Un sistema a due velocità: gli sfortunati aspettavano settimane per una risposta, i fortunati – per la stessa prestazione e con lo stesso codice di priorità – saltavano la fila. Succede al Policlinico Tor Vergata, a Roma, secondo un medico che ora ha depositato una denuncia in procura. Una “doppia lista” in cui compare anche un nome di particolare significato: Marcello Dell’Utri, il fondatore di Forza Italia, amico di Silvio Berlusconi, condannato a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Dell’Utri, secondo una ricostruzione che ilfattoquotidiano.it è in grado di fare, era nella lista “buona”, quella del presunto “priority boarding”.
L’ex senatore viene inserito nella lista dei pazienti da ricoverare in “classe A” (ad alta priorità) il 16 gennaio 2018 dal primario di Cardiologia del Policlinico, Francesco Romeo (foto a sinistra, ndr). La “classe A” è quella che garantisce il ricovero entro 30 giorni. E così il 28 gennaio Dell’Utri viene convocato per entrare in ospedale. Ma il 16 gennaio c’è un altro paziente con la “classe A” di priorità, ma non è un paziente del primario: Luciano (nome di fantasia per garantire la sua privacy) è in attesa di ricovero da quasi un mese, dal 19 dicembre, e alle sue richieste di aggiornamenti la segretaria del reparto gli risponde che deve aspettare ancora. Anzi, una settimana dopo, il 24 gennaio, la direzione sanitaria gli comunica che il suo nome non risulta proprio nella lista. Nel frattempo, invece, Dell’Utri non si è mai presentato all’appuntamento in Policlinico, come riferisce un medico dell’equipe. La cardiopatia diagnosticata, oltre al tumore alla prostata, nel luglio scorso gli ha permesso di finire di scontare la pena per concorso esterno in associazione mafiosa agli arresti domiciliari.
Di pazienti di serie B, invece, ce ne sarebbero tanti. Gaetano Chiricolo, uno dei cardiologi del reparto diretto da Romeo (di cui Report ha recentemente parlato nell’inchiesta sulle valvole cardiache Tavi della Medtronic e i pacemaker di St Jude), che aveva in carico il signor Luciano, in due denunce alla Procura del 12 e 25 gennaio 2018 parla del “rapporto preferenziale di trattamento” degli assistiti del primario rispetto a quelli seguiti dai colleghi. Condannati a farsi il segno della croce. Perché “queste attese – scrive il cardiologo in un’altra denuncia ai Nas del 27 febbraio scorso – mettono a rischio la sopravvivenza dei pazienti in attesa di fare una diagnosi”. La prova – secondo chi denuncia – è in un file audio consegnato ai carabinieri, che ha ascoltato anche Ilfattoquotidiano.it. La voce è quella di Chiricolo che rivolgendosi alla segretaria dice: “Se i pazienti stanno lì e muoiono nel tempo…”. E lei: “Sai quanti ne sono morti Nuccio!”. Il medico la incalza: “Lui (Romeo, ndr) non porta rispetto ai pazienti se non sono i suoi”. Lei: “Manco ai suoi” ma solo a “chi vuole lui”.
Come funziona il sistema? La procedura dell’ospedale prevede che l’accesso al ricovero avvenga attraverso liste di attesa informatizzate. Il medico che visita il paziente e intende richiedere il ricovero deve accedere direttamente nel sistema con le proprie credenziali inserendo i dati del paziente. Ma nella prassi, stando alla denuncia, pare non avvenga quasi mai. Parallelamente alla lista elettronica ufficiale infatti ne esisterebbe un’altra cartacea. Chiricolo lo riporta ai carabinieri: “La consuetudine è quella di comunicare i dati del paziente alla segretaria della Cardiologia”. “Quest’ultima – precisa – appunta il nominativo e i dati necessari per il ricovero su un apposito registro cartaceo e, successivamente, li inserisce nella lista d’attesa informatica e ufficiale dell’Azienda”. Seguendo quale ordine? Difficile saperlo a questo punto. La procura intanto indaga.
