La I commissione del Consiglio superiore della magistratura ha chiesto al comitato di presidenza l’apertura di una pratica a carico di Emilio Sirianni, giudice della Corte d’appello di Catanzaro. Il magistrato, secondo quanto riportato oggi dal “Giornale”, avrebbe dato suggerimenti a Mimmo Lucano, il sindaco di Riace “sospeso” dopo l’inchiesta della procura di Locri che ha ottenuto il rinvio a giudizio del primo cittadino impegnato in prima linea nella gestione dei migranti nel comune calabrese.
Gli inquirenti hanno comunque chiesto l’archiviazione del magistrato ritenendo l’insussistenza del reato di favoreggiamento. La I commissione del Csm, che ha competenza sui trasferimenti per incompatibilità funzionale e ambientale, ha chiesto l’apertura di una pratica a carico del giudice al Comitato di presidenza, che valuterà nei prossimi giorni se concedere l’autorizzazione.
Stando a quando scrive il quotidiano diretto da Alessandro Sallusti, nella richiesta di archiviazione i pm avrebbero utilizzato parole pesanti contro il collega: “Il contegno mantenuto – si leggerebbe nel provvedimento – è stato poco consono a una persona appartenente all’ordinamento giudiziario, la quale peraltro era consapevole di parlare con una persona indagata”. Ma non solo: “In svariate occasioni il dottore Sirianni ha allertato il Lucano a parlare di persona con lui evitando comunicazioni telefoniche”. In un passaggio, il procuratore di Locri Luigi D’Alessio avrebbe definito Sirianni “permanente consiliori” del sindaco sottoposto al divieto di dimora e, poche settimane fa, rinviato a giudizio per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, associazione a delinquere finalizzata alla gestione dei fondi dell’accoglienza, concussione e per alcune irregolarità su un appalto per l’assegnazione del servizio di raccolta dei rifiuti a due cooperative. “Nel corso dell’indagine – scrive sempre il procuratore D’Alessio – sono emersi costanti rapporti tra il principale indagato, Lucano Domenico, e Sirianni Emilio, magistrato in servizio presso la Corte d’appello di Catanzaro”.