Le vacanze di Pasqua quest’anno non portano solo le consuete cattive notizie sul fronte del distrut-turismo, ma anche qualche buona idea per viaggiare leggeri. Sull’autostrada A22 del Brennero, che è in concessione a una società controllata dalla Regione autonoma e dalle province di Bolzano e di Trento, sono stati introdotti nuovi limiti di velocità, per snellire le consuete code di questo periodo e limitare l’inquinamento. E’ stato scelto un tetto di 90km/h, nonostante in Italia dalla Lega (che pure ora è in maggioranza in Trentino e alleata dell’Svp in Alto Adige), si era levata la proposta di ampliare addirittura a 150km/h il limite massimo. Studi accurati e sperimentazioni hanno dimostrato che, in presenza di grandi flussi di auto, imporre una velocità di marcia più bassa e quindi possibile quasi per tutti i veicoli e i tipi di guidatori ottiene l’effetto di limitare al massimo i sorpassi e il rischio d’incidenti, che sono la causa dei peggiori intasamenti (come fu, nel dicembre 2015, la coda record di 120km!).
Tant’è che venerdì 19 aprile, nel secondo giorno del traffico da esodo pasquale, è bastato un tamponamento per creare il primo tappo di veicoli fermi a Chiusa. Ma i limiti di velocità hanno anche l’effetto di contenere le emissioni di CO2 e di Nox (ossidi di azoto) di un buon 30%. E dire che in genere l’inquinamento da velocità è un argomento tra i più trascurati. Considerando che la A22 è ancora a due corsie e attraversa aree ad altissima densità di popolazione, Regione e Province hanno fatto la scelta coraggiosa di non ampliare l’autostrada per disincentivare il traffico su ruote, puntando invece ad abbassare il livello d’inquinamento.
La scaramuccia dell’anno scorso tra il governo italiano e il SudTirolo per il blocco parziale dei Tir ha dato i suoi frutti. Dopo la maturazione di una certa nuova eco-sensibilità (a Innsbruck è stato eletto un sindaco verde), nel Tirolo austriaco la primavera scorsa erano state varate le prime giornate di Blockabfertigung, o revoca dell’autorizzazione, sull’autostrada dell’Inntal, per limitare al transito di non più di 300 grandi camion all’ora (300!) il traffico in direzione sud, ovvero della A22. Del resto gli ultimi dati ufficiali registravano che dal Brennero, dove nel 2017 erano passate più di 12 milioni di auto e ben 2,2 milioni di Tir, soltanto nei primi due mesi del 2018 si era registrato un incremento di 58mila super-autocarri. Del resto, i Tir su questa rotta trovano tariffe autostradali più economiche rispetto ad altri corridoi alpini, e si prevede che sfrutteranno di più anche la direttrice veneta quando saranno completati i lavori sulla statale Alemagna, varati per sostenere la candidatura di Milano-Cortina alle Olimpiadi invernali.
Il traffico è uno dei principali problemi da affrontare per salvaguardare il nostro Patrimonio dell’Umanità, le Dolomiti, nato proprio sotto al Brennero, dove si trova un sentiero che Vipiteno ha dedicato a Dolomieu, lo scienziato al cui nome sono stati intestati i monti Pallidi, come si diceva fino all’Ottocento. Il percorso commemorativo corre al cospetto del monte Tribulaun, che si presume sia stato il terreno – oggi nella parte austriaca – in cui lo scienziato raccolse, tra il 10 e il 21 settembre del 1791, le pietre da inviare in laboratorio a Ginevra, per avere contezza dell’ipotesi di una diversa composizione, di calcio, magnesio e carbonato insieme, che rende unici questi calcari.
Questo tracciato didattico sulla storia delle Dolomiti si sviluppa proprio sopra l’ultima uscita italiana della A22 e sopra l’enorme cantiere per i lavori del nuovo traforo ferroviario del Brennero: 64 chilometri di tunnel, scavati 700 metri sotto il passo, che dovranno reggere l’urto di 400 treni al giorno. Quando tutto sarà in funzione molte merci lasceranno la strada per passare su rotaia e finiranno per sempre nel dimenticatoio anche i folli sogni di creare un aeroporto delle Dolomiti.
Comincia dall’arrivo meno veloce e più ecologico la riscoperta di una dimensione autentica del viaggio, soprattutto tra le cime del nostro Patrimonio dell’Umanità: come raccomandano gli sherpa tibetani a chi si avventura tra le montagne: “Kalibe”, un saluto augurale che sta come dire “vai sempre col passo lento”.