La cosa più grave – sempre stando al medico del Policlinico – è che la prenotazione di alcuni pazienti resta sulla carta anziché venir registrata sul sistema informatico. Come è successo al signor Luciano. Che proprio il 16 gennaio scriveva via Whatsapp a Chiricolo di aver chiamato la segretaria della Cardiologia per sapere quanto tempo avrebbe dovuto ancora aspettare per il ricovero. Visto che i trenta giorni massimi di attesa per eseguire la coronarografia e impiantare lo stent stavano scadendo. Ma la segretaria, scrive il paziente, “mi ha detto che devo attendere”. E otto giorni più tardi, sentita la direzione sanitaria, comunicava al medico che “il suo nome non risultava essere inserito nella lista d’attesa ufficiale”.
In una lettera del 16 febbraio 2018, indirizzata alla direzione generale, il cardiologo segnalava il caso di un altro paziente per cui il 21 novembre 2017 aveva prenotato un ricovero tramite la segreteria. Passano le settimane però e il paziente si aggrava. Il medico apprende che “nonostante i numerosi solleciti telefonici da lui stesso effettuati” è stato colpito “da una sindrome coronarica acuta, trattata presso l’ospedale di Reggio Calabria”. E che addirittura “il nominativo del predetto non è mai stato inserito nella lista di attesa ufficiale”. C’è poi chi per non rimetterci la pelle ha pagato di tasca propria la prestazione che avrebbe dovuto ricevere in regime pubblico. Come il signor Luigi (nome di fantasia), a cui il dottor Chiricolo lo scorso settembre aveva prescritto su ricetta rossa una tac coronarica per verificare lo stato di salute del cuore.
Trascorsi tre mesi, non avendo riscontro dal Policlinico, il paziente preoccupato decide di spendere 800 euro per fare l’esame privatamente. Il cui esito ha dimostrato la necessità di intervenire subito. Lo spiega il medico in un’altra lettera inviata poco prima di Natale alla direzione generale e perfino al ministro della Salute, Giulia Grillo. La storia di Mario è simile. Anche lui sarebbe stato abbandonato dall’ospedale. Nella lettera di dimissione datata gennaio 2017 si legge che il paziente avrebbe ricevuto una chiamata dalla struttura per un nuovo ricovero, persistendo l’occlusione cronica di una coronaria. Ma a distanza di un anno l’ospedale, nonostante i ripetuti solleciti, non lo aveva ancora convocato. Così Mario chiede aiuto a un’altra struttura della Capitale, dove gli applicano tre stent (dei piccoli tubicini per aprire le arterie bloccate). “Ho rischiato di morire”, racconta a Ilfattoquotidiano.it. Un altro paziente, che si è presentato con dolori al petto e al braccio il 19 febbraio 2019, per cui Chiricolo avrebbe prenotato il giorno stesso una coronarografia (prestazione di classe A), da quanto ci risulta non compariva nella lista ufficiale fino al 16 aprile, giorno in cui noi abbiamo contattato l’ospedale.
Già nel 2010 nove cardiologi in una lettera ai vertici del Policlinico denunciavano “la direzione padronale del reparto di Emodinamica, sia nella gestione del personale che nella gestione dei pazienti”. Quindi “corsie preferenziali” che il primario riserva “ai propri pazienti”. Mobbing, cioè “condotte ostili, ingiustificate e reiterate nel tempo (di Romeo, ndr) nei confronti dei propri collaboratori, connotate da evidente intento persecutorio, da violenza verbale, accuse (…)”. E poi, “gestione strumentale dei turni di servizio” e “mancato affidamento di incarichi didattici ai ricercatori”. Nei confronti di Francesco Romeo (nel 2007 condannato in appello in sede civile per i danni causati a un paziente da una coronarografia, falsificando le cartelle cliniche nel tentativo di occultare ogni colpa) nel 2017 è stato avviato un procedimento disciplinare che si è concluso con un’archiviazione. Ma la doppia lista sembra non essere sparita. Allora abbiamo chiesto spiegazioni alla direzione sanitaria, che ci ha semplicemente ricordato che ogni unità operativa deve avere una lista d’attesa informatizzata e centralizzata. Niente di più.