Emette getti di materia in più direzioni, quasi alla velocità della luce e con regolarità. Come un orologio cosmico. Le variazioni nel tempo di questi getti sono state osservate per la prima volta dal gruppo del Centro internazionale per la ricerca in radioastronomia (Icrar), coordinato da James Miller-Jones, dell’Università australiana Curtin
Emette getti di materia in più direzioni, quasi alla velocità della luce e con regolarità. Come un orologio cosmico. E questo buco nero ‘esuberante’ oscilla come una trottola a 8.000 anni luce dalla Terra. Le variazioni nel tempo di questi getti sono state osservate per la prima volta dal gruppo del Centro internazionale per la ricerca in radioastronomia (Icrar), coordinato da James Miller-Jones, dell’Università australiana Curtin.
Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature, apre la strada alla comprensione dell’evoluzione dei buchi neri. Gli autori, tra cui Tomaso Belloni, dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) di Brera, hanno studiato il sistema binario V404 Cygni, formato da una stella in orbita intorno a un buco nero. Le osservazioni sono state fatte dal Very Long Baseline Array (Vlba), una rete di 10 antenne negli Usa che si comporta come un unico grande radiotelescopio.
“È la prima volta che vediamo un getto di materia di un buco nero cambiare direzione in poche ore”, ha spiegato all’Ansa Belloni. “È un sistema brillante con una massa 12 volte il Sole, individuato nel 1989. Dopo un periodo dormiente – ha aggiunto – nel 2015 è tornato a brillare emettendo lampi di luce improvvisi e intensi, probabilmente perché ha ripreso a divorare la stella compagna. In questo modo è stato possibile studiarlo, e capire che ha oscillazioni regolari come un orologio. Dovute – ha rilevato Belloni – allo spazio-tempo che viene trascinato attorno al buco nero, come previsto dalla Relatività Generale. Mentre ciò accade, la parte interna del disco di accrescimento formato dalla materia che cade nel buco nero oscilla come una trottola”, ha chiarito l’esperto Inaf. Secondo Belloni, “lo studio potrà aiutare a capire i principi fisici che permettono alla materia, poco prima di raggiungere il punto di non ritorno dato dal cosiddetto orizzonte degli eventi, di sfuggire al buco nero, sotto forma di getti proiettati nel cosmo quasi alla velocità della luce. Informazioni preziose – ha concluso – per capire come funzionano i buchi neri”.