Prima parte del vis-à-vis avvenuto a Otto e Mezzo (La7) tra Lucia Borgonzoni, sottosegretaria alla Cultura e senatrice della Lega, e il direttore de Il Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, sulla vicenda Siri-Arata.
Travaglio distingue l’aspetto giudiziario da quello politico, gravato comunque dall’evidente esistenza di un conflitto di interessi. E menziona l’atteggiamento diverso assunto dal capo della Lega nei confronti di casi di conflitti di interessi precedenti: “Negli anni del centrosinistra ci sono stati i casi Guidi, Cancellieri, Alfano, Lupi, Boschi. E regolarmente Salvini chiedeva le dimissioni di chi era in conflitto di interessi. All’epoca capiva perfettamente che non c’entravano niente le accuse penali, ma c’entrava il fatto che qualcuno stesse facendo interessi privati utilizzando funzioni di governo. Questa è la ragione per cui Salvini dovrebbe essere il più incazzato di tutti con Siri“.
Travaglio menziona l’imprenditore Paolo Arata, ex deputato di Forza Italia, considerato dai magistrati il prestanome del re dell’eolico Vito Nicastri. Arata, attualmente vicino alla Lega, è accusato di aver corrotto Siri per spingere per l’inserimento di un emendamento sull’eolico nella manovra del 2018. Il direttore del Fatto osserva: “Siri, prendendo quell’emendamento e infilandolo come un virus dentro questa o quella legge, venendo tra l’altro sempre bloccato, inevitabilmente si è posto in una condizione di conflitto di interessi. E’ per questo che io vorrei sapere cosa ha fatto Arata per Salvini al punto da indurlo addirittura a proporlo come presidente di Arera, l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente, cioè controllore di se stesso e delle sue aziende. Questi sono conflitti di interessi già sicuri, indipendentemente dalle intercettazioni. Sono fatti politici, non giudiziari”.
Borgonzoni dissente: “Noi aspettiamo le carte. Guarderemo cosa c’è scritto in quelle intercettazioni. Noi della Lega immaginiamo già il contenuto, perché ci fidiamo totalmente di Siri. Chi lo conosce sa che è una persona perbene e specchiata“.
“E’ un bancarottiere – insorge Travaglio – Ha patteggiato non solo per bancarotta, ma anche per sottrazione fraudolenta di beni al fisco, cioè per aver svuotato una società e per aver portato una parte del bottino nel Delaware, paradiso fiscale americano, in modo da sottrarlo al fisco italiano. Come fate a dire che è una persona perbene? Ma può uno così fare il sottosegretario o anche l’usciere in un ministero con uno stipendio pubblico? E’ evidente che non lo può fare, secondo me”.