Sotto la lente degli inquirenti di Locri, secondo quanto rivelato da Il Giornale, i rapporti tra il sindaco "sospeso" di Riace e il magistrato della Corte d'appello di Catanzaro. “In svariate occasioni il dottore Sirianni - si legge nelle carte - ha allertato il Lucano a parlare di persona con lui evitando comunicazioni telefoniche”
La procura di Locri ha indagato un magistrato della Corte d’appello di Catanzaro per favoreggiamento a Mimmo Lucano, il sindaco “sospeso” di Riace coinvolto nell’inchiesta sulla gestione dei fondi che il ministero dell’Interno e la prefettura di Reggio Calabria hanno dato al Comune per l’accoglienza dei migranti. La notizia è apparsa sulle colonne de “Il Giornale” in un articolo in cui c’è scritto anche che, al termine dell’indagine sul magistrato calabrese, la procura ha accertato che non c’è reato e ha chiesto l’archiviazione nei suoi confronti. Stando a quando scrive il quotidiano diretto da Alessandro Sallusti, nella richiesta di archiviazione i pm avrebbero utilizzato parole pesanti contro il collega: “Il contegno mantenuto – si leggerebbe nel provvedimento – è stato poco consono a una persona appartenente all’ordinamento giudiziario, la quale peraltro era consapevole di parlare con una persona indagata”. Ma non solo: “In svariate occasioni il dottore Sirianni ha allertato il Lucano a parlare di persona con lui evitando comunicazioni telefoniche”.
In un passaggio, il procuratore di Locri Luigi D’Alessio avrebbe definito Sirianni “permanente consiliori” del sindaco sottoposto al divieto di dimora e, poche settimane fa, rinviato a giudizio per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, associazione a delinquere finalizzata alla gestione dei fondi dell’accoglienza, concussione e per alcune irregolarità su un appalto per l’assegnazione del servizio di raccolta dei rifiuti a due cooperative. “Nel corso dell’indagine – scrive sempre il procuratore D’Alessio – sono emersi costanti rapporti tra il principale indagato, Lucano Domenico, e Sirianni Emilio, magistrato in servizio presso la Corte d’appello di Catanzaro”.
“Il Giornale”, inoltre, sostiene che sarebbe stato il magistrato “a sollecitare Lucano a cancellare le mail che si scambiava con lui” e a spiegargli “come difendersi” preparando “per lui le risposte da inviare al prefetto”. Tutto senza commettere alcun reato. Sempre nella richiesta di archiviazione, infatti, i pm avrebbero sottolineato che “in alcun modo Sirianni ha indicato o suggerito modalità che potessero ritenersi estranee alla versione difensiva o atte a inquinare lo scenario probatorio”. Tuttavia, intercettando le telefonate tra il magistrato e Lucano, la Guardia di finanza avrebbe registrato epiteti “sicuramente sconvenienti” contro il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri e l’ex ministro dell’Interno Marco Minniti. Conversazioni fatte in privato per cui non c’è alcuna diffamazione commessa da Lucano o da Sirianni che avrebbe suggerito all’amico sindaco anche “le risposte da dare alla stampa” raccomandandogli di “non fare leggere a nessuno il contenuto della mail e di cancellarla”.
Nessun reato, quindi, ma tante polemiche che Mimmo Lucano cerca di smontare con alcune domande: “A chi si deve rivolgere il sindaco – commenta – per avere un consiglio? Al boss del paese o a qualche magistrato che ha sempre condiviso un’idea di Riace legata al mondo dell’accoglienza?”. Contattato telefonicamente, il magistrato Emilio Sirianni non ha inteso commentare l’articolo del “Giornale” secondo cui il procuratore di Locri avrebbe definito il collega un consiliori. “Non commento per abitudine – dice Sirianni – le vicende processuali di cui non ho conoscenza. Non ho avuto la possibilità di leggere gli atti dell’indagine. Non ho avuto alcuna informazione e non so se ci sia stata un’indagine nei miei confronti. Non ho mai avuto notizia formale”.
Sui rapporti con il sindaco “sospeso” di Riace, invece, Siriani non ha dubbi: “Sono amico di Mimmo Lucano e sono onorato della sua amicizia perché la considero una delle migliori persone che abbia mai conosciuto. Non mi sognerei mai di interrompere il legame di amicizia e di stima che ho con lui per vicende giudiziarie che non ho mai commentato ma sulla cui fondatezza ho grandi perplessità”. “Io so che Mimmo è una persona perbene. – aggiunge – Il processo sarà lungo e difficile ma sono assolutamente certo che alla fine sarà dimostrata la sua innocenza. Di questo sono sicuro perché ho conosciuto bene il sistema di accoglienza di Riace per il quale Domenico Lucano ha pagato prezzi personali altissimi. È quanto di più lontano ci può essere dal modello di amministratore che ha gestito soldi pubblici per il proprio interesse. Tant’è vero che mi risulta che tutti gli accertamenti patrimoniali che hanno fatto su di lui e sui suoi familiari hanno confermato questo e cioè che è una persona che vive in miseria perché ha dato tutto agli ultimi”.