cittadini e per la manutenzione di scuole e strade. Un viceministro 5S lavora per rafforzarle, un altro ministro 5stelle lavora per chiuderle. L’Italia ha bisogno di un sì e di serietà, non di confusione“.
Il sottosegretario all’Interno del Carroccio Stefano Candiani, interpellato dall’agenzia Adnkronos, ha detto che si andrà fino in fondo: “Non voglio entrare in una polemica viziata oggettivamente da pretesti elettorali”, ha detto. “La settimana scorsa il testo è stato letto e presentato in Conferenza Stato-città: c’è un lavoro in corso e, sempre nel rispetto delle istituzioni, dobbiamo andare avanti fino in fondo con questo lavoro. Se la preoccupazione di Di Maio sono i costi, stia tranquillo che stiamo elaborando proposte che si basano sul buonsenso e che daranno agli italiani quell’anello di congiunzione tra i Comuni e le Regioni, le Province appunto, senza il quale ci troviamo con strade scuole e servizi provinciali abbandonati a se stessi. Oggi abbiamo delle province che sostanzialmente son state ridotte ad uno stato larvale, con grave rischio anche di danni per la sicurezza dei cittadini. Penso, in particolare, agli edifici scolastici e alla manutenzione della rete viaria”. E infine, sull’elezione diretta: “Quanto poi al tema dell’elezione diretta da parte dei cittadini degli amministratori che devono governare le province, beh, insomma, la democrazia è riconoscere al popolo il diritto di scegliere i propri governanti e non deve essere un esercizio di retorica ma un diritto da garantire”.
Renzi: “Pur di andare contro alle scelte del nostro governo, fanno risorgere le vecchie province”
Il primo a commentare in mattinata era stato proprio l’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi, che ai tempi con la riforma Delrio fu protagonista di un forte scontro con i 5 stelle all’opposizione sui contenuti del provvedimento: “Pur di andare contro le scelte del nostro governo”, ha scritto oggi su Facebook il senatore Pd, “fanno risorgere le vecchie province. Dopo aver salvato il CNEL e il bicameralismo paritario, torna l’elezione diretta delle PROVINCE. Questo è il #GovernoDelCambiamento: diminuiscono i posti di lavoro, aumentano le poltrone”.