Matteo Salvini arriva a Cantù all’ora di pranzo per lanciare la volata alla candidata sindaca leghista, ma dal palco di piazza Garibaldi, già teatro delle estorsioni e dei pestaggi dei rampolli della ‘ndrangheta, non pronuncia la parola mafia: “Stiamo lavorando su tre dossier al Ministero: la droga, le truffe agli anziani e i maltrattamenti nei confronti degli animali”. Parole che vengono accolte con un’ovazione dai tanti militanti e cittadini leghisti accorsi in piazza.

“Qui il problema è la pavimentazione, non la ‘ndrangheta” racconta  un signore. Accanto a lui, la vicesindaca Alice Galbiati, che si candida a diventare la prima cittadina, si pone come obiettivo “più sicurezza, più decoro e più legalità”. Peccato, però, che nel processo di primo grado, terminato con una sentenza di circa 100 anni agli imputati condannati anche per associazione mafiosa, il Comune abbia scelto di non costituirsi parte civile. Perché, aveva sostenuto l’amministrazione di centrodestra, si trattava solamente di “atti di bullismo”. L’unico a fare un riferimento, seppur indiretto, alla ‘ndrangheta, è il sottosegretario all’Interno, Nicola Molteni: “Sul tema della criminalità organizzata non facciamo sconti a nessuno”.

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