Apple ha rimosso dal suo Store ufficiale alcune app per il controllo parentale. Si tratta di applicazioni che i genitori possono usare per circoscrivere le attività online dei figli minori. Quelle rimosse sono alcune fra le app più popolari, prodotte da sviluppatori di terze parti. Nel fine settimana si sono susseguite diverse ipotesi sui motivi che hanno portato l’azienda di Cupertino a prendere questo provvedimento. Non ultima quella del New York Times, che ha ipotizzato una presunta volontà di Apple di privilegiare i suoi nuovi strumenti, fra cui appunto soluzioni per il monitoraggio del tempo che i minori passano davanti ai dispositivi.

In seguito Apple ha pubblicato una nota ufficiale che chiude la polemica: “recentemente abbiamo rimosso diverse app di controllo parentale dall’App Store e l’abbiamo fatto per un semplice motivo: mettono a rischio la privacy e la sicurezza degli utenti.

Foto: Depositphotos

 

La nota aggiunge che le app rimosse facevano uso del Mobile Device Management, uno strumento usato nelle aziende per controllare i dispositivi iOS dei dipendenti. Una soluzione inadeguata per la gestione dei minori, e che porta a seri rischi per la sicurezza se utilizzata in app di terze parti. Per questo Apple reputa che le app in questione abbiano violato le sue linee guida.

Apple aggiunge che “i genitori non dovrebbero barattare le loro paure sull’uso dei dispositivi da parte dei figli con la privacy e la sicurezza, e l’App Store non dovrebbe essere una piattaforma per forzare questa scelta. Nessuno, tranne voi, dovrebbe avere accesso illimitato alla gestione del dispositivo di vostro figlio”.

Inoltre Apple precisa che gli sviluppatori hanno avuto 30 giorni di tempo per aggiornare le proprie app prima della loro rimozione. Qualcuno si è adeguato alle linee guida, qualcun altro no. In sostanza, quanto accaduto non è una questione di concorrenza, ma di sicurezza.

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