Ho incontrato il navigatore francese Alain Girald e la sua inseparabile compagna Véronique Tomietto in Thailandia, nella piccola isola di Koh Lipe nell’arcipelago delle Tarutao, un grande parco nazionale nel mar delle Andamane. Avevano appena lasciato il tender sulla sabbia e ora rimanevano seduti all’ombra di una grande magnolia. Quello che mi ha subito colpito è stata la serenità nei loro sguardi, come fossero in piena armonia e simbiosi tra loro: avete presente quando vedete volare due uccelli migratori all’unisono?

Conoscerli è stato facile, non eravamo molti sull’isola e loro sono molto gioviali. Nel tempo di una bibita al ginger mi hanno raccontato parte delle loro avventure. Sono in mare da 30 anni ormai con il loro “Malamock”, un dodici metri in acciaio che ha costruito lo stesso Alain con le sue mani, e da allora non hanno mai smesso di viaggiare nei mari più belli del globo.

Alain è francese di Nantes, il mare per lui è questione di geni, i suoi avi sono stati capitani o piloti nella Loira. Passa la sua giovinezza a guardare le navi che vengono costruite nei cantieri di Saint Nazaire. “Guardarle scivolare in acqua dopo il varo è sempre stato come iniziare a navigare con loro”. Dapprima non sceglie le vie del mare: si laurea in ingegneria navale e inizia a lavorare per alcune società petrolifere, ma quella vita non fa per lui e nel 1983 inizia la costruzione del “Malamock”. Investe tutti i suoi soldi in attrezzature e materiali e nel 1989 salpa per le coste africane.

Si ferma in Gabon, Camerun, Senegal, lavora per un po’ e prosegue il viaggio, arriva a Sant’Elena e poi pian piano fa rotta verso il Madagascar. E lì a Nosy Be incontra Véronique e se ne innamora a prima vista. Le propone di fare un viaggio con lui in barca per un anno e lei accetta. Dal Malamock, tranne un breve periodo in Francia per terminare gli studi, Véronique non scenderà più. “Ho imparato più in quell’anno in barca a vela che in tutto il mio percorso universitario!”, racconta. E allora il Malamock fa rotta verso i Caraibi, Panama, Tahiti, Figi.

“Potrebbe sembrare che questo tipo di vita non abbia radici – dice Véronique – ma non è così, in ogni posto o piccola isola noi abbiamo degli amici, ci incontriamo con altri navigatori che sono in giro per il mondo come noi, sono la nostra famiglia”. Alain la guarda parlare e il suo sguardo si accende come fosse la prima volta. Mi spiega che la sua è stata la scelta più coerente che potesse fare perché la navigazione gli ha dato la possibilità di vivere immerso e in simbiosi con la natura, di avere il mare come grande maestro e compagno.

I due non hanno rinunciato ad avere una famiglia, così in navigazione è nata Matilda, che adesso ha 18 anni e frequenta l’università in Francia: vorrebbe studiare diritto marittimo per difendere il mare e nel frattempo fa la volontaria per Sea Sherpherd. “Le condizioni del mare stanno peggiorando a vista d’occhio – racconta Véronique – gli oceani diventano una discarica, ma è anche la gente che sta cambiando, prima c’era più voglia di fermarsi, di incontrare, di scambiarsi idee e anche progetti, sogni con gli altri. Oggi la gente è più chiusa, comunica con gli smartphone, sarà segno dei tempi”. I due stavano per lasciare il Malamock a Langkawi, tornare in Francia, poi chissà tra qualche mese riprendere il mare. Ancora e ancora. Buon vento da tutti noi, Alain e Véronique!

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