Aveva solo nove anni Yvonne Ingabire Tangheroni, vicepresidente di Ibuka Italia, quando ha visto compiersi intorno a lei il genocidio del Rwanda, 25 anni fa, dal quale è uscita viva solo per una combinazione di drammatiche circostanze. Nelle settimane successive alla Pasqua del 1994, Yvonne perse quasi tutta la sua famiglia durante lo sterminio dei Tutsi, compiuto dai connazionali di ‘etnia’ Hutu che avevano pianificato e operato lo sterminio con la complice indifferenza dell’Europa. Una storia di ossessione identitaria nata sul nulla, fomentata dalla propaganda incessante, più forte della sostanziale omogeneità di un paese piccolo euniforme sia a livello linguistico che religioso. Yvonne condivide la sua drammatica testimonianza diretta di quei lunghi mesi. Dal 6 aprile 1994, per quasi 100 giorni, vennero massacrate sistematicamente (a colpi di armi da fuoco, machete e bastoni chiodati) tra le 800mila e il milione di persone. Vittime della strage furono le persone identificate nell’etnia Tutsi, corrispondenti a circa il 20% della popolazione, ma le violenze finirono per coinvolgere anche chiunque tentò di opporsi o non collaborare con la barbarie in atto.
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione